Un murale mangia lo smog di Roma come fosse un boschetto vero

Valentina Cuppone
Valentina Cuppone
Valentina Cuppone, classe 1982. Caporedattore de Il Digitale. Formazione umanistica, una laurea in Lettere Moderne e una specializzazione in Comunicazione della cultura e dello spettacolo all’Università di Catania. Curiosa e appassionata di ogni cosa d’arte, si nutre di libri, mostre e spettacoli. Affascinata dal mondo della comunicazione web, il suo nuovo orizzonte di ricerca è l''innovazione.
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Lo scorso venerdì è stato inaugurato, nel quartiere Ostiense di Roma, il murale ecosostenibile più grande d’Europa. Si chiama “Hunting Pollution”. Tradotto, “Cacciatore d’inquinamento”. Mai nome fu più appropriato. Perché quest’opera fa proprio questo. Mangia lo smog. Impresa di Federico Massa, alias Iena Cruz, artista classe ’81 di origine milanese emigrato a New York. Scenografo e street artist, le sue creazioni mostrano il suo amore per la natura, i colori e i motivi decorativi. Patrocinato da Yourban 2030, associazione no profit della giovane imprenditrice Valeria De Angelis, il progetto coniuga sostenibilità ambientale e arte. La notizia interessante è che mira ad essere il primo di lunga serie. L’opera è interamente realizzata con pitture a zero impatto ambientale. La vernice utilizzata non solo non inquina ma soprattutto mangia quello smog che ormai avvolge pesantemente le nostre città e di cui si sente insistentemente parlare, con una consapevolezza che aumenta sempre più nel corso degli anni. Anche l’arte contribuisce, tra aziende, startup e grandi realtà digitali che corrono ai ripari per trovare soluzioni per un mondo che abbiamo per decenni, se non per secoli, maltrattato. Su quel muro, attraverso quel dipinto gigante, bellezza e utilità celebrano un’unione perfetta. Leggi anche: Google investe sul green: addio all’inquinamento nelle grandi città

L’airone mangia smog in un angolo di Roma

Non era solo un normale intervento di manutenzione della facciata di un palazzo. Tolto il telo, smontata l’impalcatura, non compare semplicemente una costruzione ripulita qualunque. Davanti agli occhi di più o meno distratti passanti, di auto che sfrecciato e mezzi a due ruote che si infilano ovunque per evitare il traffico, dipinto sul muro di un edificio, all’angolo tra via Gazometro e via Del Porto Fluviale, si alza, su una tanica di benzina, un airone con in bocca la sua preda. Un pasto che particolarmente salutare non sarà. È un’opera di street art. Affascinante, evocativa, dura quanto basta per sbatterci davanti quello che abbiamo combinato per decenni ai nostri mari. Dimenticando per un attimo il punto di vista prettamente artistico, è soprattutto innovativa perché il murale è interamente dipinto con “Airlite”, una vernice 100% ecologica e, soprattutto, capace di ripulire l’aria dall’inquinamento. Leggi anche: Ripulire gli oceani dalla plastica: il sogno di un ragazzo di 22 anni sta per realizzarsi

L’arte si tinge di green

Uno di quegli artisti in fuga Iena Cruz, che decide di tronare nel Bel Paese per creare un’opera che non ha solo l’obiettivo di abbellire l’esterno di una costruzione, ma che sposa la causa del rispetto ambientale. Un atto d’accusa, quello dello street artist milanese e del progetto Yourban 2030, contro un modello di vita perpetuato dalle società nel corso dei decenni, per non dire dei secoli. Una frenesia volta al progresso incondizionato a scapito di tanto altro, o comunque senza o con poca tutela, trascurante dei danni provocati all’ambiente, culla, casa delle nostre generazioni. Passate, presenti e future. E generalmente il posto in cui viviamo dovrebbe essere, di buona norma, rispettato. Protesta, denuncia, un modo incisivo per scuotere le coscienze. Perché si spera che non tutti passeranno indifferenti davanti a questo murale che occupa 1000 mq e davanti a questo animale che si staglia incoscientemente vittorioso, sfoggiando la sua preda. Non accorgendosi, povero airone, che il sostegno sul quale si poggia è un bidone probabilmente di petrolio, o forse un agglomerato di plastica. Un’insidia simboleggiata da quei subdoli tentacoli che fuoriescono dalla tanica. Mare e gocce dipinte sulle persiane delle finestre e sotto sempre quella presenza ingombrante e imbarazzante che tende a inghiottire tutto. Ma l’airone non sa a quanto serve la sua presenza su quel palazzo romano. Perché “Airlite”, la vernice con il quale è stato raffigurato, ingurgita per ogni 12 mq l’inquinamento che produce un’auto in un giorno. L’azione che potrebbe compiere uno spazio verde di 30 alberi. Perché quest’innovativo materiale funziona come se innescasse una sorta di fotosintesi clorofilliana. Attivandosi tramite la luce del sole, cattura le sostanze inquinanti, riuscendo a raggiungere una riduzione di circa l’88% dell’inquinamento atmosferico. E quindi dove non è possibile far sorgere un bosco, si dovrebbe provare a cercare un’altra soluzione. Eccola! Leggi anche: Le imprese possono produrre senza inquinare? S.E.A. è la soluzione a impatto zero

Ecosostenibilità da diffondere ovunque

E in quest’angolo della Capitale la soluzione è stata sperimentata. Il detto “predica bene e razzola male” non si addice per niente alla filosofia di Yourban 2030. Il suo è un percorso di sensibilizzazione sui temi green attraverso le moderne espressioni del linguaggio artistico. Ma green non solo nei contenuti. Sostenibili sono il materiale e le tecniche utilizzate per parlare alla gente. Nessun moralizzatore, nessun messaggio eticamente scollato da ciò che poi è la pratica. Ma coerenza, perché “Hunting Pollution” è un calzante esempio di come è possibile far coincidere la forma col contenuto: la tecnica usata per realizzare il murales ecosostenibile più grande d’Europa parla da sola. “Hunting Pollution” combatte non solo con le idee ma soprattutto mettendole in pratica, dimostrando che le soluzioni si possono trovare. Basta volerlo e provarci. Leggi anche: “Io posso”! I limiti sono solo un fatto mentale di Valentina Cuppone

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