Età media dei dipendenti pubblici, 51 anni. “Servono giovani nella pubblica amministrazione ”

Carlo Mochi Sismondi, presidente del Forum Pubblica Amministrazione: “I trentenni della Pa in Italia sono meno dell’1%. L’ingresso di nuova forza lavoro giovane è prerequisito della sopravvivenza di uno stato”.

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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Sono allarmanti i dati presentati da Carlo Mochi Sismondi, presidente del Forum Pubblica Amministrazione. In Italia l’età media dei dipendenti pubblici è di 51 anni, si arriva a 54 nei ministeri, con meno dell’1% di trentenni impiegati. “L’ingresso di nuova forza lavoro giovane” – spiega l’esperto all’Espresso– “è prerequisito della sopravvivenza di uno stato”. Per cercare di invertire la rotta, il Forum PA, in collaborazione con il Forum Disuguaglianze e Diversità, ha presentato proposte operative per mettere la pubblica amministrazione in condizione di ripartire con il giusto passo nella fase post pandemia. Ha detto Carlo Mochi Sismondi:

La pubblica amministrazione non può più essere l’organo che fa adempimenti e autorizzazioni, ma deve diventare regia di un processo di sviluppo. Perdere questa occasione significa perdere la sfida per la crescita che il paese si è posto.

I primi concorsi per la pubblica amministrazione partiranno in autunno

La macchina pubblica negli ultimi dieci anni è stata fiaccata da sostanziali tagli al personale, circa 220 mila unità. Ed è stimato che altre 500 mila se ne andranno entro il 2022 per raggiunti limiti d’età. In Francia i lavoratori pubblici sono il 40 per cento in più rispetto all’Italia, in Germania il 30. Per tornare a un buon livello, dice l’esperto, sarebbero necessarie 700 mila nuove assunzioni. Ha detto Mochi Sismondi:

I tre ministri che si sono succeduti alla pubblica amministrazione, Marianna Madia, Giulia Bongiorno, Fabiana Dadone hanno tutti promesso l’ingresso di 500 mila nuove risorse, ma i primi concorsi iniziano ad essere banditi solo in questi mesi.

Leggi anche: Rapporto Istat giovani: il 22,2 % non studia e non lavora

Buone notizie a metà

L’Italia, prima di tutto, deve capire che paese vuol diventare. Attualmente la spesa in formazione per i dipendenti pubblici è di circa 48 euro l’anno. Inoltre, da noi si fa largo ricorso ai lavoratori precari. Sono oltre 350 mila. Se veramente il Paese vuole rilanciarsi e crescere, c’è bisogno di un radicale ripensamento del ruolo della pubblica amministrazione. Dice il presidente del Forum PA:

Mettiamola così, il vecchio dipendente pubblico si limitava ad amministrare i fondi, il nuovo dipendente pubblico deve essere un project manager, un programmatore, un informatico, un negoziatore, un gestore di reti perché deve mettere in circolo quel denaro. È il sistema di selezione che deve cambiare.

La Pa non può più essere l’organo che fa adempimenti e autorizzazioni, deve saper cogliere la discontinuità tecnologica e d’informazione che è ovunque, deve diventare regia di un processo di sviluppo. Se le selezioni saranno effettuate senza ripensare le missioni, senza comprendere le professionalità di cui c’è bisogno, allora otterremo altri trent’anni di inefficienza burocratica.

La pubblica amministrazione rivisitata

Le proposte per un miglioramento della pubblica amministrazione non mancano. E grazie all’iniezione di denaro, derivanti dai finanziamenti conseguenti all’emergenza sanitaria, ci sarebbero anche i fondi. Semmai, a mancare è la volontà di investire. Da dove cominciare? La risposta al cambiamento sono i giovani. Ha detto Carlo Mochi Sismondi:

La pubblica amministrazione è un pessimo datore di lavoro: non valorizza il merito e non offre possibilità di crescita. Al contrario, essa deve diventare appetibile per i migliori talenti in circolazione. Come? Iniziando a pagare di più i neo assunti. C’è una disparità reddituale fra le nuove leve e i senior che non ha paragoni in Europa. Offrendo possibilità di carriera certa, garantendo percorsi di formazione d’eccellenza.

Bisogna puntare sul concetto di missione strategica. Perdere questa occasione significa perdere la sfida per la crescita che il paese si è posto.

Leggi anche: Piano riforme, Gualtieri: “L’Italia deve ripartire, non c’è tempo da perdere”

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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