Proroga smart working al 30 giugno: continua il lavoro da casa

Nonostante la fine dello stato d'emergenza dal 31 marzo e l'abolizione del green pass dal 1° maggio, Palazzo Chigi ha ritenuto di prolungare per sicurezza lo smart working per molti lavoratori.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Proroga smart working fino all’inizio dell’estate. La fine dello Stato di emergenza dal 31 marzo non ha decretato la fine del lavoro da remoto. La possibilità di prorogare il lavoro da casa nel settore privato senza previo accordo individuale tra datore e lavoratore è stata prorogata al 30 giugno 2022 dal nuovo decreto Covid. E alla data del 30 giugno viene prorogato anche lo svolgimento del lavoro agile per i lavoratori fragili.

La prima novità riguarda il ruolo dell’accordo individuale tra datore di lavoro e dipendente. Oggi infatti la legge 81 del 2017 stabilisce che può bastare un accordo individuale tra lavoratore e azienda per stabilire un periodo di lavoro del dipendente da remoto. Il testo approvato in commissione Lavoro conferma l’obbligo dell’accordo individuale (le aziende che vengono meno a tale legge verranno accusate di comportamento antisindacale).

Smart working: il decreto Covid stabilisce la proroga fino al 30 giugno

Gli accordi che riguardano il mondo del lavoro, in particolare in questi ultimi due anni di pandemia, e per certe questioni specifiche ancora di più, vanno per forza normate dalla contrattazione nazionale di categoria oppure da un accordo aziendale o territoriale. Gli accordi collettivi legati a tale questione dovrebbero prevedere e stabilire agevolazioni legate allo smart working per alcune categorie più “ostacolate” nel lavoro da remoto (genitori, caregiver, fragili) oltre che il diritto alla disconnessione.

Per diritto alla disconnessione si intende l’esigenza che il lavoratore ha di poter “staccare la spina” dal proprio lavoro almeno durante il tempo libero, poiché anche se non fisicamente in ufficio l’uso di smartphone, app di messaggistica istantanea, e notifiche e-mail in tempo reale lo portano ad uno stato di connessione perenne. Sul sito del Governo sono consultabili tutte le novità in maniera integrale.

La revisione della legge (81/2017) sul lavoro da remoto stabilisce all’interno contratti:

L’equiparazione del lavoratore che svolge la propria attività lavorativa in modalità agile con il personale operante in presenza ai fini del trattamento economico e normativo, del diritto alla salute e alla sicurezza sul lavoro, nonché dello sviluppo delle opportunità di carriera e crescita retributiva, del diritto alla formazione a all’apprendimento permanente e alla periodica certificazione delle relative competenze.

Da notare, visto che la norma prevede una serie di agevolazioni per le aziende che fanno smart working, che queste agevolazioni però scatterebbero solo per chi applica “contratti firmati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative”. Il nuovo testo nato dall’ultimo decreto covid definisce smart working solo quello in cui si lavora fuori dall’ufficio per almeno il 30% del tempo. Quando la percentuale è inferiore quindi non servirebbero gli accordi individuali. Questa è una delle novità più rilevanti del nuovo disegno di legge.

Il M5S fautore della nuova legge sullo smart working

“Non è stato facile fare convergere il consenso su un unico testo” – spiega la prima firmataria del nuovo testo, l’onorevole M5S Maria Pallini, che aggiunge:

Abbiamo ritenuto importante dare un ruolo anche alla contrattazione territoriale per coinvolgere anche le piccole e medie imprese che spesso non negoziano contratti aziendali. Per noi del M5S è stato fondamentale inserire misure rigorose a tutela del diritto alla disconnessione. Il protocollo sullo smart working firmato dal ministro del Lavoro Andrea Orlando è stato per noi una base di lavoro importante. Auspichiamo che venga discusso in aula alla Camera entro maggio.

Di certo se il testo fosse approvato, le parti dovrebbero contrattare lo smart working anche a livello nazionale, cose che è stata fatta finora da un numero minoritario di categorie. Quindi in sostanza:

Secondo le regole attualmente in vigore basta un accordo individuale tra lavoratore e azienda per lavorare in smart working. Nel nuovo testo resta l’obbligo dell’accordo individuale, ma con norme generali che devono essere regolate da contrattazione nazionale o almeno da un accordo territoriale. Questi accordi devono riguardare alcune categorie come fragili, genitori e anche chi fa da caregiver.

Ci saranno agevolazioni per le aziende che scelgono lo smart working secondo contrattazione collettive. C’è la riduzione dell’1% dei premi assicurativi Inail. C’è il credito d’impresa per le aziende che fanno investimenti in tecnologia e informatica nei due anni successivi alla data di entrata in vigore della legge.

Leggi anche: Bonus cultura da 500 euro: come ottenerlo e quali sono i divieti

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Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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