Recovery Plan, addio a Quota 100: quale sarà il futuro del sistema pensionistico italiano?

Recovery Plan e pensioni, il Cdm dice addio a Quota 100: ritorna la legge Fornero, ma il Governo vaglia nuove ipotesi, compaiono Quota 41 e Quota 102.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Dopo due rinvii, la discussione del Recovery Plan in Cdm è avvenuta nella notte di sabato scorso. Così, a seguito di un lungo iter, oggi il Premier Mario Draghi presenterà il piano in Parlamento per l’approvazione finale, da concordare non oltre il 29 aprile. L’invio a Bruxelles dovrà avvenire entro il 30 del mese.

Tra i punti caldi del PNRR (Piano nazionale di rinascita e resilienza) c’è sicuramente quello della Riforma Pensioni 2022, che ha sancito lo stop di Quota 100 a fine 2021.

Il Cdm, nel frattempo, ha fatto sapere di aver raggiunto l’intesa con l’Europa sul Recovery Plan italiano, dal valore di 221 miliardi di euro.

In particolare, sarebbe stata proprio una telefonata tra Draghi e la Presidente della Commissione europea Ursula von del Leyen a consentire un tavolo di confronto sul Pnrr in Cdm: le parole di garanzia della leader europea avrebbero sbloccato la situazione, dopo una giornata di tensioni tra i partiti che aveva impedito la discussione del Piano.

Recovery Plan e pensioni, addio a Quota 100: cosa succede adesso

Di fatto, il Recovery Plan discusso sabato scorso in Cdm formalizza l’addio a Quota 100, la misura in tema previdenziale fortemente voluta dalla Lega nel primo governo Conte.

Si legge nel testo: “In tema di pensioni, la fase transitoria di applicazione della cosiddetta Quota 100 terminerà a fine anno e sarà sostituita da misure mirate a categorie con mansioni logoranti”.

Il nuovo piano, quindi, esclude la possibilità di andare in pensione a 62 anni di età anagrafica e 38 di contributi, come prevedeva invece il provvedimento del Carroccio, battezzato dall’attuale sottosegretario all’Economia Claudio Durigon (Lega).

Dal primo gennaio 2022 si tornerà alla legge Fornero: questo significa che sarà possibile uscire dal lavoro a 67 anni di età (limite che cresce con l’aspettativa di vita) oppure con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 per le donne). Si fa eccezione, riporta il testo, per le “misure mirate a categorie con mansioni logoranti”, che potranno accedere a canali di pensionamento anticipato.

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Pensioni: Ape sociale, Opzione donna e fragili, ecco tutti i canali di pensionamento anticipato

Oltre a quelli destinati ai lavoratori impiegati in attività particolarmente usuranti, resterebbero validi altri canali di pensionamento anticipato: l’Ape sociale, Opzione donna e le deroghe per lavoratori fragili.

Il piano confermerebbe come opzione di uscita quella dell’Ape sociale , misura attualmente in vigore dopo la proroga per il 2021 e che potrebbe essere riconfermata. Ad essa possono accedere alcune categorie di lavoratori in difficoltà (disoccupati di lungo corso o disabili) con almeno 63 anni di età.

Semaforo verde anche per Opzione donna, misura contenuta nell’ultima legge di bilancio che consente alle lavoratrici di accedere al pensionamento a 58 anni di età e 35 di contributi, ma con il calcolo interamente contributivo dell’assegno.

Ultima eccezione, quella dei lavoratori fragili: anche le persone con particolari patologie avranno accesso a pensioni anticipate e flessibili.

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Pensioni, le ipotesi in campo per il post-Quota 100: la Lega vuole Quota 41

Pensioni, le ipotesi in campo per il post-Quota 100: la Lega vuole Quota 41

Oltre alle agevolazioni per determinate categorie, bisogna capire in che modo si cercherà di ammortizzare l’impatto dello “scalone” che si prospetta tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 con l’annullamento di Quota 100. Anche se la discussione sul tema pensioni è rinviata all’autunno quando, grazie alla legge di Bilancio, sarà definito l’assetto che entrerà in vigore dal primo gennaio 2022, ci sono già diverse ipotesi in campo: Quota 41, Quota 102 e i cosiddetti “contratti d’espansione”.

