I nottambuli di oggi: tristi, sofferenti e immersi nella nostra solitudine

La solitudine forzata cui siamo costretti ci fa ritrovare nei solitari personaggi di Edward Hopper e, inevitabilmente, ci fa riflettere sugli effetti della pandemia sulla nostra psiche.

Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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La solitudine, uno degli effetti più dannosi e pericolosi della pandemia.

Pensieri, storie, racconti, ma anche immagini e quadri sembrano a volte più attuali oggi di quanto non lo fossero quando sono stati concepiti. Sembrano conoscerci e raccontare di noi, spesso a tradimento, quasi senza diritto, ci denudano, ci smascherano per la schiettezza e la veridicità con cui in certe circostanze ci ritraggono, e come, forse, non vorremmo vederci.

Non siamo stati i primi a sentici soli, anche in compagnia, non siamo stati i primi a sederci al bancone senza spogliarci, a godere in silenzio persi nel vuoto di qualche momento fugace, il piacere di un espresso ‘espresso’, un panino morso al volo, a sorseggiare un drink mentre gli occhi bevono desolazione. Eppure, oggi più che mai, I nottambuli di Edward Hopper sembrano rappresentarci.

Sentiamo e soffriamo la solitudine della vita contemporanea come mai prima d’ora, così quei personaggi solitari con quegli sguardi persi sembriamo proprio noi. Noi, tutti, immersi nella ‘quotidianità pandemica’, quella routine solitaria fatta di distanza anche in vicinanza, di metropoli e paesi sopiti, di ricordi nostalgici e tempi ormai andati.

In solitudine forzata, costretti a vivere da nottambuli

In solitudine forzata, costretti a vivere da nottambuli.

I nottambuli divorano le tenebre perché amano la quiete e il rumore dei propri pensieri, il sonno che grava sulle palpebre ma non darebbe riposo, la città spenta, dormiente e deserta, abitata solo da fantasmi e ricordi, quelli di giornate caotiche che di notte animano la fantasia. Vivono un mistero, un mondo, un sogno privato e personale.

Il dramma di oggi è che certe sensazioni e circostanze non sono più un privilegio di chi se ne sa piacevolmente dissetare, sono una condizione imposta a intere popolazioni, dettata da un virus che divora il mondo, Dpcm che cercano di salvarlo e un mondo virtuale che non ha nulla del reale e non può assurgerne a surrogato.

Così anche di giorno siamo costretti a vivere da nottambuli, a isolarci e in qualche modo trovare piacere nella nostra solitudine. Ci rivediamo in quei personaggi soli, silenziosi e dall’aria greve, che non parlano e non sembrano intenzionati a farlo, non agiscono e non fanno altro che respirare.

Li vediamo attraverso un vetro, come in vetrina, separati e quasi protetti da quelle strade buie e vuote che li circonda e che come non mai ricordano le nostre città mentre eravamo relegati nelle nostre case.

Se fossimo tutti nottambuli oggi staremo bene, ma lo siamo.

Gli effetti della pandemia sulla psiche sono devastanti.

Gli effetti devastanti della pandemia sulla psiche, l’allarme degli psicologi

Gli effetti della pandemia sono preoccupanti, l’allarme arriva dagli psicologi che mettono in luce tendenze poco rassicuranti riguardo la salute mentale degli italiani.

Con precarietà economica e psicologica, crisi personali e relazionali, non solo si sono intensificate alcune patologie, ma le richieste di terapia online sono aumentale del 60%, mentre l’età media dei pazienti è drasticamente diminuita.

Queste le stime dei professionisti di guidapsicologi.it.

Leggi anche: “Posti letto occupati al 100% da tentativi di suicidio, sono giovani”, l’allarme del Bambin Gesù

La solitudine come causa di serie patologie

La solitudine come causa di serie patologie.

Incertezze dal punto di vista lavorativo nonché enormi ostacoli nella possibilità di pianificare il proprio futuro fanno dei millennials una della generazioni più colpite dalle conseguenze psicologiche di questa pandemia.

Ma non si tratta solo di questo. Secondo il 92% degli esperti, la mancanza di relazioni reali con i propri coetanei ha contribuito ampiamente a generare o accentuare alcune patologie, ansia e depressione per prime, seguite da disturbi alimentari, ludopatia e dipendenza da droga e alcol.

La convivenza forzata ha messo a dura prova anche le relazioni più solide, portando con sé discussioni e situazioni faticose e difficili da affrontare anche in famiglia. Spesso anche nella propria dimora e con i propri cari ci sente soli, incompresi e tristi.

I social non colmano la solitudine

Nella noia e nel vuoto della quotidianità si è cercato rifugio, svago e consolazione attraverso i dispositivi elettronici e ancora di più compagnia sui social network.

Tuttavia, se usati in modo sconsiderato, sia in termini quantitativi che qualitativi, le tecnologie e i social si trasformano in amplificatori di disagi della psiche e, secondo molti psicologi, sono in molti casi essi stessi causa di disagi e problematiche.

Secondo l’82% dei dottori intervistati da Guida Psicologi, gli strumenti tecnologici portano gli italiani a soffrire sempre più frequentemente di varie patologie, ansia e depressione sempre al primo posto.

Leggi anche: Il fenomeno Clubhouse: e se fosse solo un modo per sentirci meno soli?

Come colmare l’odierna solitudine?

Come colmare l'odierna solitudine?

Alla minaccia di un nuovo lockdown è difficile oggi distendersi e guardare il bicchiere mezzo pieno, soprattutto se non si ha qualcuno con cui condividere quei sorsi di serenità e spensieratezza.

Siamo animali sociali, lo siamo per natura. Abbiamo bisogno dell’altro, di un confronto, di un abbraccio o di una carezza, questa solitudine forzata sta mettendo molti di noi a dura prova.

Non sapendo quando tutto questo finirà, per ora si può solo aspettare. Chiedere aiuto a chi può aiutarci, se ne abbiamo bisogno e sperare di poter chiudere presto questo lungo e abietto capitolo.

Per ora l’unica via d’uscita è fare proprio come fanno i nottambuli, apprezzare la quietudine, sé stessi e i propri spazi, gli scherzi che fanno i ricordi e la fantasia che scaturisce da paesaggi deserti e apparentemente inabitati ma vissuti.


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