La giornalista Zhang Zhan sta morendo in carcere: smascherò le menzogne sul Covid a Wuhan

La giornalista cinese Zhang Zhan, arrestata un anno fa a causa delle sue denunce sulla mala gestione della pandemia da parte di Pechino, parrebbe essere in fin di vita a causa del deterioramento della sua salute dovuto al suo sciopero della fame che va avanti da mesi.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Zhang Zhan, la giornalista cinese in carcere, è in fin di vita a causa dello sciopero della fame che conduce ormai da mesi. La giornalista era stata arresta oltre un anno fa, maggio 2020, per aver denunciato la mala gestione della pandemia da parte di Pechino.

Zhang Zhan, la giornalista cinese in carcere rischia di morire per il suo sciopero della fame

Zhang Zhan, la giornalista cinese in carcere rischia di morire per il suo sciopero della fame

A inizio del febbraio 2020, Zhang Zhan, quando il virus Covid-19, era solo circoscritto alla cittadina di Wuhan (considerati l’epicentro mondiale dalla pandemia) in Cina, decide di spostarsi da Shangai, dove risiede, proprio nella cittadina dove il virus sta cominciando a proliferare.

L’obiettivo della giornalista è quello di documentare sul posto la gestione del virus e delle restrizioni legate a questo da parte del governo centrale.

Arrivata a Wuhan lo scenario a cui Zhang Zhan assiste, e quindi documenta, e molto peggio di quando non si potesse prevedere. Comincia così un lavoro di documentazione che le costerà l’arresto il 19 giugno 2020, subito dopo la fine del primo lockdown.

Zhang Zhan comincia così a pubblicare numerosi video che carica poi su Twitter e You Tube. Spesso trasmette i suoi video in live streaming, raccontando in diretta ciò che accadeva per le strade di Wuhan durante l’epidemia.

Quello che Zhang Zhan racconta, le costerà la persecuzione da parte di Pechino: ospedali traboccanti di malati, bugie sul numero effettivo di morti nonché detenzione di giornalisti indipendenti e minacce alle famiglie delle vittime della pandemia in cerca di responsabilità. 

In una storia pubblicata il 16 febbraio 2020, l’intrepida giornalista accusa il governo di insabbiare il vero numero di contagi e morti “in nome del mantenimento della stabilità”. Le accuse rivolte al governo centrale di Pechino, e quindi al Partito Comunista Cinese, sono inoltre di tenere sotto controllo i media e di esercitare la propria autorità in modo violento privando i cittadini dei loro diritti umani attraverso il rigoroso blocco imposto. Molti ricorderanno le norme incredibilmente restrittive da parte della Cina.

Secondo Zhang Zhan, inoltre, i forni crematori di Wuhan funzionavano giorno e notte, in un periodo in cui i media di stato affermavano che la pandemia era sotto controllo.  

Nel suo ultimo video prima dell’arresto, ha criticato il blocco di Wuhan per essere stato eccessivamente duro, affermando che il governo aveva gestito la città con “intimidazioni e minacce” e che questa era “veramente la tragedia di questo paese”.

Leggi anche: Droga: la Cina ha preso parte al riciclaggio di denaro per i cartelli messicani

Zhang Zhan giornalista Cinese in carcere: l’arresto e le torture

Zhang Zhan giornalista Cinese in carcere: l'arresto e le torture

Prima del suo arresto, Zhang Zhan non solo esercitava la professione d giornalista ma anche quella di avvocato. La donna era già stata arrestata una prima volta nel 2019, durante le proteste di Hong Kong.

Nel settembre 2019, Zhang era stata tratta in arresto per aver sollevato un ombrello su Nanjing Road prima e Piazza del Popolo poi, in sostegno dei manifestanti con su scritto lo slogan “fine del socialismo, abbattiamo il Partito Comunista”

Il 9 settembre, è stata detenuta con l’accusa di “disturbo dell’ordine pubblico” fino al 13 novembre. Già allora durante la sua detenzione Zhang Zhan aveva cominciato ben due scioperi della fame.

Poi arrivano i fatti del 2020. Dopo aver raccolto e diffuso le sue denunce sulla gestione del virus da parte della Cina, la giornalista scompare misteriosamente il 14 maggio 2020. Il giorno prima aveva trasmesso per l’ultima in streaming una trasmissione in diretta dalla vicina stazione ferroviaria di Hankou.

Solo dopo settimane verrà rivelato che era stata detenuta dalla polizia in un hotel vicino alla stazione ferroviaria dove si trovava e trasportata a Shanghai. Anche gli Stati Uniti e l’Onu ne hanno recentemente chiesto la liberazione.

Nei giorni precedenti alla perdita dei contatti con i suoi amici, aveva detto loro di essere seguita. È stata imprigionata senza accusa fino a novembre. Zhang è una dei numerosi giornalisti detenuti dal regime comunista cinese.

Il suo arresto è stato formalmente annunciato il 19 giugno 2020. È attualmente detenuta nel centro di detenzione di Pudong, dove lo sciopero della fame che porta avanti da mesi a oggi la sta uccidendo. La giornalista cinese in carcere, avrebbe bisogno di curo che nel suo stato detentivo non può ricevere in alcun modo.

La giornalista cinese ha iniziato uno sciopero della fame per protesta mentre era in prigione. Da allora, ha drasticamente perso peso, e secondo quanto riferito, è stata alimentata forzatamente attraverso un tubo.

La sua famiglia ha chiesto la libertà vigilata per motivi di salute nel timore che non ce la farà a superare l’inverno. Tuttavia, suo fratello ha detto ai media di Hong Kong che le possibilità di approvazione sono “estremamente scarse”.

Leggi anche: Stretta sugli aborti in Cina per evitare calo della natalità. Cosa succede nel resto del mondo?

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