Le ONG green avanzano 10 proposte per accelerare la transizione energetica

Greenpeace, Legambiente e WWF chiedono al Governo Draghi di attuare piani strategici per raggiungere l'indipendenza energetica in poco tempo.

Enrica Vigliano
Enrica Vigliano
Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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“10 proposte per liberarci dalle fossili”: così i tre enti no profit Greenpeace Italia, Legambiente e WWF si rivolgono al Governo Draghi per promuovere riforme che diano un impulso decisivo verso la transizione energetica.

A fronte dei rincari, del costo delle importazioni di gas, della crisi energetica, della delicata situazione geopolitica e delle decisioni prese in merito fino a qui, le tre ONG spingono affinché si abbandonino progetti come il ritorno al nucleare o all’estrazione del gas naturale nazionale, in favore a politiche che mirino a instaurare un nuovo sentire collettivo e soprattutto che soppiantino completamente la produzione di energia elettrica attuale con le rinnovabili.

Ecco quindi le 10 proposte avanzate al Governo per fa fronte agli ingenti consumi energetici degli italiani.

Aggiornamento del PNIEC italiano

Per sfuggire alla dipendenza del gas naturale di importazione, l’Italia dovrebbe aggiornare il PNIEC 2030 potendosi permettere non solo di ridurre gli approvvigionamenti del 40 o del 55% come auspicato, ma di puntare alla produzione di energia elettrica al 100% da fonti rinnovabili entro il 2035.

Un obiettivo questo che può essere raggiunto solo con una pianificazione pubblica di mappatura degli impianti rinnovabili che ne permetta la diffusione e la coordinazione sull’intero territorio nazionale.

Stop ai profitti legati ai combustibili fossili

Tra le 10 proposte avanzate al Governo, le ONG si sono scagliate contro la decisione di non porre un tetto ai profitti per tutte quelle aziende che sfruttano il caro prezzi legati alla crisi energetica, lucrando sulla compravendita, trasporto ed estrazione di combustibili fossili, sia in forma liquida – petrolio – che gassosa – metano.

Leggi anche: Gas naturale, cos’è e perché bisogna abbandonarlo

Via libera alle rinnovabili

Un altro punto imprescindibile individuato dalle tre associazioni è quello di sbloccare entro il 2026 i progetti pendenti per un totale di 90 GW di potenza installata, equivalente alla metà delle strutture che sono pronte ma attendono ancora le autorizzazioni necessarie.

La manovra consentirebbe di risparmiare 36 miliardi di metri cubi di metano consumato ogni anno, con enormi vantaggi sul fronte della riduzioni delle emissioni legate alla produzione di energia elettrica.

In quest’ottica è anche necessario prevedere e sviluppare un sistema di impianti di accumulo che possa affiancare la gestione della rete di distribuzione.

Sensibilizzazione e promozione

Una tra le 10 proposte al Governo Draghi è quello di attivare un dibattito pubblico e accessibili a tutti sulle rinnovabili entro giugno 2022.

I grandi impianti di energia rinnovabile, infatti, possono spaventare o creare discordia tra i cittadini delle aree in cui andrebbero a insistere, ma coinvolgendo le persone, soprattutto sui progetti che sviluppano più di 10 MW di potenza, con programmi obbligatori informativi e di confronto attiverebbe un circuito virtuoso di comprensione e accettazione, fugando i dubbi e i preconcetti che accompagnano solitamente la realizzazione di tali opere.M

Largo al biometano

Bisogna investire per sviluppare gli impianti di produzione di biometano a partire da scarti, rifiuti organici differenziati (FORSU), residui alimentari, liquami zootecnici e via dicendo nell’ottica di incentivare l’economia circolare e di diminuire l’impronta ecologica derivante da allevamenti intensivi.

Politiche di questo tipo non solo agevolerebbero la produzione da materiali di riciclo, ma arricchirebbero i suoli, fermerebbero la desertificazione e ridurrebbero le emissioni di CO2.

Meno vincoli per il fotovoltaico

Largo ai pannelli fotovoltaici in città: tra le 10 proposte di Greenpeace, Legambiente e WWF si invita il Governo a ridurre i vincoli nelle aree soggette ai beni culturali, specie nei centri storici, dove invece si potrebbe installare una notevole potenza di moduli solari per generare corrente elettrica pulita.

In particolare, le ONG puntano il dito contro quelle limitazioni inspiegabili, come nei borghi o nelle zone di non così antica edificazione, che dovrebbero sparire in favore di progetti volti al bene della comunità.

Modifica dei bonus edilizi

Nel mirino delle associazioni anche le caldaie a gas: inutili secondo il loro parere gli incentivi per quelle a condensazione, mentre sarebbe più utile spingere su pompe di calore e autoproduzione da fonti rinnovabili.

Bisognerebbe insomma rivedere i paradigmi di Superbonus ed Ecobonus, nell’ottica di valorizzare veramente i piani di riqualificazione energetica e non solo di sostentamento al settore dell’edilizia. Per questo motivo le ONG propongono di allungare gli incentivi fino al 2030, in modo da rendere accessibile a un plateau più ampio la distribuzione di un’energia più equa ed efficiente.

Stop alle caldaie a gas entro il 2023

Conseguentemente al precedente punto, una delle 10 proposte è quella di fermare l’installazione di caldaie a gas negli edifici di nuova costruzione entro il 2023.

Sì quindi all’edilizia NZEB, e no alla dipendenza anche per le nuove abitazioni dai combustibili fossili. Entro il 2026 dovrebbero scomparire gli incentivi per le caldaie a gas anche sulle ristrutturazioni che beneficiano di detrazioni statali.

Fondo per le comunità energetiche

A gran voce viene poi richiesto un fondo di garanzia per le nuove realtà di comunità energetiche: ancora troppe le problematiche amministrative per la loro costituzione, legate soprattutto alla mancanza di liquidità iniziale per gli investimenti.

Cicli produttivi e mobilità sostenibile

Per sganciarsi definitivamente dal gas, entro maggio, secondo le 10 proposte chieste al Governo, è necessario stabilire una revisione dei titoli di efficienza energetica per il settore industriale, premiando le realtà ecologicamente virtuose.

Particolare attenzione va dedicata anche alla mobilità sostenibile, favorendo solo le filiere che producono esclusivamente mezzi elettrici a batteria e incentivando la sperimentazione dell’alimentazione a idrogeno per i mezzi pesanti e a lunga percorrenza.

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