Sciopero Lega Braccianti a Montecitorio: “Libertà e diritti per noi invisibili”

Piazza Montecitorio è stata lo scenario dello sciopero della Lega Braccianti i lavoratori immigrati sfruttati nella filiera della raccolta agroalimentare, vittime da anni del caporalato.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Sciopero Lega Braccianti. Arrivano da tutta Italia, gli “invisibili”, uomini, donne e giovani immigrati di tutte le età sfruttati dalla filiera agroalimentare.

Tutti insieme in corteo fino sotto Piazza Montecitorio guidati dal sindacalista Aboubakar Soumahoro per dire basta allo sfruttamento nei campi di raccolta alimentare.

Brandiscono tra le mani mazzi di asparagi, a simboleggiare il lavoro per il quale vengono sfruttati tutto l’anno, e indossano magliette con un messaggio che non ha bisogno di interpretazione: “che fioriscano i diritti e non l’indifferenza”

Sciopero Lega braccianti: la voce degli “invisibili”

Lo sciopero della Lega Braccianti, avvenuto nel centro di Roma, è partito da Largo di Torre Argentina, fino ad arrivare sotto le finestre, ben chiuse, di Montecitorio.

Il fine uno solo: chiedere il permesso di soggiorno per avere una documentazione che attesti la loro esistenza e quindi tutela e diritti per poter essere liberi di lavorare senza essere sfruttati.

Sono tantissime le delegazioni di braccianti arrivate con i bus da ogni parte d’Italia: da Borgo Mezzanone nel foggiano, teatro un mese fa dell’ennesimo agguato ai danni dei braccianti che ha di fatto innescato la rabbia dei lavoratori, passando per la Basilicata, Agro Pontino e Piemonte.

Non solo la lega braccianti ha preso parte allo sciopero

A guidare lo sciopero Lega Braccianti c’è ancora una volta il sindacalista Aboubakar Soumahoro che da anni lotta nei campi e nelle piazze per tutelare la comunità degli “invisibili”. Alla manifestazione hanno preso parte anche rappresentanti della categoria dei rider e anche una delegazione dell’AIC (associazione italiana coltivatori).

Gridano i braccianti, provano a farsi sentire:

Permesso? Per tutti! Libertà? Per tutti! Legalità? Per Tutti!

Sciopero, sciopero, sciopero, sciopero!

La manifestazione è stata caratterizzata principalmente dalle testimonianze di molti dei braccianti, prima è stata invitata tutta la platea a un minuto di silenzio per i lavoratori immigrati morti nei campi.

La testimonianza di Eva

La prima testimonianza dello sciopero Lega Braccianti è quella di Eva, una giovane africana sfruttata anche lei nei campi e vittima di violenza:

Voglio chiedere basta alla violenza sulle donne, non solo l’8 marzo, ma tutto l’anno

Poi continua rivolgendosi alle donne che lavorano nei campi di raccolta:

Noi donne lavoriamo nelle campagne ogni giorno proprio come gli uomini, e voglio farvi capire che come soffrono gli uomini soffriamo anche noi donne.

Ricordatevi che le sofferenze però sono uguali in questo caso, noi siamo qui per trovare soluzioni di libertà e uguaglianza

Sciopero Lega Braccianti: “Alcuni di noi spariscono nei campi di grano ma non importa a nessuno”

Lo sciopero degli invisibili continua per alcune ore e si susseguono numerosi gli interventi, alcuni pieni di rabbia, altri pieni di dolore non solo per la condizione miserevole ma anche per il ricordo di molti immigrati morti nei campi perché vittima di agguati, uno dei manifestanti dice in un intervento:

Siamo qui per chiedere i nostri diritti, anche solo il diritto alla salute. Non siamo animali.

Chiediamo solo il permesso di soggiorno, un pezzo di carta, che qui dentro (indica Montecitorio) possono rilasciarci.

Moriamo nelle campagne come animali, fucilati nei campi di grano mentre altri spariscono nel nulla.

Siamo in cerca di sopravvivenza per poter cambiare la nostra vita e vivere dignitosamente.

Sciopero Lega Braccianti, Aboubakar Soumahoro parla anche della palestina: “Non saremo liberi finchè anche il popolo palestinese non sarà libero”

Durante il suo intervento Aboubakar Soumahoro racconta un episodio poco piacevole che ha riguardato i braccianti all’arrivo a Roma.

I manifestanti avevano al seguito molti mazzi di asparagi, il simbolo della raccolta nei campi, ma una volta arrivati succede questo:

A un certo punto ci siamo sentiti dire: “non potete portare gli asparagi sotto Montecitorio”.

C’è stato un momento di confusione, noi non sapevamo mica che gli asparagi fossero così pericolosi, non lo sapevamo.

Abbiamo portato gli asparagi per far vedere i nostri stivali sporchi di fango e miseria con i quali raccogliamo questi asparagi.

La loro paura degli asparagi era solo un’intenzione di nasconderci, li abbiamo portati non come arma di odio ma come arma di rivendicazione di libertà e di diritti negati.

Solidarietà al popolo palestinese

Aboubakar Soumahoro continua il suo intervento dedicando parole di vicinanza e solidarietà anche alla situazione del popolo palestinese:

Vogliamo ricordare che vive in queste ore sotto le bombe, siamo qui a gridare anche che la nostra libertà sarà incompleta finché non ci sarà anche la libertà del popolo palestinese.

Leggi anche: La sfida di Aboubakar: “Mai più invisibili, daremo voce a chi non l’ha mai avuta”

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