Patrick Zaki, messaggio dal carcere: “Resisto ancora, grazie a tutti per il supporto”

La custodia cautelare di Patrick Zaki è stata prolungata di altri 45 giorni, respinta anche la richiesta di portare il caso presso un nuovo tribunale.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Patrick Zaki come è ormai ben noto è accusato dal regime di al-Sisi della pubblicazione di una serie di post critici su facebook verso il governo egiziano. Patrick Zaki ha 29 anni e la sua detenzione nella prigione di Tora dura dall’8 febbraio dell’anno scorso.

Prolungata di 45 giorni lo scorso 8 marzo, una settimana fa la corte d’assise del Cairo ha nuovamente rinnovato la detenzione per altri 45 giorni. Respinta anche la richiesta del cambio di giudici per la gestione della vicenda giudiziaria che ormai ha assunto le sembianze di un vero e proprio caso internazionale sulla violazione dei diritti umani.

La fidanzata di Zaki nelle ultime ore è riuscita ad avere la possibilità di fargli visita in carcere, per sincerarsi delle sue condizioni di salute, essendo Zaki asmatico, e delle sue condizioni psicologiche. Lo ha inoltre aggiornato sull’esito delle vicende giudiziarie che lo vedono coinvolto contro il governo egiziano.

La fidanzata di Patrick Zaki: “Patrick sta perdendo la speranza”

La fidanzata di Patrick Zaki: "Patrick sta perdendo la speranza"

Patrick Zaki ieri ha potuto vedere la sua fidanzata , la quale ha avuto la possibilità di avere un colloquio insieme. La ragazza ha fatto sapere che Zaki sembrava star bene, ma si è mostrato molto confuso riguardo a ciò che è successo nell’ultima seduta del tribunale. Patrick era già a conoscenza che la sua detenzione fosse stata rinnovata per altri 45 giorni, ma ancora non sapeva nulla riguardo lo stato della richiesta presentata dai suoi legalai per cambiare la corte che si occupa del suo caso, questione sulla quale uno dei suo avvocati Hoda Nasrallah, si era già detta molto pessimista.

Patrick ha aggiunto che durante il suo ultimo appello, quando è entrato nell’aula il giudice aveva chiesto a tutti i suoi avvocati di uscire. Alla fine la fidanzata gli ha comunicato rammaricata che la richiesta era stata respinta e che il suo processo sarebbe continuato davanti allo stesso giudice.

Patrick le ha dato il libro “100 anni di solitudine” con all’interno un biglietto scritto in italiano, che dice:

Ancora Resistendo, grazie per il supporto tutti tutti.

Un’ulteriore nota di sconforto emerge dal racconto della ragazza. Quando lei avrebbe cercato di rincuorarlo dicendosi fiduciosa della speranza che tutto sarebbe finito presto, Patrick avrebbe fatto una risata sarcastica e sconsolata. Le ha detto che sta cercando di adattarsi alla vita in prigione. Un segnale che indica che Patrick Zaki ormai stia perdendo le speranze di tornare a essere presto libero e che stia cercando di farsi forte solo per coloro che ama.

In carcere Patrick lamenta un clima di pressione psicologica

In carcere Patrick lamenta un clima di pressione psicologica

Patrick ha poi riportato un episodio che la dice lunga sul clima psicologico che il ragazzo è costretto a subire.

Il giorno dell’ultima udienza prima di uscire dal carcere di Tora per recarsi presso il tribunale, il guardiano del penitenziario si è rivolto a Zaki intimandogli che non gli avrebbe permesso di rientrare in cella se prima non si fosse tagliato i capelli, tutto questo mentre gli altri agenti di polizia ridevano intorno a lui. L’ingiustizia di aver perso non solo la propria libertà ma anche il diritto sul proprio corpo.

Ieri l’ennesimo appello di Amnesty Italia al governo:

Vorremmo che il governo italiano facesse subito una cosa: convocare l’ambasciatore egiziano a Roma per esprimere tutto lo sconcerto per questo accanimento nei confronti di Patrick Zaki e chiedere che sia rilasciato.

Diamo la cittadinanza italiana a Patrick Zaki, oggi finalmente in senato la mozione

Diamo la cittadinanza italiana a Patrick Zaki, oggi finalmente in senato la mozione

Arriva oggi in Senato la mozione per la cittadinanza italiana a Patrick Zaki. La mozione lanciata dal PD è sostenuta anche da esponenti di altre forze politiche. A favore alcuni membri del Movimento 5 Stelle, Italia viva, +Europa, Lega e Gruppo Misto. Primo firmatario è il senatore del Pd Francesco Verducci che ha dichiarato:

Una vita spezzata che ci riguarda direttamente.

Perchè i diritti di Zaki, sottoposto a tortura e rinchiuso in carcere nel paese dove ha trovato una morte atroce Giulio Regeni, sono diritti universali e abbiamo il dovere, come italiani e come europei, di non essere indifferenti e di reclamare ad alta voce la sua libertà, che è anche la nostra.

Questa mozione può salvare la vita di Zaki e dimostrare che per l’Italia la difesa dei diritti umani è una frontiera irrinunciabile.

I comuni che ormai hanno dato la cittadinanza onoraria a Patrick Zaki sono centinaia in tutta Italia, e anche la petizione per liberare Patrick lanciata da Amnesty International ha raggiunto oltre 160 mila firme, mentre quella lanciata da Change.org per conferirgli la cittadinanza italiana ha raggiunto le oltre 200 mila adesioni. Il governo ora è chiamato a un atto di coraggio per riportare Patrick a casa, dimostrando che questa è una battaglia di tutti.

L’Egitto è un paese che ha un “debito” con l’Italia. Dalla morte di Giulio Regeni fino alla detenzione di Patrick Zaki sono molte le risposte che il governo egiziano dovrà dare al nostro paese, e nonostante tutto i rapporti tra Italia ed Egitto hanno ripreso a normalizzarsi, nel 2020 quando il governo ha approvato la vendita di due fregate costruite da Fincantieri.

Si dice che questo faccia parte di un più ampio potenziale accordo sulle armi, che si ritiene valga tra i 9 ei 10 miliardi di euro. Ora è il momento che il governo mostri che i diritti umani valgono di più per questo paese.

Paolo Borsellino, un uomo che per i suoi ideali è morto diceva: Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene.

Parlate delle ingiustizie perché possiate capire come combatterle, è questo il senso. Con Patrick Zaki bisogna fare la stessa cosa, mai smettere di parlarne e mai smettere di fare pressione su chi ha il dovere di riportare a casa un ragazzo che merita di essere libero come tutti, per far si che mai più si replichi qualcosa del genere.

Leggi anche: Caso Regeni, i genitori denunciano il Governo: “Vendono armi a chi viola diritti umani”

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