Stop al reddito di cittadinanza con un sms: come si riorganizzano le 169mila famiglie?

L’sms dell’Inps, che annuncia ai percettori lo stop del reddito di cittadinanza da agosto, ha gettato i cittadini nella preoccupazione riguardo al proprio futuro. Quali sono state le risposte degli organi competenti e come si organizzeranno, in tal senso, le famiglie.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Le famiglie beneficiarie del reddito di cittadinanza, che ieri hanno ricevuto un sms dall’Inps, sono 169mila. Il messaggio ha annunciato la sospensione del sussidio da agosto, in quanto all’interno di tali nuclei familiari non vi sarebbero disabili, minori o over 65, come previsto dalla normativa vigente, e quindi sono da considerarsi occupabili.

La legge di Bilancio 2023 ha fissato per questi nuclei familiari il limite di sette mesi per poter percepire il sussidio, dunque anche a settembre e nei mesi successivi altre famiglie perderanno il sostegno.

In Campania sono già partite le prime proteste con telefonate a Inps e municipi. Ci si interroga però su quali strategie adotteranno le famiglie e come intendano riorganizzarsi.

Reddito di cittadinanza: cosa faranno le famiglie che non lo percepiranno più

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Occorre precisare che già dal 1 settembre molte persone verranno prese in carico dal nuovo sistema introdotto dal Dl lavoro. Con il Supporto formazione lavoro si ricevono 350 euro al massimo per 12 mesi, senza possibilità di rinnovo, mentre si partecipano a corsi formativi. A determinarne l’accesso sarà sempre l’Isee, che non dovrà essere superiore a 6mila euro.

A questo contributo, poi, da gennaio 2024 si affiancherà l’Assegno di inclusione per chi ha in famiglia minori, disabili o anziani, che andrà a sostituire definitivamente il reddito di cittadinanza.

Stop al reddito di cittadinanza: a disposizione servizi sociali e centri per l’impiego

A rassicurare i cittadini campani, regione con il maggior numero di percettori, che da agosto non riceveranno più il sussidio, ci ha pensato Roberto Bafundi. Il direttore Inps dell’area metropolitana di Napoli ha dichiarato, come riportato da Ansa:

Non abbandoniamo nessuno. Circa la metà di queste persone sono in una situazione di disagio sociale (ad esempio tossicodipendenza o disagio abitativo, ndr) e potranno rivolgersi ai servizi sociali e se inseriti in un progetto multidimensionale di recupero potranno avere ancora il sussidio.

Gli altri dovranno andare ai centri per l’impiego e firmare il Patto di servizio personalizzato per essere avviati al lavoro.

Bafundi, inoltre, chiede “l’istituzione di un tavolo tecnico in prefettura, con Regione e Comune, per lavorare in maniera sinergica al cambio di regole. Domani, intanto, avrà luogo un video confronto tra gli assistenti sociali campani, che hanno scritto al governatore De Luca e ai prefetti che invocano “tutela”.

Stop al reddito di cittadinanza: la reazione di Conte e la preoccupazione degli assistenti sociali

L’ex premier Giuseppe Conte, presidente del M5S, tra i più strenui sostenitori del reddito di cittadinanza, ha commentato così su Facebook lo stop al sussidio:

Un sms per dire a 169mila famiglie “arrangiatevi”. Poco importa allo Stato se queste persone attraversano un momento di difficoltà.

Poche ore fa, però, il governo ha mandato un altro messaggio alle multinazionali e alle grandi società energetiche: potete pagare la tassa sugli extraprofitti con un comodo ritardo di 5 mesi, senza sanzioni.

La novità ha destato preoccupazione anche negli assistenti sociali, il cui presidente Gianmario Gazzi chiede di “intervenire immediatamente prima che le minacce di assalto ai servizi sociali diventino realtà, prima che qualcuna o qualcun assistente sociale venga aggredito”. Poi precisa, come riportato da Avvenire:

Riceviamo messaggi preoccupanti dai territori perché i nostri uffici, in molte aree non rinforzati, né preparati, si trovano a gestire migliaia di situazioni di persone, tra i 18 e i 59 anni, a noi sconosciute perché, fin qui, prese in carico da Anpal o Centri per l’impiego.

Davanti a questi uffici si stanno ammassando persone che hanno ricevuto sul loro cellulare il messaggio nel quale leggono che per ottenere il nuovo supporto devono essere prese in carico dai servizi sociali prima della scadenza del Rdc.

Sono migliaia di domande, spesso davanti a 4-5 assistenti sociali! Chiediamo l’immediato spostamento dei termini. Non si fanno riforme sulla pelle delle persone.

Leggi anche: Nell’era dell’ebollizione globale l’ecoansia travolge i giovani. L’imperativo è intervenire

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