Paola Cortellesi svela il sessismo delle fiabe: perché le donne devono sempre essere salvate?

Paola Cortellesi svela in un monologo i luoghi comuni sulle donne presenti anche nelle fiabe: "Perché i personaggi femminili devono sempre essere salvati da qualcuno?".

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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Con il suo film C’è ancora domani Paola Cortellesi ha incassato quasi 35 milioni e si conferma come il film più visto dopo la pandemia. Ed è stata scelta per inaugurare l’anno accademico 2023-2024 dell’università Luiss Guido Carli, dando vita a un dibattito sui diritti delle donne, questa volta affrontando il sessismo nel mondo delle fiabe.

Paola Cortellesi, infatti, sostiene come anche nelle favole la figura della donna venga sempre stereotipata: “Biancaneve faceva la colf ai sette nani. E perché il principe ha bisogno di una scarpetta per riconoscere Cenerentola, non poteva guardarla in faccia? Perché ci fanno credere che sono tutte ingenue?”.

Cosa ha detto Paola Cortellesi agli studenti della Luiss?

Nel suo monologo Paola Cortellesi invita a riflettere su alcuni luoghi comuni che si ripetono incessantemente nelle fiabe. L’unica dote che si riconosce alle protagoniste donne è quella di essere belle, non solo, hanno sempre bisogno di essere salvate e conferma: “Siamo sicuri che se Biancaneve fosse stata brutta il cacciatore l’avrebbe salvata lo stesso? Il potere salvifico, poi, neanche a dirlo, è affidato agli uomini, specialmente se potenti, come il Principe Azzurro”.

Inoltre, nella maggior parte dei casi i personaggi negativi sono femminili e fa l’esempio della matrigna, delle sorellastre cattive e invidiose, della strega. Dopo aver parlato ampiamente di questi stereotipi, ha illustrato un’altra “fiaba”, il suo film C’è ancora domani, in cui lancia un messaggio di empowerment femminile: è la donna a salvarsi da sola, da un matrimonio infelice e da un marito padrone e possessivo, grazie all’emancipazione che ha come protagonista il coraggio e la forza di lottare.

Cosa ha detto il presidente Gubitosi sull’intervento di Paola Cortellesi?

Dopo il suo monologo il presidente dell’università Luiss Guido Carli, Luigi Gubitosi, sottolinea quanto siano universali i principi per cui la regista di C’è ancora domani si batte:

Diritti, inclusione e sostegno al merito, sono proprio questi i valori che cerchiamo di trasmettere ogni giorno ai nostri studenti e trovano, ancor di più oggi, in Paola Cortellesi, un’ambasciatrice straordinaria.

Credo, infatti, che stimolare la sensibilità e la consapevolezza dei più giovani su temi caldi come questi significa dare un contributo non indifferente e arricchire sempre di più la loro formazione, in modo che riflettano sul concetto di impegno e di responsabilità.

Quali sono le armi con cui combattere il gender gap?

Fanno eco alle parole di Paola Cortellesi e del presidente Luigi Gubitosi anche quelle della professoressa Paola Severino, presidente della Luiss School of Law:

Se ripercorriamo il cammino per la parità di genere, nell’ispirazione della nostra Costituzione, possiamo constatare moltissime conquiste lungo le direttrici complementari quanto distinte della sfera pubblica e di quella privata.

Ma alcune di esse si sono realizzate anni e anni dopo l’entrata in vigore della nostra carta costituzionale, motivo per cui c’è ancora una lunga strada da percorrere e la sfida adesso tocca soprattutto ai giovani di oggi.

L’educazione, la formazione, la scuola, l’università e il senso di legalità e del merito sono decisivi nel raggiungere il fondamentale risultato della uguaglianza di genere.

Leggi anche: Paola Cortellesi: “Un affetto travolgente per il mio film, celebro le donne e la loro forza”

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