Pianta pistacchio, l’albero dell’oro verde

Quanto sono buoni i pistacchi? La loro coltivazione però richiede molta pazienza e tanta dedizione. Ecco perché è una delle eccellenze gastronomiche italiane.

Enrica Vigliano
Enrica Vigliano
Enrica Vigliano, romana per adozione. Lavora nel mondo dell’arte e della comunicazione di eventi, dopo gli studi di Archeologia e di Business dei beni culturali. Adora parimenti la matematica e la grammatica, avendo una predilezione per le parole crociate e per la vita all’aperto.
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Se è vero che i soldi non crescono sugli alberi, a quanto pare per l’oro non vale la stessa regola: tra le coltivazioni più redditizie e famose al mondo troviamo quella della pianta pistacchio, che produce l’omonimo frutto, considerato un vero e proprio “oro verde”.

Storia della pianta del pistacchio

La storia dei pistacchi affonda le sue radici in un passato antichissimo: questi alberi sono infatti coltivati da migliaia di anni nel Medio Oriente, specialmente in Iran, Siria e Turchia.

Tracce dei semi di pistacchio sono stati ritrovati in tombe risalenti all’VIII secolo a.C., indice di quanto questa pianta fosse già apprezzata.

Egizi, Babilonesi, Assiri, Persiani e Greci ne hanno tramandato gli usi sia alimentari che medicinali. Gli imperatori, le regine e i faraoni di queste civiltà non rinunciavano ad avere i pistacchi sulla loro tavola. Leggenda vuole che la “regina di Saba” ne fosse così ghiotta da requisire tutti i raccolti di pistacchio del regno assiro per cibarsene indisturbatamente.

Persino nella Genesi, libro del Vecchio Testamento della Bibbia, i pistacchi sono annoverati tra “le cose più squisite” della terra di Giacobbe e merce di scambio con l’Egitto, insieme al balsamo, al miele e alle mandorle.

Nel primo secolo d.C. il pistacchio giunse a Roma dalla Siria, esibito all’imperatore come prelibatezza dal governatore della regione, e da lì fu poi introdotto in Spagna.

La coltivazione del pistacchio in Sicilia arrivò con gli arabi, a partire dal VII sec. d.C. Di questa provenienza rimane traccia nel nome dialettale dato al pistacchio. Frastuca e frastucara indicano di fatto il seme e la pianta che lo produce, e la derivazione dai termini arabi con analogo significato fristach, frastuch o festuch è immediata.

Dove si produce il pistacchio?

I pistacchieti si trovano prevalentemente nelle zone caratterizzate da stagioni estive molto calde e secche e inverni corti, anche rigidi. Sebbene il pistacchio più famoso al mondo, quello di Bronte, sia prodotto in Sicilia, l’Iran e gli Stati Uniti detengono il primato di produzione mondiale. Seguono poi Turchia, Siria, Italia e infine la Grecia.

L’albero di pistacchio

Alberi di pistacchi

La Pistacia vera, termine botanico dell’albero del pistacchio, appartiene alla famiglia delle Anacardiaceae, insieme ad altri alberi da frutto come il mango, l’anacardo, il pepe.

La pianta pistacchioha un ampio e profondo apparato radicale con cui si àncora su terreni rocciosi, impervi e preferibilmente ben drenati.

Il fusto della pianta è corto ed eretto, mentre i rami sono lunghi e resinosi: il legno è grigio scuro, anche se nelle piante adulte risulta rossastro sotto la corteccia. Le foglie, vellutate quelle delle piante giovani, coriacee quelle degli esemplari più anziani, si dispongono in una fitta e globosa chioma, molto apprezzata per il suo aspetto decorativo.

Può raggiungere i 10 metri di altezza, anche se solitamente non si spinge oltre i 5-8.

Il pistacchio gode di lunga vita: può arrivare facilmente ai 200-300 anni, motivo per cui è ammirato e apprezzato anche come pianta da giardino.

Come si riconosce il maschio del pistacchio?

La Pistacea vera è una pianta dioica, ovvero esistono maschi e femmine che si distinguono per i fiori, sede degli organi riproduttivi differenziati.

Il maschio della pianta pistacchio produce fiori in grappoli o a pannocchia che producono un polline giallo e molto abbondante, che si disperde nell’ambiente tramite delle piccole ali, chiamate brattee.

Il maschio non dà dunque frutto ma è necessario perché i fiori della femmina, che assomigliano a piccoli frutti, vengano fecondati e per la conseguente produzione del pistacchio. La fecondazione è di tipo anemofilo, affidata cioè al vento, che durante i mesi primaverili trasporta il polline delle piante maschio.

