19 marzo, oggi la Festa del Papà la dedichiamo ai papà scomparsi a causa del Covid

Oggi, 19 marzo, si celebra la Festa del Papà. E il pensiero va a tutti i papà che hanno perso la vita a causa del Covid: questa giornata è anche per loro.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Oggi è la Festa del papà. Tale ricorrenza si celebra in questa giornata nei paesi cattolici come Italia, Spagna e Portogallo per ricordare San Giuseppe, “padre adottivo” di Gesù, che, secondo la credenza, sarebbe morto proprio il 19 marzo. Per la maggior parte delle nazioni, invece, il giorno scelto corrisponde alla terza domenica di giugno. In altre zone del mondo questa festa non esiste affatto.

In ogni caso, da noi è il giorno dei lavoretti dei bambini per il papà, dei bignè di San Giuseppe a Roma, delle zeppole a Napoli, delle frittelle di riso in Umbria e Toscana, della Sfince di San Giuseppe in Sicilia e dei tradizionali tortelli in Lombardia. È un giorno di festa e di gioia, di convivialità, di condivisione. Si celebra il papà, eroe dei figli e fondamentale punto di riferimento familiare.

Oggi la Festa del papà prende luogo in un momento particolare: l’Italia è ancora piegata dal virus, e la ricorrenza, da sempre motivo di spensieratezza e divertimento, sembra assumere toni più malinconici: nessun piccolo pensiero da parte dei bambini, nessuna possibilità di poter uscire a festeggiare, nessuna sorpresa da organizzare.  

Dopo che ieri, per la prima volta, si è celebrata la Giornata nazionale in memoria delle vittime del coronavirus, oggi sembra doveroso dedicare la Festa del papà a tutti quelli che, nell’ultimo anno, hanno perso la vita e lasciato i propri figli a causa del Covid. Questa giornata è per loro.

Covid-19 e Festa del papà: la storia di Gian Luigi Rocco

Oggi, nel giorno della festa del papà, celebriamo Gian Luigi Rocco, un medico psichiatra, morto a causa del coronavirus il 3 dicembre 2020. La sua storia l’ha raccontata il figlio Gian Luca, che ha testimoniato, disperato, come il virus abbia spezzato la sua famiglia.

Il figlio ha voluto rendere pubblico il suo triste calvario:

Non auguro a nessuno un mese come il nostro. Una discesa all’inferno senza nessun appiglio al quale aggrapparsi.

Gian Luigi Rocco era mio padre e, in modo poco originale, è morto di coronavirus.

Aveva 71 anni, non era esattamente “in forma”, ma non aveva nulla se non un lieve diabete.

Mio padre sarebbe ancora vivo e probabilmente lo sarebbe stato per i prossimi 20 anni se non ci fosse stato il Covid.

Un mese d’inferno: tanto è bastato al virus per prendersi Gian Luigi, che era risultato positivo al covid il 3 novembre. Tre giorni dopo, a seguito di una saturazione sempre più preoccupante, era stato portato al pronto soccorso di San Martino, a Genova. Qui non era stato possibile somministrargli l’ossigeno, a causa dei casi più gravi che continuavano ad entrare in ospedale. Così, dopo qualche esame di routine, Gian Luigi era stato dimesso, nonostante le analisi non fossero esattamente perfette, tutt’altro: probabilmente qualsiasi dottore l’avrebbe trattenuto.

Alle 20 era tornato a casa. Alle 20.30 aveva già 40 di febbre e non respirava più. Perciò era stato nuovamente prelevato e portato in un altro ospedale. Qui morirà il 3 dicembre, da solo, in un reparto di terapia intensiva dell’Ospedale Galliera, dopo due settimane di rianimazione e altrettante di degenza sotto un caschetto cpap. Appena era entrato in ospedale, la sua TAC sentenziava: broncopolmonite interstiziale bilaterale con 70% dei polmoni compromessi.

Così ricorda l‘ultima conversazione col papà il figlio Gian Luca:

L’ultima volta che l’ho sentito, alle 15.30 del giorno in cui è finito in terapia intensiva, abbiamo (faticosamente) parlato di Trump che non accettava il verdetto delle elezioni (cosa che lo preoccupava inspiegabilmente molto) ma soprattutto di Preziosi che non aveva venduto il Genoa.

