Papa Francesco e il peso della pace: perché ancora non è andato a Kiev?

Il sindaco Klitschko ha chiesto ufficialmente al Papa di recarsi in Ucraina per porre fine alla guerra. Bergoglio ha deciso di non andare e di inviare ai confini con la Polonia due cardinali al suo posto. Eppure la sua presenza fermerebbe la guerra.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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Papa Francesco ha ricevuto l’invito dal sindaco di Kiev, Vitaliy Klitschko, di recarsi nella capitale ucraina per mediare sulla possibile fine del conflitto. Il Pontefice riuscirà a sostenere tutto il peso diplomatico della pace?

Proprio il direttore della stampa Vaticana, Matteo Bruni, ha dichiarato che: “Bergoglio è vicino alle sofferenze della città, alla sua gente, a chi ne è dovuto fuggire e a chi è chiamato ad amministrarla. Prega il Signore che siano protetti dalla violenza. E per loro e per tutti ribadisce l’appello fatto domenica scorsa con la preghiera dell’angelus: davanti alla barbarie dell’uccisione di bambini, di innocenti e di civili inermi non ci sono ragioni strategiche che tengano: c’è solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata, prima che riduca le città a cimiteri”.

Da tali affermazioni sembrerebbe che la presenza di Papa Francesco, almeno per il momento, non sia prevista nella città assediata e distrutta dai bombardamenti. Ma perché Bergoglio non vuole andare a Kyiv?

La responsabilità di Papa Francesco di accelerare la pace

Papa Callisto I, Papa Clemente I, Papa Cornelio, Papa Eleuterio e Papa Giovanni sono i nomi di tutti i Papi martiri che si sono succeduti nel corso della storia per portare la pace e il coraggio nei paesi in cui c’era la guerra. Addirittura Papa Leone con la sua sola croce affrontò il bellicoso Attila il re degli Unni, distogliendolo dall’invadere l’Italia. E il nostro di Papa, perché ancora non è andato a rivendicare il ruolo di Santo mediatore nella terra squarciata e depredata dai russi?

Pochi ricorderanno che Bergoglio, appena divenuto Pontefice, l’8 luglio del 2013, si precipitò a Lampedusa per esprimere il suo sostegno agli immigrati in cerca di un nuovo futuro. Tre anni dopo, nel 2016, si recò su un’isola greca per esprimere la sua vicinanza e il suo appoggio alla popolazione che fuggiva dalla guerra.

Queste grandi manifestazioni umanitarie, svolte a poca distanza l’una dall’altra, hanno fatto vincere al Papa il titolo di “uomo del popolo”, ma la magnanimità e la generosità donate dal Pontefice nel corso del suo operato che fine hanno fatto?

Papa Francesco può fermare una guerra?

Nella lettera datata, 8 marzo, il sindaco di Kyiv, Vitaly Klitschko, esprimendo la sua volontà di invitare il Santo Padre nella capitale ucraina, vittima dei continui bombardamenti, ha dichiarato:

Crediamo che la presenza di persona dei leader religiosi mondiali a Kiev sia la chiave per salvare vite umane e aprire la strada alla pace nella nostra città, nel nostro Paese e oltre. Offriamo il nostro aiuto su tutto ciò che potrebbe essere necessario a Sua Santità.

Il primo cittadino, vista la disperazione del momento, ha sottolineato pure che, qualora non fosse possibile un viaggio nella capitale per il Santo Padre, il sindaco potrebbe organizzare una videoconferenza congiunta, trasmessa in diretta che includerebbe anche il presidente in carica Zelenskyi.

L’Ucraina sta chiedendo, in tutti i modi, a Papa Francesco di schierarsi in nome della pace e di mostrare la sua compassione per la popolazione. Tuttavia, Bergoglio per non sembrare troppo intimorito dagli sviluppi del conflitto, ha manifestato in concreto la sua vicinanza e il suo aiuto ai cittadini ucraini, costretti a fuggire dalle loro città, mandando in missione nei territori circostanti due cardinali: l’elemosiniere polacco Konrad Krajewski e il prefetto per lo sviluppo umano integrale Michael Czeny, gesuita canadese di origine cecoslovacca.

Leggi anche: Chi è l’attrice ucraina Anna Safroncik, terrorizzata dalla guerra: “Ho paura, mio papà è a Kiev”

Perché Papa Francesco ancora non è andato a Kiev?

Papa Francesco è sicuramente uno dei più importanti attori in campo per portare la pace in Ucraina. Il Pontefice è il maggior leader europeo che si è pronunciato con continui appelli di pace per terminare la devastazione e le morti causate dal conflitto, basterebbe una sola sua visita per mettere a tacere i venti bollenti della guerra.

Eppure, il Santo Padre, non sembra, almeno per il momento, intento ad accettare l’invito della città maggiormente accerchiata. Il motivo di tale indugio sarebbe dovuto ad una complessa situazione della chiesa cristiana ortodossa. Parallelamente al conflitto su terra che prosegue ormai da ben tre settimane, ci sarebbe in atto un’altra collisione tra due giganti religiosi, i cui rapporti sarebbero particolarmente complicati: la chiesa di Mosca e il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli.

La scissione tra le due parti avrebbe provocato non pochi scompensi a Papa Francesco che, preoccupato per le sorti del conflitto, si starebbe interrogando sulla prossima mossa “da non fare”.

La scomoda posizione della chiesa cattolica dimostra quanto Bergoglio non voglia compromettere i rapporti già tesi tra le cariche religiose russe ed ucraine.

La chiesa ortodossa, presenta una struttura molto diversa da quella cattolica, la gestione interna è ripartita da una quindicina di personalità religiose che possiedono tutte la medesima autorità. Ognuna di loro viene chiamata patriarca, guida e controlla i rapporti con le comunità di fedeli.

La maggiore figura di spicco, che si trova al di sopra degli altri, è quella del patriarca di Costantinopoli che porta l’antico nome di Istanbul, Bartolomeo I. La chiesa ortodossa russa è invece gestita da Mosca ed è guidata da Cirillo I.

A seguito dell’invasione della Crimea e del Donbass, la chiesa ortodossa ucraina ha deciso di staccarsi dall’autorità russa, rendendosi indipendente dalla politica di Mosca e ottenendo l’indipendenza da Bartolomeo I. Tale frazionamento ha provocato una prima divisione all’interno del paese: da un lato, la chiesa ortodossa ucraina indipendente e dall’altro, la chiesa ortodossa dipendente dal patriarcato di Mosca, il cui legame è strettamente connesso alla figura autoritaria dello zar russo Putin.

I due condividendo una visione del mondo sprezzante dei valori democratici, hanno stretto e sigillato il loro patto di amicizia, sostenendosi a vicenda, favore dopo favore.

Questa scissione starebbe preoccupando molto il Vaticano che pur di non schierarsi, starebbe indugiando ancora sul da farsi.

Leggi anche: Guerra Russia Ucraina, lo scenario: cosa accadrebbe se Putin attaccasse la NATO

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