Riprende la Serie A, ma non il calcio femminile. Serra: “Non siamo mai una priorità”

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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La serie A ripartirà, ma non quella femminile. Troppi rischi e pochi investimenti per il calcio dilettantistico. Le tante misure da adottare per un ritorno in sicurezza e il poco tempo a disposizione hanno penalizzato i club. Solo tre società su dodici, Juventus, Milan e Sassuolo, hanno ripreso gli allenamenti. Tutti gli altri hanno rinviato. Gli introiti del calcio maschile e femminile non sono nemmeno paragonabili, ha commentato Katia Serra, responsabile dell’Associazione italiana calciatori per il settore. E ha detto:

Le problematiche da risolvere erano tante ed è difficile farlo in un ambiente privo di tutele. Purtroppo, il calcio femminile non è una priorità per nessuno, è stata fatta questa scelta. Anche per chi investe importanti somme di denaro, la mancanza del passaggio al professionismo riduce i profitti e il rischio è maggiore.

“O giocano tutte o nessuna”

La scelta della Figc è ormai ufficiale. “Una decisione presa a malincuore” dice Gabriele Gravina, presidente della Federazione, e che ha lasciato scontente molte giocatrici. Le ragazze del club bianconero, in vantaggio sulle altre di 9 punti, non riceveranno alcun titolo e dovranno aspettare il prossimo agosto per tornare a sfidarsi in campo. La formula dei play off e dei play out, che avrebbe coinvolto solo 6 squadre su 12, non ha soddisfatto le giocatrici che quindi hanno accettato la proposta della Figc di chiudere il campionato. “O giocano tutte o nessuna” hanno risposto. E spiega Katia Serra:

Il calcio femminile non ha un giro economico tale da permettere una ripresa del campionato. Ma è un bene che quello maschile sia ripartito. Ci sono tanti posti di lavoro da salvare lì.

Leggi anche: Favara: è nata la prima scuola politica per le leader di domani

Le ragazze scelgono di battersi per il professionismo

Più caustico, invece, il commento di Milena Bartoli, allenatrice della Nazionale italiana femminile che ha detto alle pagine del Corriere:

Per certi club le donne sono soltanto immagine.

Il calcio femminile in Italia è praticato ancora a livello dilettantistico. I club si dovrebbero occupare maggiormente della categoria, secondo la Serra, organizzando in egual modo la programmazione, l’attenzione e la parità di trattamento che riservano ai giocatori. Finché non accadrà il calcio femminile sarà sempre penalizzato e la sua sopravvivenza dipenderà solo dalla forza di volontà delle calciatrici stesse. All’estero non è così e, anzi, le opportunità non mancano. E ha detto a tal proposito:

Se ne potrebbero andare in qualsiasi momento. Le ragazze ‘mondiali’ hanno declinato le offerte per rimanere in Italia, per continuare la battaglia per il professionismo, per dare tutele a loro stesse e alle atlete future.

Una grande prova di determinazione delle calciatrici, ma che finirà comunque con il penalizzare i risultati della Nazionale nel campionato europeo del 2022. Le atlete riprenderanno le attività solo ad agosto e già in autunno dovranno giocare le partite di qualificazione. Il rischio è quello di arrivare impreparate. Leggi anche: Presidente donna in Corte costituzionale, passo gigante per la parità di genere? di Elza Coculo  

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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