Imposte, non tasse: ecco perché in Italia stiamo parlando di patrimoniale

Imposta patrimoniale: un vero e proprio tabù per gli italiani. Perché ne stiamo parlando? E cos'è una patrimoniale? Facciamo chiarezza.

Mara Bruni
Mara Bruni
Ama scrivere di tutto ciò che riguarda l'analisi economica, anche in un'ottica green. Nel tempo libero produce cosmetici ecosostenibili.
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Tra fake news, bufale e notizie dell’ultim’ora in cui si crede che la patrimoniale sia la nuova fine del mondo, c’è bisogno di fare chiarezza.

Ogni tanto sul web spunta qualche articolo in cui si parla dell’imminente tassa patrimoniale e di come lo Stato voglia rubare i soldi degli italiani brava gente. Ma è proprio così?

Cos’è la patrimoniale e perché viene imposta?

patrimoniale

Opportuno è specificare che la patrimoniale è un’imposta, non una tassa: le tasse vengono pagate a fronte di un servizio specifico (es: tassa scolastica, universitaria), mentre le imposte non corrispondono a nessuna prestazione.

Quindi, bisogna stare attenti quando i politici parlano di abbassare le tasse: quello che intendono infatti, è diminuire i servizi. Avete mai sentito qualcuno chiedere la riduzione delle imposte? Ecco, mai.

Quindi, la patrimoniale è un’imposta che va a colpire il patrimonio sia mobile che immobile: denaro, case, azioni ed obbligazioni. Può colpire sia le persone giuridiche che fisiche e può essere fissa o variabile.

Lo Stato richiede la patrimoniale nei momenti di bisogno ed emergenza, come in periodi bellici o di grave crisi economica. Può essere periodica oppure una tantum, dove una tantum non significa “una volta ogni tanto” bensì una volta e basta.

Perché stiamo di nuovo parlando della patrimoniale?

patrimoniale novità

L’alto indebitamento deciso dal governo italiano per fronteggiare la crisi pandemica ed economica ha messo in luce il problema: come quel debito verrà ripagato?

La soluzione più ovvia è un aumento delle tasse e/o l’introduzione di una patrimoniale.

Ma per ora, il Governo non ha parlato né di patrimoniale né di aumentare le tasse, quindi è prematuro e controproducente speculare sulle intenzione future del Governo.

Non solo, con l’approvazione del DEF (documento di economia e finanza), la speranza è quella che quel maggior indebitamento dei conti pubblici sia canalizzato in opere produttive e non sterili, che quindi facciano salire l’occupazione, i consumi e il PIL italiano, portando così l’Italia ad avere un rapporto debito pubblico/PIL più sostenibile.

Questo perché il problema non è il debito pubblico di per sé: il problema è la sostenibilità del debito pubblico. E un debito pubblico è sostenibile solo se un paese è produttivo. L’indicatore di un paese dinamico e produttivo è proprio il PIL.

Se la spesa pubblica verrà canalizzata verso opere infrastrutturali, diminuzione del divario tra Nord e Sud del paese e opere produttive, pensare di affrontare il nostro debito pubblico potrebbe essere meno doloroso.

La proposta di una patrimoniale per tassare i benestanti

Nel 2020, Nicola Fratoianni (LEU) e Matteo Orfini (PD) presentarono un emendamento alla Legge di bilancio, proponendo una patrimoniale progressiva sui grandi patrimoni che seguiva il seguente schema:

  • 0.2% per una base imponibile di valore compreso tra 500mila euro e 1 milione;
  • 0.5% per una base imponibile di valore compreso tra 1 milione e 5 milioni;
  • 1% per una base imponibile di valore compreso tra 5 milioni e 50 milioni;
  • 2% per una base imponibile di valore superiore a 50 milioni.

La proposta di introdurre una patrimoniale però, non è stata presa in considerazione, anzi, è stata criticata soprattutto da molti italiani che magari 500mila euro non li hanno mai visti e mai li vedranno.

Un’interessante proposta di patrimoniale è stata elaborata dagli economisti Emmanuel Saez e Gabriel Zucman : il loro studio suggerisce che ogni anno ogni azienda dovrebbe pagare lo 0,2% del valore delle sue azioni in tasse. Dato che la proprietà azionaria è altamente concentrata tra i ricchi, questa tassa globale sarebbe progressiva.

L’imposta potrebbe essere pagata in natura dalle società (emettendo nuove azioni) in modo che la patrimoniale non sollevi problemi di liquidità o influisca sulle operazioni aziendali.

La proposta si insinua in una situazione di grave crisi economica che non ha fatto altro che aumentare le disuguaglianze e disparità: si stima infatti che l’86% dei miliardari mondiali ha visto la propria ricchezza crescere dal 2020 al 2021.

Le grandi società multinazionali hanno visto un elevato incremento dei loro profitti grazie alla globalizzazione, ma spostando i loro introiti verso i cosiddetti paradisi fiscali, riescono ad evitare di pagare le tasse e lasciano alle loro spalle un’economia diseguale ed ingiusta.

Le grandi società multinazionali sono state le maggiori vincitrici della globalizzazione e tuttavia possono facilmente evitare di pagare le tasse sulle società spostando i profitti verso i paradisi fiscali.

Questa ingiustizia fiscale mina il sostegno alla nostra economia globale moderna e aperta.

Gabriel Zucman, University of California, Berkeley.

Leggi anche: Come sarà la nuova vita degli italiani post Covid?

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