Presidente donna in Corte costituzionale, passo gigante per la parità di genere?

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È notizia abbastanza recente il fatto che per la prima volta la Corte costituzionale ha una presidente donna. Si tratta di Marta Cartabia, giurista cinquantaseienne che è appartenuta alla Consulta per 8 anni e 3 mesi prima di essere eletta presidente. Un passo normale per la prassi istituzionale ma un passo gigante per la parità di genere. L’annuncio conseguente all’elezione è avvenuto pochi giorni dopo la notizia che in Finlandia si è insediata la più giovane primo ministro d’Europa dando così l’impressione che anche l’Italia abbia seguito, in qualche modo, l’esempio scandinavo sulla parità di genere. Il commento a caldo della presidente fu “Si è rotto un tetto di cristallo”.

Una mezza novità nella storia repubblicana

Effettivamente non era mai accaduto in 72 anni di Repubblica, e 64 di Consulta, che una donna avesse un compito di garanzia e responsabilità così elevato. Possiamo tenere presenti degli esempi precedenti come, tra gli altri, quello di Tina Anselmi, Nilde Iotti ed Elisabetta Casellati, ma mai si era giunti ad un ruolo di garanzia istituzionale così importante. Il fatto stesso che i giudici Costituzionali siano nominati per un terzo dal Presidente della Repubblica, per un altro terzo dalle magistrature ordinarie, amministrative e contabili- 3 dalla magistratura ordinaria, uno dal Consiglio di Stato e uno dalla Corte dei Conti- e per il resto dal Parlamento in seduta comune, necessitando in questa occasione di una maggioranza di almeno tre quinti, o se preferite il 60%, dà l’idea dell’importanza di questo organo di garanzia. La presidente Cartabia era un giudice di nomina del Presidente della Repubblica ed essendo stata nominata nel settembre 2011 dal Presidente Emerito Giorgio Napolitano, dovrà restare in carica, per legge, fino al settembre 2020.

Una novità ma anche una prassi

È tuttavia dovere di cronaca sottolineare che è prassi consolidata all’interno della Corte nominare presidenti quei giudici che sono prossimi alla scadenza del mandato ed in questo caso, a parte la presidente Cartabia c’era la possiblità di scegliere solo un altro componente la cui nomina risale al 2011 con l’entrata in carica lo stesso giorno. Per la verità i giudici in carica dal 2011 erano 4 ma uno era Sergio Mattarella divenuto poi Presidente della Repubblica ed un altro è entrato in carica qualche mese dopo. L’auspicio, al di là delle insindacabili ed inoppugnabili consuetudini interne alla Corte, è che essa continui a fornire le garanzie che ha sempre assicurato prescindendo dal genere del suo presidente. Infine, anche se dal punto di vista istituzionale ci si poteva aspettare questa scelta, è necessario sottolineare che si tratta di un indiscusso passo avanti dal punto di vista sociale per la parità di genere.   di Domenico Di Sarno

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