Carabinieri “infedeli”. Lo scandalo della caserma di Piacenza

Per la prima volta in Italia un’intera caserma dei carabinieri è stata messa sotto sequestro. A Piacenza diversi militari sono stati arrestati con numerose accuse.

Luca Tartaglia
Luca Tartaglia
Classe 88. Yamatologo laureato in Lingue Orientali, specializzato in Editoria e Scrittura, con un Master conseguito in Diritto e Cooperazione Internazionale. Ama dedicarsi a Musica e Cultura, viaggiare, “nerdeggiare” e tutto ciò che riguarda J. J. R. Tolkien
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Intercettazioni e accuse che fanno accapponare la pelle se si pensa che gli interessati sono dei carabinieri. I gendarmi arrestati sono sei, mentre altri quattro sono stati sottoposti a misure cautelari di altro genere. A loro si aggiungono altre 12 persone coinvolte nell’inchiesta: 7 sono state arrestate, 4 sono ai domiciliari e una è libera. Quasi l’intera caserma “Levante” di Piacenza. Una vera e propria organizzazione criminale, dove i carabinieri coinvolti sono indagati di traffico e spaccio di stupefacenti, ricettazione, estorsione, arresto illegale, tortura, lesioni personali, peculato, abuso d’ufficio e falso ideologico. Nelle intercettazioni si possono ascoltare gli accusati vantarsi di pestaggi e torture, atti intimidatori e spaccio di droga, con un sinistro spregio della divisa e della legalità.

Non c’è stato nulla in quella caserma di lecito. La procuratrice capo di Piacenza Grazia Pradella

Intercettazioni e reati “impressionanti”

“Ho fatto un’associazione a delinquere ragazzi (…) in poche parole abbiamo fatto una piramide (…) noi siamo irraggiungibili”, così un’intercettazione fra gli indagati. Emergono dettagli raccapriccianti sull’attività dell’organizzazione criminale. Torturavano e picchiavano gli spacciatori, gestivano il traffico di droga della città, facevano arresti illegali e festini a base di droga durante il lockdown (dove aiutavano gli spacciatori a transitare), questi sono solo alcuni degli episodi al vaglio degli inquirenti. I carabinieri coinvolti avevano in “pugno” la città, e la catena di comando militare sembra giocasse un ruolo di complicità, “perché se lo possono permettere, perché portano gli arresti”. Il gip incaricato di Piacenza Milani sottolinea come il comandante dei carabinieri responsabile non solo non vigilasse sull’attività dei suoi sottoposti, ma anzi avallasse azioni illecite e violenze. Un’indagine complessa, pregna di reati, che ora, con l’inizio degli interrogatori farà ancora più luce su un sistema criminale “in divisa”. Tutto ciò, continua Milani, getta un disonore sulle istituzioni e sul più antico corpo di polizia italiano:

In presenza di risultati in termini di arresti eseguiti, gli ufficiali di grado superiore erano disposti a chiudere un occhio sulle intemperanze e sulle irregolarità compiute dai militari loro sottoposti

Leggi anche: “Ora Stefano può riposare in pace”: 12 anni ai due carabinieri che uccisero Cucchi

Generale Carabinieri Nistri
Comandante Generale dei Carabinieri Giovanni Nistri.

Le reazioni

Il Comandante Generale dei carabinieri Nistri in prima linea a condannare l’episodio. Troppo gravi episodi del genere, il rischio di intaccare la fiducia del paese verso la divisa rosso blu è enorme. E soprattutto mettono a repentaglio la sicurezza e la fiducia verso gli oltre 100 mila carabinieri in servizio. Lo Stato non si ferma, continua il generale, e verso i responsabili si procederà con il massimo rigore, e sempre con la massima severità, soprattutto per non mettere in ombra chi tutti i giorni rischia la vita e si spende totalmente per il paese. Il noto scrittore Roberto Saviano, sotto scorta dei carabinieri dal 2006, si sfoga su Twitter “urlando” che i soggetti in questione sono dei bulli e non sono dei carabinieri. Decisa anche Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, morto per mano di alcuni carabinieri il 22 ottobre 2009 che vede due carabinieri condannati a 12 anni per omicidio preterintenzionale. Senza dimenticare il coraggio dei militari che hanno testimoniato al processo sulla morte del fratello e smascherato i colpevoli aggiunge:

Basta parlare di singole mele marce, i casi stanno diventando davvero troppi. Il problema è nel sistema.

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Luca Tartaglia
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