Reddito di cittadinanza: fallisce per adesso la crociata di Matteo Renzi

La battaglia di Renzi contro il reddito di cittadinanza è morta nella culla, nessun referendum popolare se non una debole iniziativa di sondaggio avviata sul sito di Italia Viva negli ultimi mesi che ha raccolto appena 5000 firme per l'abolizione del sussidio per le famiglie a basso reddito.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Reddito di cittadinanza 1 Matteo Renzi 0. Che Renzi e i referendum non avessero buon feeling lo si era capito già nel 2016 quando aveva vinto il no al referendum costituzionale (Renzi-Boschi) che aveva di fatto costretto l’allora premier alle dimissioni con la promessa, non mantenuta, di abbandonare la politica.

La nuova battaglia di Renzi avviata con alcune dichiarazioni a luglio che avevano di fatto scatenato una bufera, dopo aver provocato una crisi di governo a febbraio il giorno in cui l’Italia aveva raggiunto il triste traguardo di 80 mila morti da Covid, aveva come obiettivo quello di abolire il reddito di cittadinanza.

“Io voglio mandare a casa il Reddito di Cittadinanza, perché voglio riaffermare l’idea che la gente deve soffrire, rischiare, provare, correre, giocarsela. Se non ce la fai, ti diamo una mano”. In queste dichiarazioni della scorsa estate si basava il principio secondo cui per il leader di Italia Viva bisognava di fatto avviare un’ambigua battaglia di giustizia sociale contro un sussidio che fino a oggi ha permesso a milioni di italiani di non finire in condizione di miseria totale. Tempismo da pandemia invidiabile quello dell’ex premier.

Matteo Renzi contro il Reddito di cittadinanza: una sconfitta annunciata?

Matteo Renzi contro il Reddito di cittadinanza: una sconfitta annunciata?

Proporre l’abolizione del reddito di cittadinanza in un momento in cui la pandemia ha ridotto sulla soglia di povertà quasi 9 milioni di persone va da se che non potrebbe mai essere un’idea che raccolga il consenso popolare.

Eppure alla dichiarazioni per tutta l’estate di Matteo Salvini secondo il quale i giovani avevano smesso di lavorare perché impigriti dal reddito di cittadinanza hanno fatto stranamente (?) eco le parole di Matteo Renzi.

Il reddito di cittadinanza è stato al centro di una continua polemica politica dal primo giorno in cui venne emessa la prima tessera.

Oggi centrodestra e Italia viva ne chiedono vuole la cancellazione. Pd e Movimento 5 Stelle ne chiedono la preservazione e il mantenimento, magari con qualche miglioria. Quello che però è sicuramente certo in questo momento è che la crociata di Matteo Renzi per raccogliere consensi e indire un referendum popolare contro il reddito di cittadinanza è stata un buco nell’acqua.

Premesso che non si possono indire referendum costituzionali e abrogativi l’anno prime delle elezioni politiche ne nei sei mesi successivi a queste, e considerando che da calendario dovremmo votare nel 2023, ecco che nel 2022, non si terrà alcun referendum.

Anche se un precedente c’è e risale al 1987. Correva il gennaio 1987 quando la Corte Costituzionale decise di ammettere tre dei cinque referendum su cui erano state raccolte le firme l’anno precedente: il primo riguardava la responsabilità civile dei magistrati, il secondo l’abolizione della commissione Inquirente, il terzo lo stop al nucleare.

Leggi anche: Più di 300 denunce tra Napoli e Vicenza: ecco chi sono i furbetti del reddito di cittadinanza

La raccolta firme contro il reddito di cittadinanza di Italia Viva

La raccolta firme contro il reddito di cittadinanza di Italia Viva

Fosse anche che non esistesse una legge simile, la raccolta firme avviata da Renzi sul sito di Italia Viva per abolire il reddito di cittadinanza ha raccolto a stenti 5000 adesioni. Sul sito ufficiale di Italia Viva infatti la simbolica petizione online, lanciata ad agosto, ha ottenuto risultati deludenti: le adesioni, dopo oltre due mesi, sono appena 5040, poco più della metà rispetto al tetto minimo accettabile di 10mila sottoscrizioni.

Un tentativo che si potrebbe definire leggermente disperato considerando che per l’adesione sarebbe sufficiente l’inserimento di un semplice indirizzo mail, a patto che sia funzionante. Niente richieste di documenti particolare, né la necessità di avere lo Spid.

L’ex premier aveva addirittura lanciato una sfida sul reddito di cittadinanza con alcune dichiarazioni:

Sono certo che appena vedranno mezzo milione di persone pronte a chiedere il referendum sul Reddito di cittadinanza, gli altri partiti abbandoneranno i toni polemici e il sarcasmo di queste ore.

Stiamo stilando il calendario preciso della raccolta firme. Anche perché, al netto delle proroghe, la scadenza per la consegna delle firme in Corte di Cassazione è fissata per legge al 30 settembre.

Al netto dei fatti a oggi non risulta nemmeno la costituzione di un comitato promotore, necessario per avviare il progetto referendum.

Leggi anche: Variante Delta Plus in Italia, cos’è e cosa provoca. Brusaferro: “È in diverse Regioni”

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