La relazione tecnica del ddl Bilancio prevede una rivalutazione pensioni decrescente. In breve, gli assegni più corposi saranno rivalutati meno di quelli più bassi.
Questo significa che a perdere di più saranno le pensioni superiori di 10 volte al minimo, ovvero quelle sopra i 5.253,80 al mese. Ma ecco nel dettaglio come funzionerà.
Rivalutazione pensioni: si ricalcoleranno in senso decrescente quelle più alte
Rivalutazione pensioni: in breve, si ricalcoleranno in senso decrescente le pensioni più alte in modo da finanziare la rivalutazione degli assegni più bassi. Il ritocco verso l’alto degli assegni varierà dall’1,2% al 5,6% a seconda dell’importo del cedolino.
Tale sistema di calcolo premierà le pensioni inferiori a 4 volte il minimo (quelle sotto i 2.101,52 euro), mentre penalizzerà quelle che il minimo lo superano almeno di 10 volte, ovvero gli assegni sopra ai 5.253,80 euro al mese.
Rivalutazione pensioni: i numeri nel dettaglio in base al cedolino
Rivalutazione pensioni: in base alle norme in vigore dal 1998, il governo guidato dalla Premier Giorgia Meloni ha deciso di rivalutare al 100% (e quindi al 5,6%) soltanto le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo Inps, ovvero quelle fino a 2.101,52 euro lordi al mese. Come anticipato, invece, le pensioni più alte verranno rivalutate diversamente, nello specifico:
- le pensioni fino a 626,290 euro (tra 4 e 5 volte il minimo Inps) saranno rivalutate al 4,7%
- le pensioni tra i 2.626,91 e fino a 152,28 euro (tra 5 e 6 volte il minimo Inps) saranno rivalutate al 2,9%
- le pensioni tra i 3.152,29 e i 4.203,04 euro (tra 6 e 8 volte il minimo Inps) saranno rivalutate al 2,6%
- le pensioni tra i 4.230,05 e i 253,80 euro (tra 8 e 10 volte il minimo Inps) saranno rivalutate al 2%
- le pensioni superiori ai 5.253,80 euro (oltre 10 volte il minimo Inps) saranno rivalutate all’1,2%.
Come sempre, oltre alle suddette rivalutazioni, verrà anche calcolato l’opportuno conguaglio.
Rivalutazione pensioni e coperta corta: i limiti della finanziaria
Con la nuova rivalutazione pensioni, saranno quindi gli assegni almeno 10 volte superiori al minimo Inps a essere penalizzati rispetto a quanto accaduto nel 2023. La rivalutazione sarà infatti soltanto del 22% dell’inflazione, con minori entrate che possono toccare anche gli 8mila euro l’anno, come ha calcolato Il Corriere della Sera.
Il Governo, che prima premeva affinché lo schema di ricalcolo del 2024 ricalcasse quello del 2023, è poi tornato sui propri passi non potendo tenere fede all’intenzione di rivalutare al 90% dell’inflazione le pensioni tra quattro e cinque volte il minimo, che – come anticipato – dovranno accontentarsi di una rivalutazione pari all’85% del tasso di inflazione, ossia il 4,7%.
La coperta per la nuova finanziaria è infatti più corta che mai e occorre far fronte anche alla necessità di ripensare il taglio delle pensioni dei medici, perché si teme un loro esodo (in realtà già in corso) verso altri lidi più remunerativi. In questo senso, si sta vagliando l’ipotesi di cancellare la norma oppure di attuarla in modo più lieve, magari soltanto a svantaggio dei pre-pensionati e non di chi entrerà in pensione rispettando i tempi corretti.
Tra l’altro, lo spazio di manovra per le rivalutazioni è ridotto anche per via della volontà dell’esecutivo di ritoccare verso l’alto le pensioni minime, con aumenti dell’1,5% per i pensionati tra i 65 e i 75 anni e del 6,4% per gli over 75. Come riporta il sito specializzato Money.it, questa rivalutazione (effettuata tenendo conto del tasso d’inflazione) porterà la pensione minima a salire in modo da avvicinarsi all’obiettivo 1.000 euro, cavallo di battaglia di sempre di Silvio Berlusconi, rilanciato durante la campagna elettorale di settembre 2022 e ora portato avanti dal nuovo leader di Forza Italia Antonio Tajani.
