Quanto è efficace la vaccinazione eterologa? Ecco cosa dicono i dati

Il blocco di Astrazeneca agli under 60 ha portato gli esperti a proporre un mix di vaccini diversi tra prima e seconda dose. Quando è sicuro e cosa comporta?

Clarice Subiaco
Clarice Subiacohttps://medium.com/@ClariceSubiaco
Classe 1986, passato di studi umanistici e presente nel mondo dei dati. In mezzo, esperienze di lavoro come Digital PR, Content Strategist e Project Manager per startup e agenzie internazionali. Ama raccontare l'innovazione che ha un forte impatto sociale.
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Il recente caso di Camilla, la diciottenne di Genova morta dopo essersi sottoposta a vaccino AstraZeneca, ha portato anche l’Italia ad adottare misure di protezione verso le fasce di età più giovani. Per questo il Comitato Tecnico Scientifico ha raccomandato alle Regioni di sospendere la somministrazione di AstraZeneca agli under 60. Cosa succederà, dunque, alle migliaia di giovani che, approfittando degli Open Day, si sono sottoposti alla prima dose di questo vaccino?

Come accaduto già in Francia, Germania e Danimarca, probabilmente chi ha avuto una prima somministrazione di Vaxzeviria, meglio noto come vaccino AstraZeneca, dovrà essere sottoposto a una seconda dose di vaccino a mRNA, Pfizer o Moderna. Questa modalità, conosciuta come vaccinazione eterologa, consentirà una maggiore sicurezza per le fasce d’età più giovani e potrebbe rappresentare la nuova frontiera della lotta al Covid-19.

Quanto è efficace la vaccinazione eterologa?

Oltre alle questioni relative alla sicurezza del vaccino AstraZeneca, in molti si chiedono se una seconda dose effettuata con un vaccino diverso possa essere davvero efficace contro il Covid-19. 

Innanzitutto, come funziona? Il principio è quello di stimolare il sistema immunitario attraverso due input diversi. Questo metodo è stato già utilizzato nel vaccino contro l’Ebola e nello Sputnik V che utilizzano due tipologie di adenovirus diversi nella prima e nella seconda dose. Nel caso della vaccinazione eterologa, la differenza tra prima e seconda dose è ancora più sostanziale, poiché non si tratta di due diversi adenovirus, ma di due diverse formulazioni.

Astrazeneca è un vaccino a vettore virale, il che vuol dire che trasporta al suo interno una forma modificata di adenovirus dello scimpanzé che non è in grado di replicarsi all’interno del corpo umano, ma che trasporta in sé le informazioni del DNA che permettono di replicare la proteina spike del Sars-Cov-2 all’interno delle cellule umane. Una volta prodotta, la proteina stimola una risposta immunitaria che serve a combattere il Covid-19.

Il vaccino Comirnaty prodotto da Pfizer/Biontech e il Moderna, sono invece vaccini a RNA messaggero, ovvero delle molecole che consegnano alla cellula un “messaggio” per sintetizzare la proteina spike del Covid-19. 

Secondo gli esperti, la vaccinazione eterologa sarebbe più efficace

Secondo alcuni esperti, il mix di vaccini, aumenterebbe la copertura immunitaria contro il Covid-19. I vaccini a vettore virale, infatti, tendono a perdere di efficacia dopo la prima dose poiché il sistema immunitario reagisce in modo da neutralizzare in parte anche il vettore virale, diminuendone di fatto l’azione. I vaccini a mRNA, invece, mostrano tendenza a dare effetti collaterali dopo la seconda dose, anche se si tratta pur sempre di sintomi influenzali che finora non hanno destato particolari preoccupazioni.

Lo studio spagnolo: immunità da 30 a 40 volte maggiore con la vaccinazione eterologa

Tali teorie sembrano ricevere conferma da un recente studio britannico che ha confermato la sicurezza di una seconda dose diversa dalla prima di AstraZeneca, seppur con gli effetti collaterali che ormai conosciamo. Ancora più incoraggiante, lo studio spagnolo Combivacs presentato il 18 maggio dai virologi dell’Hospital Vall d’Hebron di Barcellona, in una conferenza stampa online. 

Lo studio è stato realizzato su 670 volontari di età compresa tra i tra i 18 e i 59 anni, che avevano tutti ricevuto una prima dose di Vaxzevria. I volontari sono stati sottoposti in due terzi dei casi a un richiamo con il faccini Pfizer, mentre nel restante terzo, si è proseguito con la vaccinazione di AstraZeneca. I risultati sono stati sorprendenti: le persone sottoposte al mix di vaccini hanno avuto una produzione di anticorpi da 30 a 40 volte maggiore rispetto a chi aveva ricevuto due dosi di Vaxzeviria, e una quantità di anticorpi neutralizzanti sette volte più alta rispetto alla prima dose, mentre con le due dosi di Vaxzevria si è visto un raddoppio.

Inoltre, solo l’1,7% dei sottoposti a vaccinazione eterologa ha riferito di effetti collaterali moderati, che si sono comunque risolti in poche ore.

Altri studi confermano l’efficacia della vaccinazione eterologa

Un gruppo di infettivologi dell’Ospedale la Charité di Berlino, ha sottoposto a test 300 operatori sanitari, una parte dei quali vaccinata con due dosi di Pfizer e un’altra con una di Pfizer e l’altra di AstraZeneca. Anche in questo caso lo studio ha mostrato dati positivi: la produzione di anticorpi è risultata sovrapponibile. Anche i virologi dell’Ospedale di Ulm, che hanno controllato l’effetto del mix Vaxzevria-Pfizer/BionTech in 26 soggetti, hanno confermato l’ottima produzione di anticorpi, e anche di linfociti T, e l’efficacia contro le varianti inglese (alfa) e sudafricana (beta).

La vaccinazione eterologa potrebbe risolvere i problemi di approvvigionamento

Nelle prossime settimane, verranno effettuati test simili anche sui vaccini Moderna e Novavax. Questi studi saranno fondamentali per capire se in futuro sarà necessaria la somministrazione di una terza dose, anche alla luce delle nuove varianti che potranno emergere nei mesi a venire. Infine, la vaccinazione eterologa potrebbe risolvere problemi di approvvigionamento, consentendo una circolazione maggiore dei diversi vaccini autorizzati dalle autorità competenti.

Leggi anche: Pfizer, AstraZeneca o Moderna, chi vince la sfida dei vaccini anti Covid-19?

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