Lui mi ha ricordato che avremmo giocato la domenica alle 18 contro l’Udinese, una sfida decisiva per la salvezza.

Questa è la storia di Gian Luigi, papà fino all’ultimo istante della sua vita. Oggi la festa del papà celebra anche lui.

Leggi anche: L’incredibile storia di papà Alex Lewis, sopravvissuto al virus killer

Covid-19 e Festa del papà: la storia di Claudio Longhini

Claudio Longhini, agente di commercio bergamasco di 65 anni, si è ammalato di Covid nel terribile marzo 2020. Era un uomo in salute, sempre in pista. Era andato in pensione nel 2019, racconta la figlia Cristina, farmacista di 39 anni. In quel momento, la donna non si sarebbe mai aspettata ciò che di lì a poco sarebbe accaduto.

Claudio si era ammalato nel marzo, sviluppando i sintomi tipici del Covid: febbre, dissenteria e vomito. Ma per il medico di base si trattava di un virus intestinale, da curare con antibiotici e fermenti lattici. Così l’uomo, nel giro di una settimana, era peggiorato notevolmente. A quel punto, la famiglia, pensando potesse trattarsi di Covid, si era nuovamente rivolta al medico di base: ma per lui, quello rimaneva un virus intestinale.

Così la moglie di Claudio si era rivolta prima all’Ats, poi al 118: ma nessuno, per qualche motivo, era stato in grado di intervenire. E il povero Claudio, nel frattempo, stava sempre peggio, non riusciva più ad alzarsi, la disseneteria era incontenibile. A quel punto Cristina, assieme alla mamma e alla sorella, dopo chiamate su chiamate, era riuscita a trovare un nuovo e coraggioso medico di base, il dottor Lepore, che si era offerto di visitare Claudio. Il responso della sua visita era drammatico: ossigenazione a 65, chiamata all’ambulanza immediata e ricovero in ospedale.

La diagnosi era la più drammatica: polmonite interstiziale bilaterale e tampone positivo al Covid. Claudio era stato subito messo sotto casco. Da quel momento, il nulla: chiamate senza risposta all’Ospedale, nessuna notizia. Finchè il 18 marzo Claudio, a seguito di un peggioramento, necessitava urgentemente di un posto in terapia intensiva. Ma il posto non c’era. E di nuovo la corsa della famiglia, mille appelli sui social, centinaia di chiamate per salvarlo. Tentativi vani.

L’indomani Claudio sarebbe morto, nel giorno della festa del papà. E la figlia Cristina, che oggi fa parte del Comitato Noi Denunceremo, ha detto:

È stato tutto così sconvolgente, io ancora vedo mio papà lì sul divano dove lo avevo lasciato.

Non abbiamo avuto modo di metabolizzare.

Oggi si celebra l’anniversario della morte di Claudio Longhini, venuto a mancare proprio in questo giorno. La festa del papà è anche sua.

Covid-19 e Festa del papà: la storia di Michele Iervolino

Michele Iervolino era il proprietario di una sala da biliardo, aveva 43 anni e viveva ad Ottaviano, in provincia di Napoli, con la moglie e i suoi due figli piccoli. Nel dicembre 2020 aveva contratto il Covid.

Dopo esser risultato positivo al tampone, Michele è deceduto dopo pochi giorni a causa di gravi complicazioni dovute al virus, che non gli hanno lasciato scampo, nonostante fosse sempre stato un ragazzo in salute, privo di patologie pregresse o condizioni di criticità.

Michele è stata una delle più giovani vittime di Covid in Campania e la sua scomparsa ha sconvolto tutti i suoi concittadini, gettando nella disperazione la sua famiglia e i suoi due bambini. In quell’occasione il sindaco di Ottaviano si era così pronunciato:

Nel giorno di Natale, il Covid ci ha portato via un altro concittadino, un padre di due bambini, un uomo di 43 anni che aveva ancora tutta la vita davanti. Il nostro cuore è spezzato.

Oggi, in occasione della Festa del Papà, il pensiero va ai Gian Luigi, ai Claudio e ai Michele di tutta Italia: papà che hanno perso la vita a causa di un virus maledetto, ma lontani, anzi lontanissimi, dall’essere dimenticati. Questa giornata è anche per loro.

Leggi anche: “Veniamo lasciati soli”. Lo sfogo del papà di un ragazzo affetto da autismo

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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