Texas, parla il padre del killer: “Non chiamatelo mostro, non sapete nulla di lui”

Oggi sono arrivate le parole del padre del killer 18enne che ha seminato il panico lo scorso 24 maggio in Texas. Ecco cosa ha detto l'uomo.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Oggi ha parlato il padre del killer che ha seminato il panico in una scuola negli Usa.

Si chiama Salvador Ramos il responsabile delle uccisioni a sangue freddo che hanno sconvolto il Texas lo scorso 24 maggio. Il 18enne aveva frequentato in passato proprio la scuola elementare presso la quale ha aperto il fuoco con due fucili semiautomatici, comprati non appena aveva raggiunto la maggiore età. Stando a quanto ricostruito dalla polizia, il giovane avrebbe sparato anche alla nonna prima di compiere la strage, nella quale sono rimasti uccisi 19 bambini e due insegnanti.

Chi conosceva Ramos lo descrive come un ragazzo solitario, dall’infanzia difficile, preso di mira per problemi di linguaggio (soffriva di balbuzie). “Veniva bullizzato da tanti, sui social media e sui videogames, era simpatico, timidissimo e doveva uscire dal guscio”, ha raccontato Stephen Garcia, il suo migliore amico delle medie.

Oggi sono arrivate le parole del padre del killer, che porta lo stesso nome del figlio, Salvador Ramos. L’uomo ha raccontato che, mentre il 18enne seminava il panico alla scuola elementare Robb di Uvalde, lui era a lavoro. Avrebbe saputo della strage più tardi dalla moglie e, a quel punto, avrebbe chiamato di corsa la Polizia per sapere se il figlio fosse stato arrestato. Il ragazzo, però, era stato già ucciso dagli agenti delle forze dell’ordine.

Il racconto del signor Ramos: “Mio figlio avrebbe ucciso anche me”

Il signor Ramos, padre del killer, ha parlato a lungo in un’intervista per il Daily Beast. Ancora incredulo, ha detto: “Non ho idea del motivo che ha spinto mio figlio a diventare così violento e del perché ha preso di mira la scuola”. Poi, ha ammesso di non aver frequentato molto il figlio negli ultimi tempi. Tra l’altro, il giovane non aveva buoni rapporti neanche con la madre e si era ritirato da scuola prima di diplomarsi.

La pandemia non avrebbe fatto altro che acuire i disagi del giovane Ramos, che negli ultimi tempi non rispondeva neanche più al telefono al padre. “Probabilmente avrebbe ucciso anche me”, ha ammesso l’uomo. Che poi ha descritto il rapporto problematico che il ragazzo aveva pure con la nonna materna, alla quale ha sparato prima di compiere la strage: le liti sarebbero da rimandare a questioni economiche relative alla bolletta telefonica.

Il padre del killer: “Non chiamatelo mostro”

Il padre del killer: "Non chiamatelo mostro"

Il lungo racconto del padre del killer si è concluso con un timido tentativo di difesa del figlio. Il signor Ramos ha ammesso:

Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere da mio figlio. Avrebbe dovuto uccidere me invece di fare quello che ha fatto. Mi dispiace per quello che ha fatto. Lo hanno ucciso, hanno ucciso il mio ometto. Non vedrò più mio figlio come gli altri genitori non vedranno più i loro e questo mi fa male.

Non voglio che lo chiamino mostro. Non sanno niente, non sanno quello che stava passando.

Leggi anche: Strage in Texas, le chat del killer con una ragazza: “Ho un piccolo segreto da dirti”

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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