In particolare, Quota 41 è una misura sostenuta da tempo da Lega e sindacati, che permetterebbe ai lavoratori di andare in pensione al raggiungimento del quarantunesimo anno di contribuzione a prescindere dall’età anagrafica. In merito a tale provvedimento, ancora meno restrittivo di Quota 100, il leghista Durigon ha detto:

Occorre andare oltre e puntare a quota 41 anni di contribuzione.

La pandemia ha cambiato tutti i parametri ed è ora di fornire alle aziende uno strumento valido per salvaguardare il mercato del lavoro, sia in entrata che in uscita.

Se non vogliamo che i dati sui disoccupati, già molto preoccupanti, diventino drammatici con lo sblocco dei licenziamenti, è necessario intervenire con una maggiore flessibilità in uscita, specialmente nel privato.

Più spazio ai giovani e più strumenti alle aziende per rimodulare i propri organici in modo equo.

Anche Matteo Salvini si è espresso in merito a Quota 41. Il leader del Carroccio ha sottolineato come dopo un anno di Covid-19, circa 500.000 posti di lavoro persi e migliaia aziende fallite non si possa pensare ad un ulteriore innalzamento dell’età per andare in pensione, ma che, semmai, si debba “andare verso Quota 41 per garantire ricambio generazionale e opportunità di futuro ai giovani che altrimenti sarebbero negate”.

Pensioni, le ipotesi in campo per il post-Quota 100: Quota 102 e i contratti d’espansione

Tra le opzioni vagliate dal Governo per il post-Quota 100 c’è anche Quota 102, misura molto popolare lo scorso anno, ora di nuovo tra le proposte principali. Tale provvedimento consentirebbe il pensionamento con almeno 63-64 anni di età e 38-39 anni di contributi, ma con una penalità per ogni anno di anticipo dell’uscita dal lavoro rispetto alla soglia di vecchiaia (67 anni).

Si valuta anche il rafforzamento dei contratti d’espansione, per venire incontro ad aziende, lavoratori e anche giovani. Tali contratti consentirebbero di mandare in pensione i più anziani fino a 5 anni prima della soglia di vecchiaia (67 anni), assumendo contemporaneamente risorse giovani.

Pensioni, con l’addio a Quota 100 i sindacati temono lo “scalone”, Landini: “Uscita flessibile a 62 anni”

Pensioni, con l'addio a Quota 100 i sindacati temono lo "scalone", Landini: "Uscita flessibile a 62 anni"

Lo “scalone” che si verrebbe a creare alla mezzanotte del 31 dicembre 2021 con la fine di Quota 100 preoccupa i sindacati: la Cisl teme il rischio “esodati”, che è, di fatto, particolarmente realistico se non si trova un’alternativa alla legge Fornero. Ieri il leader della Cgil, Maurizio Landini, ha rilanciato le proposte di Cgil, Cisl e Uil, specie quella dell’introduzione di un’età di uscita flessibile a 62 anni. Ha detto:

Abbiamo chiesto a Draghi e al Ministro del Lavoro Orlando di attivare un tavolo.

L’ex Ministro del Lavoro Elsa Fornero, esperta in temi di previdenza, si è espressa positivamente in merito a tale proposta, definendo l’uscita flessibile di Landini “un’ottima cosa”, ma ha aggiunto pure che “bisogna vedere chi paga”. Inoltre, fare 62 anni con il metodo contributivo intero, sottolinea l’ex-Ministro a LaPresse, “significa pagare pensioni più basse”.

Vedremo per quale direzione propenderà il Governo su una questione cruciale come quella delle pensioni che, da sempre, orienta i consensi dell’elettorato.

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