Il pistacchio, l’oro verde delle aree desertiche

Pianta pistacchio_filari

La pianta di pistacchio produce dei grappoli di frutti allungati, grandi grosso modo come olive.

Il pistacchio è costituito da un mallo, indicativo per altro della varietà del pistacchio, che contiene a sua volta un endocarpo a guscio duro e sottile. Al suo interno, avvolto da una cuticola solitamente viola, c’è il seme, la parte commestibile del frutto, caratterizzato dal bel verde brillante che lo distingue.

Proprio a causa di questo colore in alcune produzioni di pistacchio, come quella rinomata di Bronte, il pistacchio è conosciuto come “oro verde”.

La sua coltivazione, raccolta e trasformazione garantisce infatti ingenti guadagni a partire da un prodotto della terra.

La raccolta del pistacchio

Ricordiamo che il raccolto dei pistacchi avviene ogni due anni, per permettere alla pianta di fruttificare in modo opportuno. Si distinguono così gli anni cosiddetti di carica e di scarica, caratterizzati da attività differenti sulla pianta.

Il mese di settembre è consacrato alla raccolta dei preziosi frutti, anche se in alcune aree i periodi di raccolta sono due, una a fine agosto e l’altro a settembre inoltrato.

Per lo più si tratta di una fase molto faticosa, che richiede molta manodopera e olio di gomito perché i pistacchi vanno colti a mano, uno alla volta.

La raccolta è resa ancora più laboriosa dai terreni impervi in cui amano proliferare i pistacchi: questo è uno dei fattori che incide maggiormente sul prezzo di vendita finale del prodotto.

La preparazione

Dopo la raccolta, le drupe del pistacchio vengono sottoposte a un trattamento meccanico che rimuove la parte carnosa del mallo, portando alla luce guscio e seme.

A questo punto i pistacchi vengono stesi al sole sotto appositi teloni e serre aperte, in modo da farli essiccare naturalmente e senza bisogno di salarli o tostarli.

Questo procedimento, che può richiedere dai due ai quattro giorni a seconda del tempo, permette il mantenimento di tutte le proprietà nutritive all’interno del seme, preservandone al contempo il gusto.

Prodotti al pistacchio

Torroni, granelle, cioccolata, gelati, creme spalmabili… la lista dei prodotti ricavati a partire da una pianta pistacchio è lunghissima.

Oggi è uno dei prodotti di eccellenza più richiesti per insaporire o guarnire piatti sia dolci che salati, fornendo al contempo un apporto energetico molto sostanzioso e un gusto impareggiabile.

Dove si coltiva il pistacchio?

Ora che abbiamo visto in generale questo albero meraviglioso, potremmo chiederci, la pianta di pistacchio dove cresce?

Una delle caratteristiche più apprezzate del pistacchio è la sua capacità di adattarsi ai terreni rocciosi, pietrosi, asciutti e persino aridi. Ha bisogno infatti di pochissima terra e la sua chioma rimane ampia e rigogliosa sotto il sole cocente delle estati meridionali.

È molto resistente sia al freddo che al caldo, potendo sopportare temperature da -20°C in inverno, nella fase di dormienza della pianta,  ai 40° – 45° dell’estate.

Tuttavia per un buon raccolto e una produzione più sana, il pistacchio apprezza l’irrigazione o rade innaffiature.

Quanto costa l’albero di pistacchio?

Solitamente si compra un maschio e due o tre femmine insieme. Il costo della pianta pistacchio dipende dalla qualità, dall’età e dal tipo di albero acquistato. Più è giovane e meno sarà il costo, che si aggira intorno alla 40ina di euro per un esemplare di un anno, fino ad arrivare ai 100 di un albero di 5 anni, pronto per la produzione del pistacchio.

Su quale pianta si può innestare il pistacchio?

Anche se in alcune zone del sud Italia il pistacchio si trova come albero spontaneo in natura, per far sì di avere un frutto commestibile e adatto alla lavorazione la pianta pistacchio ha bisogno di un portainnesto.

Questo perché il portainnesto è un albero di cui si mantengono solo apparato radicale e colletto che garantisce alla pianta innestata una maggiore robustezza, fortificandone la struttura e la resa.

Per la pianta pistacchio si usano prevalentemente due alberi sempreverdi della stessa specie della Pistacea Vera, ossia il terebinto, Pistacia terebinthus L., o il lentisco, Pistacia lentiscus che permettono l’attecchimento del pistacchio anche su terreni impervi.

Quanto rende un ettaro coltivato a pistacchi?

Pianta pistacchio_Albero

Vediamo ora quanto produce una pianta di pistacchio e quali siano i rapporti ottimali per rendere il proprio appezzamento autosufficiente.

