La rielezione di Mattarella è il simbolo dell’impotenza della nostra classe politica

La rielezione di Mattarella è stata accolta come un trionfo da molti, ma rappresenta un'evidente dichiarazione di impotenza da parte della nostra classe politica, che si è presentata alla sfida del Quirinale priva di una vera strategia.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Il Pd ha definito la rielezione di Mattarella “un grande successo per il Paese” con “la saldezza e l’unità del Pd poste al servizio della Repubblica”. I dem festeggiano trionfali quella che, agli occhi dei più, non è altro che una sconfitta. Un’ammissione di impotenza. A conferma di quanto la distanza tra popolo e classe politica non possa essere più grande.

Il centrodestra, da parte sua, esce distutto dalla battaglia per il Quirinale. Salvini, nel ruolo di kingmaker, ha mostrato tutta la sua inadeguatezza: prima facendo forza (e fallendo) sul nome della Presidente del Senato Casellati, poi cercando l’accordo con Conte su quello della direttrice del Dis Elisabetta Belloni.

Alla fine, costretto al compromesso, il leader del Carroccio ha di fatto assecondato le volontà del centrosinistra su Mattarella, con l’eloquente non ci posso credere” twittato da Giorgia Meloni. Senza contare il dissociarsi di FI, che ha abbandonato gli “alleati” sul nome di Belloni, annunciando totale autonomia.

Rielezione di Mattarella: l’impreparazione della classe politica

Rielezione di Mattarella: l'impreparazione della classe politica

Il M5S, se ce ne fosse bisogno, si è riconfermato una realtà sfilacciata, discorde, debole. Basti pensare a come sul sì a Belloni ieri sera Conte sia andato dritto, sicuro, salvo poi scontrarsi frontalmente con l’ammonimento di Di Maio, che aveva definito “indecoroso” bruciare un nome come quello del capo dei servizi segreti, oltre ad etichettare come “sbagliato” il metodo utilizzato.

E il ministro degli Esteri non aveva tutti i torti: le soluzioni pensate prima di attraccare al porto sicuro della rielezione di Mattarella sono state circostanziali, quasi improvvisate, buttate lì. Non c’è mai stato un piano, né la volontà di un accordo serio: solo proposte più o meno di bandiera, un’accozzaglia di nomi lanciati nel calderone, come se l’elezione della carica più alta dello stato fosse una nomination del Grande Fratello, un gioco, un divertente passatempo in cui vince chi la spara più grossa.

Rielezione di Mattarella, frutto della mancanza di una strategia. Soddisfatto Renzi

Le forze politiche sono arrivate al primo scrutinio nel buio più totale, impreparate. Tra schede bianche, astensioni, franchi tiratori, l’unica certezza è stata la mancanza di una strategia. Ad averla, sempre solida, fin dall’inizio, sono state piccole realtà come +Europa e Azione, sempre coerenti nel votare la Guardasigilli Marta Cartabia.

Carlo Calenda ha scritto su Instagram: “Fino a stamattina, abbiamo sostenuto Marta Cartabia, che sarebbe stata un ottimo Presidente. Centrodestra e Centrosinistra hanno fallito, incapaci di trovare un accordo in grado di superare i veti reciproci”.

Ad uscirne soddisfatto è Matteo Renzi, che ieri aveva ribadito come la candidatura di Belloni al Colle fosse “un’idea inaccettabile” oltre che “una deriva anti istituzionale che non ha precedenti”. Il leader di Italia Viva ha definito la rielezione di Mattarella “l’unico modo per lasciare l’Italia al riparo dalle strampalate follie e dalla mancanza di regia politica”.

“Se serve ci sono”, Mattarella accetta il bis. Ma la politica si è persa

Se serve ci sono” ha detto Mattarella alle delegazioni dei partiti di maggioranza salite nel pomeriggio al Colle, disperate. I cittadini che hanno seguito le vicissitudini quirinalizie dei giorni scorsi, con nomi che uscivano all’improvviso come funghi e possibili scenari che cambiavano più o meno ogni mezz’ora, non possono far altro che concedersi una risata amara sulla sua rielezione.

Una presidenza che l’ironia del web ha già definito un “sequestro di persona” più che una conferma. D’altronde, si sa: chi corre e si ritrova al punto di partenza è perché si è perso. E perché, probabilmente, non sapeva dove andare. L’impressione, oggi, è che la classe politica italiana viva proprio questa condizione di impotenza e irrisolutezza.

Appare chiaro che non ci sia alcun trionfo da festeggiare, né buona notizia. Democrazia significa rigenerazione, cambiamento. Ma, soprattutto, significa che nessuno è indispensabile, che ognuno nel suo ruolo dovrebbe essere sostituibile. E quando Salvini chiede ai cittadini che Mattarella non “venga percepito come un ripiego”, accontentarlo sembra davvero molto difficile.

Leggi anche: “Dio salvi la Repubblica”, stallo tra i partiti: Draghi sullo sfondo, Mattarella bis l’uscita d’emergenza

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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