Strage di Bologna, dopo 40 anni è ancora un mistero

Ripercorriamo la Strage di Bologna, il 2 agosto del 1980 era un sabato mattina di quaranta anni fa. Alle 10:25, molte persone affollavano la stazione.

Domenico Di Sarno
Domenico Di Sarno
Informatico e politologo laureato con Lode. amante dei libri di ogni genere perché fortemente convinto che la cultura sia come il cibo, ne serve ogni giorno per nutrire la mente. Appassionato di storia e diritto costituzionale.
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Ripercorrendo la Strage di Bologna, ricordiamo come attorno le 10 del mattino di quel 2 agosto del 1980 molti affollassero la stazione. Attendevano i treni per andare a lavoro, in vacanza oppure per rincasare con i loro cari. Proprio in quel momento una forte deflagrazione investì tutta la struttura fino ad interessare il treno Ancona-Basilea fermo sul primo binario. L’esplosione provocò la morte di 85 persone e oltre 200 tra feriti e mutilati.

A Bologna la più grande strage del dopoguerra in Italia

Si tratta della più grande strage avvenuta in Italia nel dopoguerra. Tale strage si fa storicamente rientrare nella cosiddetta strategia della tensione. L’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, volle raggiungere Bologna nel pomeriggio di quel funesto giorno. In molti ricordano la necessità, per le strutture sanitarie, di richiamare dalle ferie parte del personale per far fronte all’emergenza.

Strage di Bologna, i Tre Processi

Negli anni gli inquirenti hanno istruito e celebrato vari procedimenti penali, a loro volta ostacolati da tentativi di depistaggio. Il primo processo risale al 1987. L’esito del processo fu quello di riconoscere come esecutori materiali della strage Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, due esponenti dei nuclei armati rivoluzionari, i NAR, una organizzazione di estrema destra. Lo stesso processo vide imputati Licio Gelli, Pietro Musumeci e Francesco Pazienza. Si tratta di tre nomi molto importanti nella storia recente del nostro Paese. Gelli era il gran maestro venerabile della loggia massonica deviata P2. Pietro Musumeci, oggi centenario, era allora direttore del SISDE, il servizio segreto civile. Francesco Pazienza è un ex agente segreto coinvolto anche in altre vicende non del tutto chiarite come il sequestro Orlandi e l’omicidio Calvi.

Un secondo processo fu celebrato nel 1997 portando alla condanna di Lugi Ciavardini, addirittura minorenne all’epoca dei fatti. Un terzo processo iniziò nel 2017 è terminò nel 2020 con la condanna di Gilberto Cavallini, anche lui ex membro dei nuclei armati rivoluzionari.

Leggi anche: Luglio 2020, tutto quello che è successo nel mondo

Strage di Bologna, depistaggi e insabbiamenti

Durante gli anni si sono susseguiti numerosi tentativi di depistaggio e di insabbiamento. Innanzitutto nei momenti successivi alla strage, l’allora Presidente del Consiglio Francesco Cossiga e vari organi di polizia, parlarono di un’esplosione accidentale, legata quasi sicuramente al malfunzionamento di una caldaia sotterranea. Solo con rilievi e testimonianze si appurò che si trattava di una bomba. Quando Cossiga diventò Presidente della Repubblica ammise di aver ricevuto informazioni sbagliate e di aver sbagliato egli stesso a giudicare la matrice dell’attentato.

Anche il Generale Giuseppe Santovito, allora capo del servizio segreto militare (SISMI) contribuì a operazioni di depistaggio. Gelli, Musumeci e Santovito furono ritenuti appartenenti alla loggia massonica P2 sciolta poi nel gennaio del 1982 con un legge-provvedimento per prevenire attività sovversive. Altra coincidenza sospetta, fu il fatto che proprio il 2 agosto del 1980 il governo italiano e quello maltese firmarono un accordo di difesa in caso di attacco libico. Durante la fase istruttoria del terzo processo, quello del 2017, alcuni elementi hanno ritenuto possibili collegamenti tra gli attentati di Ustica, di Bologna, e il sequestro Moro nonché il possibile coinvolgimento di NAR, Brigate Rosse, SISMI e SISDE. Nel 2000 anche Massimo Carminati subì un processo per depistaggio salvo poi essere assolto dalla Suprema Corte di Cassazione.

Il pensiero del Presidente Mattarella sulla Strage di Bologna

Nel 2020 alla commemorazione dei due attentanti, quello di Ustica e di Bologna, ha partecipato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha dichiarato:

Il dolore per le vittime per tante donne, uomini, bambini, assassinati dalla violenza del terrore stragista. Ognuna di queste persone aveva una storia, una prospettiva di vita, un futuro che è stato rimosso, sottratto loro e cancellato. È stata sconvolta la vita di molti familiari delle vittime. Questo ha indebolito il nostro Paese nella società complessivamente. Un dolore non è estinguibile. È una ferita che non può rimarginarsi e che per questo chiede ricordo. Il ricordo delle vittime anzitutto di quel che è avvenuto, per essere vigili, per evitare che si ripetano.

Per la prima volta dopo 40 anni, il Capo dello Stato in carica partecipa alla commemorazione. Si tratta di un gesto che aumenta l’attenzione delle Istituzioni per la ricerca della verità.

La verità sulla Strage di Bologna: motivi e mandanti

Un pensiero infine al Segreto di Stato. Secondo la legge 124 del 2007 il segreto di Stato può essere opposto dal Presidente del Consiglio dei ministri per un periodo non superiore a 30 anni. In ogni caso tale segreto non può essere opposto alla Corte Costituzionale. In definitiva, dopo 40 anni i parenti delle vittime ed il paese intero chiedono ancora la verità. Una verità che potrebbe intravedersi all’orizzonte, o forse no, dato che l’11 febbraio del 2020 la procura di Bologna rinviato a giudizio 4 persone. Questo significa che la verità non è ancora del tutto venuta a galla.

Leggi anche: Strage di Capaci: drappi bianchi sui balconi per non dimenticare

di Domenico Di Sarno

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Domenico Di Sarno
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Informatico e politologo laureato con Lode. amante dei libri di ogni genere perché fortemente convinto che la cultura sia come il cibo, ne serve ogni giorno per nutrire la mente. Appassionato di storia e diritto costituzionale.
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