Economia circolare, che cos’è, cosa implica e come si realizza

Un circolo virtuoso che elimina sprechi e rifiuti: ecco quali sono i concetti di base dell'economia circolare

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Che cosa caratterizza l’economia circolare di cui tanto si parla da qualche anno a questa parte? Quali sono le sue implicazioni dal punto di vista ecologico e sociale? Quali leggi e applicazioni sono a essa connesse nell’ambito della transizione energetica e dell’utilizzo delle risorse rinnovabili?

Definizione di economia circolare

L’economia circolare si potrebbe definire come un modello economico dove, dal punto di vista puramente teorico, tutto il processo produttivo e di riutilizzo degli scarti sono perfettamente bilanciati, in una struttura per l’appunto circolare in cui gli sprechi sono ridotti al minimo.

Limitando al massimo l’utilizzo di materie prime, dell’acqua e dei combustibili fossili, l’economia circolare promuove una serie di misure volte al raggiungimento di uno sviluppo stabile e duraturo basato sul riuso, il ricondizionamento e il riciclo dei materiali giunti alla fine della propria esistenza.

Il concetto di crescita economica duratura

L’economia circolare è anche alla base del punto numero 8 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Oltre 200 milioni sono le persone al mondo senza lavoro e senza la possibilità di reperirlo. Per debellare la povertà occorre allargare l’offerta lavorativa mondiale e, in questo, il settore legato al green, alle risorse rinnovabili, nella fattispecie fotovoltaico ed eolico, è in forte espansione, ma manca ancora una standardizzazione degli incarichi e della formazione specializzata.

Come stabilito dall’Agenda 2030, l’aumento della produttività deve essere accompagnato dalla creazione di posti di lavoro adeguatamente remunerati, che diano la spinta all’economia generale nel rispetto dell’ambiente e delle persone coinvolte.

Leggi anche: Fotovoltaico e lavoro: +22 milioni di impieghi entro il 2050

Le sfide del modello circolare

economia circolare

A differenza dell’economia classica, lineare, dove i prodotti hanno un periodo di vita molto ridotto al termine dei quali diventano a tutti gli effetti dei rifiuti inutilizzabili, l’economia circolare rilancia la seconda esistenza degli oggetti, in modo da tutelare e preservare il più possibile le risorse naturali.

Non dovendo infatti ricorrere di continuo, come avviene nell’economia lineare, alle fonti ambientali per stimolare la crescita industriale, tecnologica e innovativa, l’economia circolare si situa alla base di tutti quei programmi che intendono ripristinare gli equilibri naturali e gli ecosistemi compromessi dal prelievo indefesso avvenuto con l’avvento dell’era industriale.

I vantaggi per l’ambiente

Dall’applicazione del modello economico circolare ne derivano dunque una serie di vantaggi che riguardano non solo direttamente l’ambiente, ma anche l’uomo.

  • La riduzione del consumo di materie prime, acqua, combustibili fossili comporta una riduzione anche degli sprechi di queste preziosissime risorse.
  • Meno attività prelevatili ed estrattive comportano una drastica diminuzione delle emissioni di gas serra nell’atmosfera.
  • Donare una seconda vita agli oggetti fronteggia quella che viene definita come obsolescenza programmata con cui vengono a tutt’oggi prodotti.
  • Il ricondizionamento, il riciclo e il riuso dei materiali comporta una svolta anche per quanto riguarda le spese quotidiane e gli introiti familiari, permettendo di risparmiare laddove, invece di ricomprare lo stesso oggetto nuovo, si preferisce aggiustare o riparare quello non più utilizzato.
  • Il riciclo selettivo e accurato di tutti gli elementi e le sostanze prodotti riduce fortemente gli sprechi, i rifiuti e le contaminazioni ambientali.

I vantaggi socio-economici

L’economia circolare comporta anche una serie di benefici sulle finanze dei territori che la attuano, con grande vantaggio della popolazione e dei privati cittadini.

  • Grazie al recupero e al riciclo le aziende possono razionalizzare le loro spese, riducendone la quota annuale.
  • Le industrie possono contare su un approvvigionamento sicuro di “materie prime”, rifornendosi direttamente di quello di cui hanno bisogno, senza dover passare per costosi processi trasformativi, sia in termine di denaro che di costi energetici.
  • L’economia circolare porta allo sviluppo di nuovi settori di attività, come tecnologia, innovazione, riciclaggio, con conseguente ampliamento dei posti di lavoro a disposizione.
  • Un’economia “partecipata e partecipativa” come quella circolare crea un clima di reciproco rispetto tra istituzioni e singolo, tra pubblico e privato, tra più e meno abbienti.

Una scelta strategica all’insegna della competitività

Al di là dell’aspetto etico e morale nei confronti dell’ambiente, improntare gli investimenti sul modello dell’economia circolare è di fatto una scelta strategica, che innesca la competitività imprenditoriale.

Il risparmio ottenuto nel servirsi di impianti fotovoltaici per il rifornimento dell’energia elettrica, ad esempio, può essere investito nell’innovazione della propria azienda, nell’elaborazione di processi produttivi sempre più efficienti e sempre meno impattanti sulla natura.

Leggi anche: Il primato dell’Italia nell’economia circolare: 79% circa di riduzione dei rifiuti

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