Omicidio Lecce, Fabiana Pacella: “Perché i giornalisti dovrebbero raccontare la verità ad ogni costo”

Meglio arrivare tardi, in una notizia, ma arrivare bene. Il dovere dei giornalisti è quello di raccontare la verità, senza esasperare la perfezione di alcuni dettagli. Il caso dell'omicidio Lecce lo insegna secondo la giornalista Fabiana Pacella.

Catiuscia Ceccarelli
Catiuscia Ceccarelli
Catiuscia Ceccarelli, giornalista e imprenditrice, si occupa di personaggi, interviste, attualità e lifestyle. Segni particolari? Mamma di Matilde
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È trascorso ormai qualche giorno dall’arresto di Antonio De Marco, il giovane studente pugliese che ha ucciso Daniele De Santis e la fidanzata Eleonora Manta in quel condominio in via Mondello a Lecce. Un delitto macabro, cruento e spietato che ha sconvolto l’intera comunità locale. Un dolore amplificato dai media e dai social, diventando corale in tutto il Paese. Lascia tuttora sgomenti il movente del duplice omicidio: la felicità altrui. Ne parliamo con la giornalista salentina Fabiana Pacella.

Omicidio Lecce, l’analisi della giornalista Fabiana Pacella

La giornalista salentina Fabiana Pacella. Foto presa dal profilo Facebook della giornalista.

Una giornalista puntuale, scrupolosa e abituata ad inchieste scomode per amore della verità ha seguito la vicenda sul posto. Si tratta di Fabiana Pacella, salentina e più volte apprezzata a livello nazionale per il suo impegno come giornalista d’inchiesta.
Fabiana, te lo aspettavi che l’assassino dei due fidanzati leccesi fosse proprio De Marco, il giovane che sognava di fare l’infermiere?


Il male è banale e quando l’indagine è concentrata sulla vita di due persone praticamente noiosa, tanto era normale, diventando un’indagine complessa ti devi aspettare di tutto. Il male è banale ed è intorno a noi. La fisiognomica lo insegna. Basta guardare gli atteggiamenti, il volto e le movenze di qualcuno per capire le potenzialità, nel bene e nel male che una persona può avere. Questo ragazzo, Antonio De Marco ha anche nei tratti somatici ed espressivi delle indicazioni purtroppo precise. È più difficile scavare nella vita di due persone normali. Come hanno fatto gli investigatori, si deve ricostruire tutto da zero. Il colpo di scena te lo aspetti, poi che fosse quel ragazzo o un altro poco importava.

Come si è sviluppata l’indagine?

Gli investigatori, sia Carabinieri che Procura sono stati bravissimi a confondere le acque facendo credere a tutti, stampa compresa, che davvero non sapessero dove mettere le mani. Così facendo, si sono blindati in un silenzio totale, guadagnando notevole vantaggio sul colpevole e deludendo l’opinione pubblica che voleva risposte subito, ma anche la stampa. Hanno fatto un lavoro straordinario e hanno avuto la capacità di far vedere quello che non era.

La città di Lecce, la comunità in cui questi ragazzi vivevano la loro quotidianità, ma la Puglia tutta, come ha vissuto l’alone che si è creato intorno a questo delitto? Come sta vivendo ora questo dramma? Siamo tornati alla morbosità del caso Avetrana?

Da Cogne in poi, è cambiata la concezione del fatto di cronaca. Un certo modo di fare televisione ha contribuito in questo. I processi celebrati in tv, anche. L’uso del telefonino e dei social ha amplificato il tutto. Ricordo all’epoca di Avetrana, il via vai del turismo del macabro dal luogo del rinvenimento del cadavere di Sarah Scazzi. Le responsabilità non sono mai da una sola parte, vi è una corresponsabilità nel fare informazione. Un certo modo di fare informazione, di fare televisione e un uso errato dei canali di comunicazione come i social ma anche la volontà nostra è importante. Una sottocultura della verità che il più delle volte crea problematiche interiori e sicuramente può inficiare l’esito delle indagini, a meno che gli investigatori e gli inquirenti non abbiano i nervi saldi. Lecce è piombata nella paura perché, quando sono due persone senza problemi, come nel caso di Daniele e Eleonora, a fare una fine del genere si ha il timore che ci sia un mostro che si aggira liberamente per le strade della città che può tornare a colpire.

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Omicidio Lecce, il riconoscimento della città ai Carabinieri

Il ringraziamento della città di Lecce ai Carabinieri che hanno risolto il duplice omicidio di Daniele ed Eleonora.

Secondo quanto ci ha dichiarato la giornalista Fabiana Pacella, la risposta veloce delle forze dell’ordine ha restituito serenità. Ne è testimonianza lo striscione che è stato affisso sul cancello del condominio degli orrori con le facce delle due vittime e con la scritta “Carabinieri grazie”.

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Fabiana Pacella e la necessità di una educazione all’informazione

“La gente – continua Fabiana Pacella – ha bisogno di risposte. Bisogna però vedere attraverso quale canale impiegare e che tipo di risposte si danno”. Questa tragica vicenda sottolinea l’importanza di una educazione all’informazione. La storia professionale di Fabiana Pacella giornalista parla da sola. Per le sue inchieste scomode come quella sulla Bcc di Terra d’Otranto e quella che ha portato al commissariamento per infiltrazioni mafiose del Comune di Carmiano, Fabiana Pacella ha subito minacce, messo a rischio il suo lavoro e la sua stessa vita. Ma ha anche ricevuto riconoscimenti prestigiosi come il “Premio Leali delle Notizie in memoria di Daphne Caruana Galizia” e l’encomio al Festival del Giornalismo d’Inchiesta delle Marche. Fabiana, quanto è difficile oggi fare inchieste che possano educare alla giusta informazione?


La gente non è stupida. Il cuore, la verità pagano tardi ma pagano sempre. La gente ha bisogno di cuore e di verità. Il modo di raccontare il giornalismo, il modo di fare tv in certi casi tende ad esasperare una perfezione di dettagli macabri dei quali si potrebbe fare a meno. Solo per dimostrare di avere quel dettaglio in più. Questo è un modo spregiudicato di cercare la perfezione. Tu, giornalista, devi dare verità, cosa molto diversa dalla perfezione. Tornando al caso di cronaca di questi giorni, ho letto di tutto, anche particolari davvero sconcertanti su come quel ragazzo avrebbe voluto uccidere le sue vittime. Ma cosa aggiunge ad un servizio di cronaca, quel particolare dettaglio? Nulla. Anche se quelle informazioni sono riportate nelle carte, i familiari le leggeranno, se sarà il caso, ma raccontare sulla stampa, ad esempio che accanto al cadavere è stato ritrovato il suo intestino o che l’assassino voleva bollirli, non è necessario, serve solo a fare cattiva informazione. Si può scegliere cosa dire e cosa non dire.

Che cos’è il giornalismo d’inchiesta?

Non dovrebbe esistere un giornalismo d’inchiesta, a mio avviso: il giornalismo o è tale o non lo è. Quando si parla di giornalismo d’inchiesta vuol dire che vi è uno spartiacque netto tra gli impiegati del giornalismo e il giornalista di strada, tra il giornalista che cerca la pappa pronta, un comunicato stampa da rielaborare o i dati già pronti e il giornalista che fa questo mestiere antico tra la gente. Questo non riguarda solo la cronaca, ma ogni ambito. Studiare i profili, cercare magari quella testimonianza scivolata nel silenzio di quei giorni terribili, ascoltare la gente.

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