Referendum Costituzionale, le reazioni della politica e le conseguenze istituzionali

Tutto quello che c'è da sapere sulle conseguenze del referendum costituzionale, per cui tra il 20 e 21 settembre gli italiani hanno definitivamente approvato il taglio dei parlamentari.

Domenico Di Sarno
Domenico Di Sarno
Informatico e politologo laureato con Lode. amante dei libri di ogni genere perché fortemente convinto che la cultura sia come il cibo, ne serve ogni giorno per nutrire la mente. Appassionato di storia e diritto costituzionale.
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Referendum Costituzionale, le reazioni del mondo politico

Il 20 e 21 settembre gli italiani hanno definitivamente scelto di approvare tramite il referendum costituzionale il taglio dei parlamentari. La forza politica più rinvigorita da questo risultato è sicuramente il movimento 5 stelle. L’ex capo politico Luigi Di Maio, attualmente ministro degli esteri, non nasconde la soddisfazione per aver portato a casa uno dei cavalli di battaglia del M5S.

Referendum Costituzionale, reazioni trasversali

Anche delle forze di opposizione si sono schierate a favore del sì. La prima voce è quella di Matteo Salvini che ha rivendicato di aver votato la riforma in Parlamento e di averlo fatto anche da elettore. Anche l’altro “azionista” dell’opposizione, Giorgia Meloni ha rivendicato le ragioni del si per poi chiedere, in tarda serata, lo scioglimento delle camere. Forza Italia aveva lasciato fin da subito libertà di scelta. Il Pd aveva chiesto all’alleato di maggioranza relativa, il M5S, un impegno sulla legge elettorale prima di votare per il SÌ.

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Referendum Costituzionale, la vittoria ha sempre molti padri

Eppure non tutti gli schieramenti erano omogenei, per la verità in molti casi si sono registrate defezioni ai limiti dell’ipocrisia. Alcuni esponenti del Pd e della Lega si sono schierati per il no. Allo stesso modo Benedetto della Vedova ed Emma Bonino ha fatto una campagna contro la riforma.

Il partito che davvero ha dato di più e che può vantare una vittoria in tal senso è sicuramente il M5S, che aveva promesso questo taglio fin dalla campagna elettorale del 2018.

Referendum Costituzionale e legge elettorale

In serata, dopo l’annuncio definitivo dei risultati è arrivata la notizia che in caso di scioglimento delle Camere l’attuale legge elettorale non consentirebbe di formare un nuovo Parlamento secondo la Costituzione. Ci sono state anche reazioni del tutto strumentali che hanno definito il Parlamento a questo punto illegittimo. La legge elettorale necessitò di una riforma in quanto specifica il numero di collegi.

Referendum Costituzionale, cosa accadrebbe se si andasse al voto prima della legge elettorale?

La riforma ha una sorta di “clausola di salvaguardia” nell’articolo 4. Le disposizioni del taglio si applicano a partire dal sessantesimo giorno successivo all’entrata in vigore della revisione costituzionale. In altre parole se le camere fossero sciolte oggi e le elezioni avessero luogo prima dell’ultima decade di novembre, si andrebbe a votare sempre con l’attuale Costituzione che prevede ancora 945 parlamentari. Ma cosa accade se il governo non mette mano alla legge elettorale quanto prima? La risposta non è unica. Proviamo a descrivere il poi con ciò che sappiamo di certo. L’articolo 134 della Costituzione prevede la presenza della Corte Costituzionale come organo di livellamento. Di conseguenza, nel caso in cui non si riformi la legge elettorale, la Corte Costituzionale sarebbe chiamata a decidere, non sul taglio ma sulla legge elettorale con una sentenza “manipolativa”.

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Referendum Costituzionale, perché non è stata fatta prima la legge elettorale?

Si può pensare che il Parlamento avrebbe dovuto prima legiferare una legge elettorale che adeguasse il numero dei parlamentari e poi fare la riforma. Purtroppo questo sarebbe stato illegittimo perché una legge elettorale che prevede l’elezione di 600 parlamentari in un parlamento composto da 945, comprometterebbe il funzionamento istituzionale. La legge elettorale deve essere revisionata adesso, a valle della riforma. Bisogna farlo il prima possibile nella consapevolezza che le sentenze manipolative della Corte Costituzionale risolverebbero temporaneamente eventuali vuoti normativi.

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di Domenico Di Sarno

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Domenico Di Sarno
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Informatico e politologo laureato con Lode. amante dei libri di ogni genere perché fortemente convinto che la cultura sia come il cibo, ne serve ogni giorno per nutrire la mente. Appassionato di storia e diritto costituzionale.
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