Perché Vittorio Sgarbi è indagato per furto di beni culturali? Nel mirino La cattura di San Pietro

Vittorio Sgarbi è accusato di "furto di opere d'arte": da dove ha origine questa vicenda?

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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Il sottosegretario alla Cultura, sindaco di Arpino e critico d’arte Vittorio Sgarbi è indagato per furto di beni culturali. L’accusa viene mossa dopo un’inchiesta svolta da Marco Travaglio ― notizia, infatti, riportata su “Il Fatto Quotidiano” ― e da Sigfrido Ranucci. Ecco quanto riportato nella trasmissione Report: Vittorio Sgarbi è indagato per il furto di un’opera dell’artista Rutilio Manetti, La cattura di San Pietro. Sarebbe stata rubata dal sottosegretario alla Cultura dal Castello di Buriasco in Piemonte nel 2013 e poi esposto in una mostra a Lucca nel 2021. Come si è difeso Sgarbi?

Che cosa è emerso dall’inchiesta di Report e de “Il Fatto Quotidiano”?

Il fascicolo sull’ipotesi di reato è stato aperto dalla procura di Imperia e, da quanto è emerso, sembrerebbe legato a un’altra indagine per “esportazione illecita di opere d’arte”, legato a un dipinto attribuito al pittore francese Valentin de Boulogne.

Ma cosa dichiara Report e “Il Fatto Quotidiano” più nel dettaglio? L’inchiesta da loro condotta rivela che il laboratorio G-Lab a Correggio, in provincia di Reggio Emilia, avrebbe realizzato delle copie di opere d’arte su commissione di Vittorio Sgarbi.

I carabinieri hanno sentito i titolari del G-Lab e il fascicolo è stato trasmesso alla procura di Macerata, in quanto Sgarbi possiede tuttora il domicilio a San Severino Marche. Le indagini proseguono e l’accusa potrebbe estendersi ad altri reati come anche truffa, contraffazione e ricettazione di opere d’arte.

Cosa ha rivelato Vittorio Sgarbi dopo essere stato indagato?

Il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi si difende dalle accuse e ha scelto la sua pagina Facebook per spiegare il suo punto di vista:

Siamo all’inverosimile. Nell’assoluta ignoranza e inconsapevolezza, ascoltano testimoni interessati e inattendibili.

Ma, soprattutto, parlano di cose che non conoscono e che non hanno mai visto.

I dipinti sono corpi viventi, e vanno studiati e analizzati nella loro fisicità, nella loro materia, nelle loro dimensioni.

Qui l’esercizio maniacale contro di me è su fotografie e su testimonianze improbabili.

Nessuna incongruenza. Nessuna risposta.

Le inchieste le fa la magistratura (fuorviata da due giornalisti) solo alla quale, davanti all’evidenza dei fatti, sono pronto a rispondere.

Da Report e “Il Fatto” sistematiche diffamazioni. Il sospetto è la loro arma.

La mia sono le indagini inequivocabili fatte sul dipinto, che loro non conoscono.

Il dubbio nasce dalla comparazione tra la foto del dipinto, quello di Sgarbi, definito come un’opera di sua proprietà e un’immagine dell’opera ricevuta da un restauratore: sembrerebbe, infatti, che la tela del sindaco di Arpino e critico d’arte sia stata modificata per non assomigliare troppo alla tela originale del pittore Rutilio Manetti.

Ma Sgarbi continua a sostenere che l’opera esposta in una mostra di Lucca del 2021 sia quella trovata personalmente in una villa viterbese e che non sia stata né rubata né ritoccata. Non avrebbe commesso nessun reato.

Leggi anche: Le figlie di Sgarbi difendono il padre: “Non è così tremendo, è un papà dolce”

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