Pm Greco contro i colossi del delivery: “I rider non sono schiavi”. 60mila le assunzioni previste

L'inchiesta sui rider pone nel mirino i colossi del delivery, Glovo, Uber Eats, Just Eat e Deliveroo, e fa dire basta alle condizioni di lavoro disumanizzanti dei ciclofattorini.

Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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“La schiavitù deve finire”, afferma con forza il procuratore capo Francesco Greco, aprendo finalmente la prospettiva di assunzione per almeno 60mila rider come “lavoratori coordinati e continuativi”.

Lo stesso denuncia: “I rider hanno un trattamento di lavoro che nega loro un futuro“.

Parlare di schiavitù è emblematico: questa classe di lavoratori opera in condizioni talmente disumanizzanti per i nostri giorni che è difficile trovare una terminologia più adeguata.

Eppure, senza di loro, saremo stati persi durante la pandemia.

L’intervento della Procura contro le grandi società di delivery

L'intervento della Procura contro la schiavitù dei rider.

La Procura notifica le aziende con sanzioni per 733 milioni di euro, prescrivendo l’assunzione di migliaia di rider come come “lavoratori coordinati e continuativi”, cioè come lavoratori parasubordinati.

Contro i colossi del delivery, dagli uffici del Pubblico ministero:

Al datore di lavoro diciamo di applicare la normativa per il tipo di mansione che svolgono i rider, di applicare i contratti adeguati. Quindi ci devono essere quelle assunzioni.

Leggi anche: Rider ucciso sul lavoro, guadagnava 15 euro a sera. La moglie: “Come si può consentire tutto questo?”

L’inchiesta sui rider

La pm Maura Ripamonti con il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e i carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro e i funzionari dell’ufficio, dopo i molti incidenti stradali che hanno coinvolto i ciclofattorini, hanno avviato l’inchiesta sui rider già nel luglio 2019.

Allargatasi sull’intero territorio nazionale, oggi nel mirino sei indagati ai vertici delle società di delivery e il colosso Uber Eats sospetto di evasione fiscale.

Sotto esame oltre 28mila rider di Foodinho-Glovo, circa 8.500 di Uber Eats Italy, circa 3600 di Just Eat Italy e quasi 20mila di Deliveroo Italy.

L’esito dell’inchiesta: i rider lavorano in condizioni disumane

L'esito dell'inchiesta: i rider lavorano in condizioni disumane.

Il quadro che ne emerge è sconcertante:

Il sistema si fonda su una pressione continua sul lavoratore, il quale non può sottrarsi per evitare di essere retrocesso o addirittura espulso.

La loro asserita autonomia si riduce in realtà ad una scelta delle fasce orarie in cui svolgere la propria attività, scelta che, a seconda dei casi, è condizionata in maniera più o meno ampia in base al “punteggio“ (il cosiddetto ranking), attribuito automaticamente dal sistema informatico.

Non lavorare in certi giorni e in certi orari screditerebbe il lavoratore minandone le opportunità future.

Non c’è più un capo reparto come una volta. I rider vengono guidati, sorvegliati, valutati attraverso l’intelligenza artificiale, da un programma informatico.

Chiosa Greco.

E c’è di più: neanche la salute è un loro diritto. I rider lavorano anche malati e in caso di infortunio, pur di non rischiare di perdere il posto di lavoro. Se impossibilitati, cedono temporaneamente l’account a terzi.

Le ferie? Un’utopia.

Questo quanto scoperto dalla Procura a denuncia della violazione delle norme di sicurezza sul lavoro, quando dovrebbe essere garantita la tutela della salute dei lavoratori attraverso la formazione, la valutazione dei rischi e la fornitura di strumenti di lavoro, bici e abbigliamento, adeguati.

Leggi anche: Rider italiano assunto a tempo indeterminato, un passo verso la civiltà

Lo sfogo dei lavoratori: “Ci picchiano, ci derubano e ci deridono ma nessuno fa nulla

Lo sfogo dei rider: "Ci picchiano, ci derubano e ci deridono ma nessuno fa nulla".

Non ce la faccio più. Sbagliano fisso i chilometri e mai a favore nostro, sempre a favore loro: in una consegna dove ho fatto 7,8 chilometri, sono stati pagati solo 3 ed è fisso così ogni giorno.

Fanno errori del genere su milioni di rider.

Fanno miliardi di euro levandoli alle nostre tasche. Non gli bastano le percentuali assurde di fatturato che chiedono ai locali.

Lo sfogo di un ciclofattorino sardo nella chat tra rider vagliata dall’inchiesta.

E ancora più agghiaccianti sono le parole di un altro:

Ho difeso un mio collega novellino perché accusato di aver mangiato il panino dell’ordine.

Ricevo una chiamata da Glovo Italia che mi disattiva l’account per un comportamento scorretto almeno fino a lunedì per poi valutare una riattivazione successiva senza nemmeno diritto di replica o sentire spiegazione.

È vergognoso. Prendiamo acqua, vento, freddo e gelo. Ci picchiano, ci derubano e ci deridono ma nessuno fa nulla.

Il secondo filone investigativo: l’evasione fiscale

Il secondo filone investigativo dell'inchiesta sui rider: l'evasione fiscale.

La Guardia di Finanza di Milano è incaricata di indagare sulle violazioni fiscali.

Si parla di “Stabile organizzazione occulta” quando un’azienda con sede all’estero opera in Italia, ma con una struttura che al fisco non risulta esistente.

L’ipotesi è che Ubert Eats, come filiale italiana del colosso americano, possa essere una di queste occulte organizzazioni.

Greco spiega:

I pagamenti dei clienti vengono effettuati online, ma non sappiamo dove vengano percepiti questi versamenti e nel frattempo il rapporto di lavoro dei rider è strutturato sul territorio italiano.

Non si hanno ancora dati certi, così l’indagine continua, anche se la prima preoccupazione è e resta regolarizzare al più presto i lavoratori.

Come ammonisce il pm “Non è più il tempo di dire sono schiavi, ma è il tempo di dire che sono cittadini”.

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