Debito pubblico italiano al 160%: quali gli scenari per il Paese superata la crisi pandemica?

L'approvazione di misure economiche a sostegno di lavoratori, famiglie e imprese aumenterà il debito pubblico italiano come nel dopoguerra.

Mara Bruni
Mara Bruni
Ama scrivere di tutto ciò che riguarda l'analisi economica, anche in un'ottica green. Nel tempo libero produce cosmetici ecosostenibili.
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Lo scorso giovedì il Governo ha approvato il DEF, ossia il documento di economia e finanza che contiene il programma di politiche fiscali e finanziarie che il Governo metterà in atto nei prossimi anni. Lo step successivo sarà l’approvazione da parte del Parlamento.

Si tratta di una manovra che farà schizzare il debito pubblico italiano ai livelli del dopo guerra. Un indebitamento così alto è stato permesso dall’Unione europea come aiuto agli Stati membri per superare la crisi pandemica ed economica.

Le differenza dei debiti pubblici tra i vari Paesi membri potrebbe però portare a una crisi politica europea.

Lavoro, famiglie ed imprese: gli obiettivi del DEF

debito pubblico italiano

Il programma definito dal DEF stabilisce un indebitamento da parte dello Stato per l’anno 2021 di 40 miliardi di euro, mentre per gli anni 2022-2023 un indebitamento di circa 6 miliardi di euro.

All’interno del DEF le stime dei conti pubblici prendono in considerazione anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), che dovrà essere presentato alla Commissione europea entro la fine di aprile.

La spesa pubblica sarà canalizzata in investimenti pubblici, a sostegno di lavoratori autonomi, famiglie ed imprese colpite dalla crisi pandemica, soprattutto per garantire disponibilità di credito. Eugenio Gaiotti, del dipartimento di Economia e Statistica di Banca d’Italia, approva il DEF. Ha detto:

Gli organismi internazionali prefigurano quest’anno una crescita per l’economia italiana superiore al 4 %.

L’aggiornamento delle proiezioni della Banca d’Italia pubblicate in gennaio sulla base delle informazioni più recenti indica che questo risultato è possibile se il piano di vaccinazioni avrà successo nel ridurre i timori di contagio è plausibile attendersi una stabilizzazione della situazione economica e l’avvio di una ripresa significativa nella seconda parte dell’anno.

Cosa succederà al debito pubblico italiano dopo l’approvazione del DEF?

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Con l’approvazione del DEF, l’indebitamento della pubblica amministrazione è stimato all’11.8% nell’anno 2021. Un livello molto alto dovuto non solo allo scostamento di bilancio, ossia il ricorso a maggior deficit, ma anche alla caduta del PIL.

La speranza del governo è un ridimensionamento del rapporto tra deficit, ossia le spese sostenute dallo stato che non sono state coperte dalle entrate (es: tassazione) e prodotto interno lordo soprattutto in vista di una forte ripresa dell’economia. Con una tale dimensione dell’indebitamento, il debito pubblico italiano, ossia il deficit più la spesa per gli interessi sui titoli di stato venduti, potrebbe sfiorare quasi il 160% del PIL, valore che supera perfino il picco del 1920 in cui il debito aveva un valore di 159.5%.

Finora non era possibile indebitarci ed avere un debito pubblico italiano così tanto perché l’Italia, in quanto membro dell’Unione europea, doveva rispettare il pareggio del bilancio, ossia entrate uguali a spese.

Debito pubblico italiano: il sostegno dell’UE e della BCE

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Si può derogare alle linee guida del pareggio del bilancio per due motivi principali:

  • Concessioni europee: la Commissione europea ha elaborato il “General Escape Clause” (GEC): con questo programma, gli stati membri possono indebitarsi per sostenere l’economia dopo la recessione provocata dagli effetti della crisi pandemica. Il progetto consente così di sospendere temporaneamente il Patto di Stabilità Crescita, che consentiva un controllo sul bilancio dei singoli stati, nonché la sorveglianza fiscale.
  • Politica monetaria europea: Ci riferiamo in particolare alla politica espansiva monetaria europea, ossia l’acquisto massiccio da parte della BCE di titoli di stato dei paesi europei. Questa operazione permette una riduzione dei tassi di interesse sul debito pubblico, e quindi sui titoli di stato emessi dai paesi membri. Come fanno notare Giulio Gottardo e Matilde Casamonti dell’Osservatorio dei Conti Pubblici, grazie a questa operazione messa in atto dalla BCE, i mercati finanziari di oggi considerano le finanze pubbliche del nostro paese molto più sostenibili rispetto alla crisi del 2011.

Debito pubblico italiano come nel dopoguerra: si rischia una crisi politica?

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Gli stati membri dell’Unione europea stanno affrontando la crisi economica in maniera differente, perché differenti erano le situazioni economiche degli stati europei prima della pandemia. I paesi come Italia e Spagna, che stanno attraversando una crisi più profonda, hanno aumentato la loro spesa, nonché il loro debito, maggiormente rispetto ai paesi che sono stati meno colpiti dalla recessione, come la Germania.

Differenze così forti tra i paesi potrebbero generare nei prossimi anni problemi politici all’interno dell’Unione europea, a causa della difficoltà di ideare soluzioni economiche coordinate e che possano abbracciare le divergenze tra i paesi.

Abbiamo bisogno dell’Europa? Sì, ma deve essere forte

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Serve un’ Europa forte e coesa, un pilastro in grado di aiutare e di unire tutti i paesi membri non solo in questo momento di crisi pandemica, ma anche quando, finita la pandemia, ciò che ci rimarrà sarà una forte e profonda depressione economica, nonché un debito pubblico italiano al limite della sostenibilità.

Leggi anche: Bonus Baby-Sitter: chi ne ha diritto e come presentare domanda

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