Eolie, salvato il capodoglio Spike impigliato in una spadara: “Un pericolo costante”

È illegale, ma molti pescatori continuano ad usarle. Le reti intrappolano di tutto, dall'esemplare più piccolo al più grande. Sono pericolose per tartarughe e delfini e perfino per un capodoglio.

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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Tra delfini e tartarughe, in questo periodo dell’anno le acque siciliane sono uno spettacolo raro. Ma le molte specie che si aggirano in questo mare sono ancora minacciate dalla pesca illegale. Reti fantasma, nasse e spadare continuano a uccidere migliaia di animali ogni anno e, come nel caso dal capodoglio Spike, non risparmiano nessuno, dall’esemplare più piccolo al più grande. Giorni fa, durante un giro di perlustrazione a largo delle isole Eolie, il team del Filicudi Wildlife Conservation, associazione no profit volta allo studio e alla conservazione delle risorse marine, ha avvistato e salvato un capodoglio in difficoltà. Spike, così è stato chiamato, aveva la coda quasi del tutto immobilizzata da una spadara nella quale era rimasto impigliato e ciò gli impediva di nuotare. È stato necessario l’intervento della Guardia Costiera e del centro Diving Lipari per riuscire a salvarlo, ma alla fine ce l’hanno fatta.

L’operazione di salvataggio

La scorsa settimana i biologi del Filicudi Wildlife Conservation, partner del progetto europeo Life Delfi, stavano facendo monitoraggio nelle acque delle Eolie, quando all’improvviso hanno avvistato il giovane capodoglio in difficoltà. Nel tentativo di liberarlo i volontari si sono tuffati in acqua, ma la situazione era più complessa del previsto. Ha spiegato la biologa e presidente dell’associazione, Monica Blasi, a Repubblica:

Non potevamo liberarlo senza aiuto: abbiamo chiamato la Guardia Costiera di Lipari e successivamente il Lipari Diving con esperti sommozzatori che ci hanno aiutato, lavorando con piccoli coltellini, a tagliare la rete senza far male all’animale.

L’operazione di salvataggio è durata quasi 2 ore e, ricorda la biologa, Spike aveva un respiro a intervalli regolari di un paio di minuti. Probabilmente, l’animale è rimasto a lungo sott’acqua senza poter emergere e respirare. Sì, perché ha spiegato Monica Blasi, questi grandi mammiferi hanno i polmoni come noi, devono respirare per non morire. Infatti, una volta liberato dalla spadara Spike ha aspettato a lungo, continuando a respirare in superficie.

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Un gruppo di quattro capodogli

In questo periodo nelle acque siciliane gli avvistamenti di cetacei sono frequenti. Probabilmente la diminuzione del traffico marittimo, dovuto al lockdown, li spinge più vicino alle isole. Ed è lì che il capodoglio Spike è stato avvistato con altri 3 esemplari. Ha raccontato la biologa:

Oggi abbiamo avvistato appunto quattro capodogli e ora dovremo capire se sono il gruppo di qualche giorno fa, Spike compreso. Sarebbe davvero splendido.

E continua Monica Blasi:

Erano quattro proprio come quando abbiamo liberato Spike. Infatti, quando ci siamo imbattuti in lui, c’erano altri tre capodogli poco distanti che lo aspettavano. È stato bellissimo: noi lavoravamo per liberarlo e loro aspettavano che lui li raggiungesse.

Le spadare: “Un pericolo costante”

La pesca illegale continua a rappresentare un problema in questa parte di mare. Non essendo ancora una zona protetta, l’arco Eoliano è soggetto a sfruttamento da parte dei pescatori, ma il pesce comincia a scarseggiare. Ha detto la Blasi:

nelle eolie Contiamo una comunità di appena 42 tursiopi e senza dichiarare quest’area protetta potremmo perdere anche loro, visto che il pesce scarseggia. Adesso grazie al nuovo progetto europeo Life Delfi speriamo di avere più risorse per portare avanti incontri di dialogo con i pescatori, per far capire l’importanza della conservazione.

Il problema è che spesso i pescatori:

se ne infischiano delle multe per l’uso delle spadare. Una multa si aggira sui duemila euro: se riescono a pescare un paio di tonni rossi di almeno 300 chili, si sono già ripagati la multa e ci hanno pure guadagnato. Servono regole più severe per chi usa le spadare o altrimenti altri Spike resteranno intrappolati nelle reti, rischiando la vita.

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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