Allarme ambiente, WWF: “In 50 anni persi due terzi della fauna selvatica”

Allarme ambiante per il WWF. Il mondo è in pericolo, la drastica riduzione della fauna selvatica, la distruzione della natura mettono il pianeta a rischio pandemie. Il contatto uomo e animale è fortemente provato dai danni del'umanità in natura.

Catiuscia Ceccarelli
Catiuscia Ceccarelli
Catiuscia Ceccarelli, giornalista e imprenditrice, si occupa di personaggi, interviste, attualità e lifestyle. Segni particolari? Mamma di Matilde
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Come avviene ogni due anni, pubblicato il Living Planet Index del WWF. Secondo questo strumento di riferimento, negli ultimi 50 anni perso il 68% della fauna selvatica. Il motivo è da attribuire alla distruzione degli habitat naturali, soprattutto per l’agricoltura. Questa tendenza rischia di favorire nuove pandemie di tipo quella che stiamo vivendo con Covid-19

Il WWF parla di ecocidio

I dati forniti dall’Osservatorio di WWF Internazionale, compilati in collaborazione con la Zoological Society of London, prendono in considerazione circa 4mila specie di vertebrati suddivise in circa 21mila popolazioni animali in tutto il mondo. Ciò che emerge è una nuova accelerazione nella caduta della biodiversità, circa il 60% durante l’ultimo rapporto del 2018 (periodo 1970/2014). Ciò che avviene in natura è strettamente collegato con il futuro dell’umanità: la riduzione drastica della fauna selvatica e il danneggiamento dei loro habitat naturali è una questione grave che mette in serio pericolo il rapporto tra uomo e animale. Ecco come commenta i dati del Living Planet Index Marco Lambertini, direttore del Wwf internazionale:

Stiamo assistendo alla distruzione della natura da parte dell’umanità. In effetti, è un ecocidio. Per 30 anni abbiamo visto la caduta accelerare e continua nella direzione sbagliata.

Leggi anche: Coronavirus e allevamento di animali: il legame è ufficiale

Cosa rende il pianeta a rischio pandemie

Secondo quanto evidenziato dal rapporto, i fattori che rendono sempre di più vulnerabile il pianeta alle pandemie, come il cambiamento dell’uso del suolo, o l’utilizzo e il commercio di fauna selvatica, sono gli stessi che hanno determinato il crollo delle popolazioni di specie di vertebrati. Ci sono animali come i gorilla, gli orsi, alcune specie di pappagalli, tartarughe e storioni che sono in via d’estinzione ma anche invece sono vitali per un ecosistema equilibrato. Sempre secondo quanto affermato da Lambertini:

Il Living Planet Report 2020 sottolinea come la crescente distruzione della natura da parte dell’umanità stia avendo impatti catastrofici non solo sulle popolazioni di fauna selvatica, ma anche sulla salute umana e su tutti gli aspetti della nostra vita. Non possiamo ignorare questi segnali.

Leggi anche: Presidente WWF: “Senza un passo indietro nessun futuro per il Pianeta”

La pandemia è un campanello di allarme

La perdita di fauna selvatica non deve essere sottovalutata, specialmente in piena pandemia, e bisogna fare qualcosa. Ecco le considerazioni di Donatella Bianchi, Presidente WWF Italia:

Nel mezzo di una pandemia, è più che mai importante intraprendere in tempi brevissimi un’azione globale coordinata per arrestare e invertire entro la fine del decennio la perdita di biodiversità. È l’ennesimo SOS lanciato dalla natura.

Leggi anche: Stop a deforestazione, WWF: “Le foreste sono il nostro antivirus”

Il futuro sostenibile del mondo dipende dalla biodiversità

I numeri in crescita sulla perdita di biodiversità mettono a rischio la possibilità di  raggiungere gran parte degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Onu con l’Agenda 2030: dalla povertà alla sicurezza alimentare, a quella idrica ed energetica. Da non sottovalutare anche l’impatto economico.

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