Zangrillo: “Pronto soccorso pieni? Nessun disastro, il 60% è un codice verde”

Il primario del San Raffaele di Milano rassicura quanti interpretano l’aumento delle chiamate al 118 come segno di un peggioramento dell’epidemia in Italia.

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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“Pronto soccorso pieni? Nessun disastro, il 60% viene dimesso entro le 10 ore, sono i cosiddetti codici verdi”. Queste le parole di Alberto Zangrillo, primario dell’ospedale san Raffaele di Milano, che, ospite nel programma RAI La vita in diretta, rassicura quanti interpretano l’aumento delle chiamate al 118 come segno di un peggioramento dell’epidemia in Italia. E contestualizzando il dato Zangrillo ha aggiunto:

Ritengo che questo dato sia assolutamente comprensibile. Abbiamo sempre denunciato il fatto che c’è un disorientamento generale da parte delle persone e queste persone un punto di riferimento lo trovano sicuramente in un ospedale, dove però ci sono vari livelli di cura, dalla semplice osservazione a qualcosa più importante.

Zangrillo, nessuna emergenza nei pronto soccorso

Intervenendo nella trasmissione RAI, Alberto Zangrillo invita tutti a mantenere la calma e ad analizzare attentamente i dati, senza eccedere né in ottimismo né in catastrofismo. L’aumento degli arrivi in Pronto soccorso, insiste, non è necessariamente un indicatore di peggiornamento dell’epidemia. Ha detto:

Personalmente sono preoccupato della curva dei contagi, ma dobbiamo parlare di curva di persone che sono state determinate positive al coronavirus. Dopodiché c’è tutta la categoria di persone con sintomi nelle varie gradazioni, da lievi a gravi.

Fortunatamente quello che osserviamo è che coloro che hanno bisogno di cure intensive sono una netta minoranza, che non è paragonabile alla prima ondata di marzo-aprile. Con questo non dico che non ci siano malati in terapia intensiva e che non vi saranno, però quella curva esponenziale che terrorizza per il momento non c’è.

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Zangrillo auspica maggior coordinamento sul territorio

Secondo il primario Zangrillo, un miglioramento sulla gestione del Pronto soccorso potrebbe arrivare qualora le strutture ospedaliere riuscissero a organizzarsi capillarmente sul territorio.

“Forse la mia età non più ‘verde’ mi permette di avere una visione un po’ più d’insieme” aveva detto Zangrillo in una precedente intervista. E infatti il primario sembra avere le idee molto chiare su come procedere in questa nuova fase. Si auspica un miglioramento sulla gestione del Pronto soccorso, miglioramento che potrebbe arrivare qualora le strutture ospedaliere riuscissero a organizzarsi capillarmente sul territorio. In questo modo “non arriviamo a una soluzione” ha detto Zangrillo, “ma cerchiamo di lavorare in modo ordinato e coordinato”. E in conclusione:

Dobbiamo veramente cercare di dare una parola non di ottimismo, ma di seria responsabilità, per confermare a chi ci ascolta che questa è una patologia che, quando conclamata clinicamente, può essere tempestivamente curata a domicilio e che vi è una popolazione molto ben identificata, che sono i grandi anziani portatori di co-patologie, che vanno protetti. Da chi? Dai loro nipoti, dai loro figli.

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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