Clima: “Ancora 10 anni per agire, ora serve il salto di qualità”

Antonio Guterres, segretario generale dell'Onu ammonisce: "Fondi e tecnologie ci sono, ora o mai più". Ecco i punti chiave del terzo rapporto Ipcc.

Enrica Vigliano
Enrica Vigliano
Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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Pubblicato il documento finale dell’International panel on climate change (Ipcc), il rapporto dell’Onu che si occupa del clima e dei suoi cambiamenti giunto alla sua fase finale, a seguito delle consultazioni tra scienziati e politici guidate dal segretario generale Antonio Guterres.

La roadmap delle Nazioni Unite è dunque stata stilata e farà da guida alle scelte degli Stati Membri in materia di sostenibilità ambientale, economia e attività d’intervento da qui al 2030.

Lo scenario e le prospettive

Il sesto rapporto di valutazione sul clima dell’Onu, dopo otto anni di lavoro, ha delineato lo status quo della situazione attuale, rilevando che l’aumento di emissioni di anidride carbonica nel decennio 2010-2019 è imputabile soprattutto alle attività antropiche, ed è quello più alto mai registrato sinora.

I miliardi di CO2 rilasciati annualmente in questo lasso di tempo oscillano tra i 56 e i 59 miliardi di tonnellate. Nel decennio 2011-2020 la temperatura mondiale è salita di 1,1°C rispetto alle medie preindustriali.

Per far sì che la temperatura non aumenti del temuto 1,5°C è necessario che il picco di emissioni sia raggiunto entro e non oltre il 2025, per poi ridurle drasticamente, almeno del 43%, nei successivi 5 anni.

Analogamente, per rimanere al di sotto della soglia massima di aumento temperature di 2°C stabilita dagli accordi di Parigi, sempre entro il 2025 bisogna raggiungere l’apice delle emissioni, con un taglio del 25% entro il 2030.

Le dichiarazioni di Antonio Guterres: puntare sui fossili è una follia

Feroce e inoppugnabile la posizione del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che senza mezzi termini aveva ammonito i partecipanti alla presentazione del rapporto con parole dure:

Abbiamo assistito a una litania di promesse sul clima rimaste inadempiute. Ora è tempo di smetterla di bruciare il nostro pianeta e cominciare a investire sulle risorse rinnovabili, così abbondanti e a portata di mano. Basta con gli impegni vuoti, andiamo incontro a un mondo invivibile

Ancora più intransigente l’attacco contro le industrie del fossile e degli imprenditori spregiudicati, che approfittano della situazione geopolitica per raggiungere facili profitti, incidendo negativamente sul clima:

Gli interessi di uomini d’affari e politici soffocano il nostro pianeta, puntando sui combustibili fossili e su quello che ne consegue. Questo atteggiamento, che privilegia nuove infrastrutture per le fonti non rinnovabili è pura follia, moralmente ed economicamente.

Il segretario generale ha poi richiamato l’attenzione sulla responsabilità di tutti nei confronti delle nuove generazioni e dei paesi che hanno subito e subiscono l’industrializzazione occidentale: circa 3,5 miliardi di persone sono a rischio in zone vulnerabili.

Si è infine appellato anche ai singoli cittadini, perché promuovano un’ondata di cambiamento dalle fondamenta, reclamando ai governi locali lo stop al carbone e la promozione dell’energia rinnovabile.

Risorse e tecnologie ci sono, usiamole!

Restano 10 anni, secondo i 1000 esperti che hanno contribuito al rapporto, per intervenire prima che le conseguenze delle nostre azioni diventino irreparabili.

La buona notizia è che si può ancora invertire la rotta e mettere in atto una serie di azioni efficaci che portino alla riduzione delle emissioni di gas serra. I piani attuali sono incoraggianti, ma non ancora del tutto sufficienti, motivo per cui affrontare il problema climatico deve diventare prerogativa di tutte le scelte di governo e di attività.

Le risorse alternative ai combustibili fossili e le tecnologie per sfruttarle esistono, ed è su quelle che bisogna investire.

Sviluppo resiliente ai cambiamenti climatici

Nel rapporto Ipcc sono indicate anche le modalità possibili per opporsi alla degenerazione del clima, sia a livello industriale che a livello individuale.

La prima voce di cambiamento è quella del settore energetico, con l’abbandono progressivo del fossile, l’avvio degli impianti per la cattura del carbonio, la diffusione dell’elettrificazione e il risparmio.

Ma anche settori quali l’alimentare, i trasporti e l’edilizia dovranno svoltare energicamente verso soluzioni più sostenibili e a impronta neutra se non negativa.

Leggi anche: Direct Air Capture, cos’è e come funziona

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Enrica Vigliano
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Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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