Partendo dal principio che per ogni 8-10 femmine di piante di pistacchio ci sia bisogno di una pianta maschio, che non dà frutto ma che è necessaria per impollinare le femmine, ogni albero ha bisogno di un quadrato di terra di circa sei metri di lato.

In un ettaro, che ricordiamo essere la misura di un quadrato da 10.000 mq, si potranno piantare circa 280 piante, di cui almeno una trentina di maschi.

A seconda dell’età della pianta, il raccolto sarà più o meno cospicuo. Nei primi 5 anni di crescita, il pistacchio non produce frutto. Dopodiché, tra i 5 e i 10 anni comincia a fornire una decina di chili di pistacchi ogni due anni. La vera e propria produzione comincia dopo il decimo anno, e ogni pianta può arrivare a produrre tra i 25 e i 30 kg di pistacchi.

Quindi un ettaro di pistacchieto arriverà a produrre, con piante già adulte, tra le 2,5 e le 3 tonnellate di pistacchi durante l’anno di carica.

Pianta pistacchio coltivazione in casa fai da te

Iniziare la propria coltivazione della pianta pistacchio è semplicissimo, richiede solo un po’ di pazienza e dedizione.

Scopriamo quindi come si fa una pianta di pistacchio partendo dai frutti già raccolti.

Per prima cosa occorre procurarsi dei pistacchi, sbucciati o meno, che non siano né tostati né salati, altrimenti il seme non potrà germogliare.

Trovare pistacchi freschi oggi è molto semplice: basta andare in un negozio di ortofrutta o in supermercati bio, dove la varietà del pistacchio solitamente è migliore.

Una volta liberati dal guscio, i semi devono essere esaminati attentamente, per poter individuare i migliori.

La cuticola che li riveste deve essere integra e rivestire completamente il pistacchio. Semi rotti, fessurati o comunque non interi andranno invece scartati.

Una volta scelti una decina di semi, andranno messi in un bicchiere riempito di acqua dove dovranno riposare per 24 ore.

Trascorso questo tempo, bisognerà prelevare i semi dall’acqua e riporli in un ciotolina, mentre si prepara la serra che li accoglierà per i successivi 10 giorni: basta preparare dei fogli di carta assorbente e carta stagnola per ottenere un ambiente adatto!

L’aspetto dei semi sarà leggermente diverso da quello del giorno precedente: alla vista sembreranno più grandi e più gonfi. Non di rado qualche semino inizia la fase germogliativa già nell’acqua.

Ora bisognerà riporre i semi umidi tra due fogli di carta assorbente e spruzzarli di acqua per mantenere l’umidità: si può, come abbiamo detto, avvolgere il fagottino in carta stagnola, avendo cura di ribagnare l’interno se si dovesse asciugare.

Dopo circa una settimana si potranno vedere i primi germogli spuntare dai semi. Quindi bisognerà prendere un vaso con il terriccio ben drenato, praticare un foro per ciascun germoglio ottenuto, in cui inserire la radichetta lasciando il seme al di sopra del terreno e…aspettare!

Trascorsi 5 o 6 giorni spunterà una piantina, da cui, se interrata, potrà nascere un meraviglioso albero di pistacchi.

Anche se la messa a dimora di queste piantine si estende per tutto l’anno, se vuoi ottenere il massimo dal pistacchio pianta il germoglio tra la fine di ottobre e la fine di marzo.

Pianta pistacchio, concimazione e potature

Pistacchi

Dopo un paio di anni di coltivazione in vaso si può procedere alla messa a dimora in terra della pianta pistacchio.

Si scavano delle buche abbastanza larghe e voluminose in cui viene deposta la piantina ben dritta e ricoperta dal terreno smosso e letame. Come abbiamo detto il pistacchio non necessita di irrigazioni abbondanti ma una riserva d’acqua deve sempre essere prevista, pena un raccolto molto esiguo.

Per concimare gli alberi, a parte nel momento di messa a dimora, si procede a metà primavera con il cospargimento del pistacchieto con lo stallatico, in terra, cenere o farine di roccia sulle chiome, per proteggerle dal sole.

Infine, per quanto riguarda la potatura, il pistacchio ha una crescita lenta e necessita quindi di pochi accorgimenti. Si sceglie preferibilmente di potare l’albero verso la fine dell’inverno, intervenendo con piccoli aggiustamenti delle chiome in modo da conferire loro la massima possibilità possibile di ricevere luce e aria.

Questo procedimento serve soprattutto a far in modo che non si sviluppino muffe o altre patologie dannose.

Leggi anche: Come la pandemia ha cambiato le nostre priorità e ci ha fatto riscoprire la campagna

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