Musei in crisi, dall’Egizio il grido di rivalsa: “Devono riuscire a conquistare un posto di rilievo”

Musei in crisi: servono fondi statali, serve il supporto della politica, serve un'azione congiunta, gioco di squadra per far sì che non solo la cultura riparta, ma un intero Paese.

Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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Musei in crisi, ieri, oggi, ma non domani: la ripartenza dell’Italia parte dalla cultura. O almeno questo auspicano tutti gli impiegati del settore, che a seguito dell’emergenza sanitaria sta vivendo una delle più grandi crisi della storia.

Si dice basta a una cultura vista come mero accessorio del turismo, basta a quell’idea di museo come luogo da visitare in gita scolastica, basta a quei lunghi viaggi alla scoperta e ricerca di tesori lontani quando proprio nel nostro stivale si conserva un patrimonio dal valore inestimabile.

La pandemia non ha fatto altro che accelerare un processo degenerativo che era già in corso e rendere lampante un dramma già da tempo insito nella nostra società: musei, monumenti, parchi archeologici, pinacoteche, gallerie, archivi e biblioteche “sono la spina dorsale di questo Paese ma non sono percepiti come tale”.

Dall’Egizio di Torino e dal suo direttore Christian Greco parte l’urlo dei musei, il desiderio di rivendicazione e rivalsa, la voglia di riconquistare il valore e il riconoscimento che meritano.

Musei in crisi: “Sono il luogo in cui è custodita la memoria collettiva e dove si lavora per l’innovazione”

Musei in crisi: "Sono il luogo in cui è custodita la memoria collettiva e dove si lavora per l'innovazione".

Il 26 Aprile, almeno nelle zone gialle, i musei hanno finalmente potuto riaprire le loro porte e accogliere i visitatori. Tuttavia, dopo oltre un anno e mezzo di chiusura, l’attesa non sembra aver aumentato il desiderio: le sale sono vuote.

Se per strade, bar e ristoranti, si è resa subito evidente l’impazienza e il bisogno di socialità del popolo italiano, lo stesso non si può dire della voglia di cultura, della sete di conoscenza e voglia di scoperta che stimola una visita al museo.

Solo 26 italiani su 100 dichiarano di aver visitato almeno un museo nell’arco di un anno, i dati OCSE pre Covid, e vale la pena sottolineare pre Covid, sono allarmanti. Ne emerge chiaramente che quella attuale non è che una problematica già da tempo insita nella nostra società e cultura. Non può che risultare lancinante e straziante quel “impossibile anche per noi operatori culturali non chiederci dove abbiamo sbagliato”, lanciato da Greco. Una voce la sua che risuona una eco dolorosa e agghiacciante, ma non rassegnata.

Lo stesso incalza:

Per sopravvivere i musei devono riuscire a conquistare un posto di rilievo nella società, devono puntare ad essere percepiti come il luogo in cui è custodita la memoria collettiva e dove si lavora per l’innovazione della società.

Leggi anche: Musei dai conti in rosso, la vendita di opere d’arte è l’unica via per far quadrare i bilanci

Musei in crisi: “Si può uscire solo con un patto interistituzionale”

Musei in crisi: "Si può uscire solo con un patto interistituzionale".

Di fronte alla grave crisi che oggi i musei si trovano a fronteggiare, Greco non riesce a negare la sua preoccupazione e a non rivendicare l’urgenza di intervento volto a risanare i bilanci.

L’unica soluzione, almeno per l’egittologo, è un’azione congiunta: “Si può uscire solo con un patto interistituzionale” e attraverso “un fondo di finanziamento ordinario, come hanno le università. Da garantire con risorse pubbliche e private per prendersi cura delle collezioni”.

La ripresa parte quindi con un patto comune, facendosi spalla a vicenda, supportandosi e giocando di squadra. Giovanna Melandri, la presidente del Maxxi, e il direttore degli Uffizi Eike Schmidt sono d’accordo.

Poiché servono “fondi certi e costanti che permettano di intraprendere programmi di innovazione”, l’egittologo incalza:

Allargando lo sguardo, condividendo i dati, rendendo i processi più trasparenti si possono trovare progetti comuni capaci di attrarre finanziamenti pubblici e privati.

La politica però è determinante, perché mettendo la ricerca al centro delle politiche di sviluppo, si potrà accrescere il valore aggiunto che i musei portano alla società e a catena ci saranno più soggetti interessati a sostenere il comparto del mondo culturale e più occupazione.

I musei sono luoghi di formazione a 360 gradi, sono luoghi dove esplorare, scoprire e conoscere, sono luoghi di crescita. Sono il posto dove iniziare ad approcciarsi al futuro con uno sguardo nuovo, più concreto, vasto ed eclettico, sono il posto dove non solo la cultura può rinascere, ma un intero Paese.

Leggi anche: Napoli, vaccino al museo: il Madre si trasforma in un centro vaccinale Covid

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