Covid, il paziente 1 di Torino: “Non sono immune. Un anno dopo gli anticorpi sono esauriti”

Il paziente 1 di Torino racconta la sua esperienza con il Covid. Poi, racconta di aver scoperto di non essere più immune a causa degli anticorpi già esauriti dopo meno di un anno.

Silvia Aldi
Silvia Aldi
Classe 1990, laureata in Scienze Politiche con una specializzazione in Comunicazione pubblica Internazionale. Amante della storia sin da piccola e appassionata di grandi classici della letteratura italiana. Si auto definisce una sognatrice che tende a considerare sempre il bicchiere mezzo pieno anche nelle situazioni più critiche. Altri segni particolari? Appassionata di calcio e tifosissima!
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Il paziente 1 di Torino è stato il primo ad aver contratto il Covid nel capoluogo piemontese. In un’intervista a Repubblica racconta tutti i momenti del virus: quando e come lo ha scoperto, come ha vissuto la malattia e come ha appreso di averla sconfitta.

Adesso, a distanza di meno di un anno, è nuovamente esposto al virus dato che la sua immunizzazione è praticamente finita. I medici, infatti, gli hanno detto di comportarsi come se non avesse mai avuto il Covid. Ma quanto dura l’immunità dopo il contagio? Vediamo.

Paziente 1: “L’immunizzazione è finita”

Un anno dopo il Covid i miei anticorpi quasi esauriti”. Lo dichiara il paziente 1 di Torino, ricoverato il 21 febbraio 2020 dopo aver contratto il virus. Il paziente 1 è stato ricoverato per 18 giorni, e, nell’intervista a Repubblica, racconta quali indicazioni gli sono state fornite dopo il ricovero:

Mi è stato detto di comportarmi come se il Covid non lo avessi mai avuto. Non si sapeva quanto sarebbe durata l’immunizzazione e comunque non avevo molti anticorpi: dai controlli periodici si vedevano diminuire e a ottobre erano quasi esauriti.

Il paziente 1 non credeva assolutamente di avere il Covid. Pensava di essere semplicemente raffreddato con qualche linea di febbre ma credeva fosse causa del freddo preso durante una partita di basket. Nell’intervista a Repubblica ripercorre gli attimi che hanno preceduto la scoperta della malattia:

Ero raffreddato e avevo un po’ di febbre ma davo la colpa a una partita di basket fatto in una palestra fredda. D’altro canto al lavoro avevo passato un paio d’ore con una persona che poi aveva scoperto di aver frequentato un positivo. Oggi per le mie condizioni non sarei mai stato ricoverato. Ma in quel periodo il sistema non si era ancora organizzato.

Un caso, quello del paziente 1 di Torino, che è servito ai medici per iniziare a conoscere meglio il virus visto che è stato uno dei primi in quella seconda metà di febbraio 2020 quando tutto è iniziato:

Dai miei prelievi è stato isolato il virus e ho pensato che fosse una cosa importante per la ricerca, ero contento di aver dato un contributo.

Leggi anche: Anticorpi monoclonali, cosa sono e perché si usano nella lotta al Covid-19

Paziente 1, immunità dopo contagio dura 8 mesi

Paziente 1.

Ma se gli anticorpi del paziente 1 di Torino sono già esauriti quanto dura l’immunità dopo aver contratto il Covid? Una ricerca australiana, pubblicata su Science Immunology, ha analizzato la risposta degli anticorpi su un campione di 25 pazienti prelevando 36 campioni di sangue dal giorno 4 dopo l’infezione al giorno 242.

Dallo studio si evince che gli anticorpi cominciano a diminuire dopo 20 giorni dall’insorgenza dei sintomi, ma le cellule B sono capaci di ricordare il virus e di stimolare una nuova produzione di anticorpi in risposta a una ipotetica riesposizione al virus. L’immunità al Covid per chi ha contratto l’infezione durerebbe almeno 8 mesi. I risultati emersi dallo studio rivelano anche che con il vaccino l’immunità potrebbe durare per periodi più lunghi.

Paziente 1, è possibile riammalarsi?

Dunque, la domanda sorge spontanea: è possibile riammalarsi di Covid? Rispetto ai milioni di contagi che si contano nel mondo il numero di persone che si sono riammalate è molto limitato.

Infettarsi nuovamente di coronavirus non equivale ad ammalarsi ancora. Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano e docente di Humanitas University, ha spiegato all’Adnk Salute che:

Il fatto che ci sia una prova formale che è avvenuta una re-infezione non equivale a dire che la persona che si è contagiata due volte si è riammalata. 

C’è un caso documentato di re-infezione in cui però la persona, da quello che ho letto sulla rivista scientifica che ha pubblicato il caso, la Clinical Infectious Diseases, non ha sviluppato malattia. 

Quindi, se il soggetto si è rinfettato con il Covid ma non si è riammalato vuol dire che gli anticorpi stanno funzionando bene. La possibilità di ammalarsi di nuovo dipende, quindi, dalla reazione immunitaria. Questo potrebbe accadere se la carica virale del virus è bassa. In quel caso le cellule B evidenziate nello studio illustrato nel paragrafo precedente, non sono in grado di mantenere nella loro memoria il virus, e, quindi di creare nuovi anticorpi per proteggerci.

Leggi anche: Covid, cos’è la nebbia cognitiva che colpisce il cervello

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