Addio a Lawrence Ferlinghetti, ultra centenaria leggenda ribelle della poesia

“Non posso morire mentre c’è ancora Trump”, aveva affermato recentemente. Ma oggi, mantenuta la sua promessa, dà il suo congedo.

Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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Lawrence Ferlinghetti, uno dei più straordinari intellettuali della storia degli Stati Uniti, dà il suo addio a 101 anni. Causa, una malattia polmonare.

Esala l’ultimo respiro il 22 febbraio nella sua villa di San Francisco la leggenda della Beat Generation, uno dei suoi padri fondatori, nonché poeta, editore, attivista, pittore.

Proprietario dell’iconica libreria e successivamente casa editrice, City lights, scoprirà talenti che faranno storia, Ginsberg, Kerouac, Burroughs, Corso e tanti altri.

Ci congediamo da quest’uomo ricordando la sua vita intensa e appassionata, consapevoli che uomini del suo calibro non potranno e non saranno mai dimenticati.

Lawrence Ferlinghetti, un’esistenza intensa e appassionata

Lawrence Ferlinghetti, un'esistenza intensa e appassionata.

Una vita non facile la sua. Classe 1919, nato a Yonkers, Lawrence Ferlinghetti è figlio di un emigrante di origini bresciane, morto poco prima della sua nascita, e di una giovane di origine franco-portoghese finita in manicomio poco dopo il parto che chiederà di riaverlo, senza successo, dopo alcuni anni.

Cresce in Francia, da una zia a Strasburgo, che trasferitasi a New York per lavoro riesce a farlo adottare dalla famiglia presso cui la stessa lavora come governante.

Lavorerà e Studierà fino a che non prenderà parte alla Seconda Guerra Mondiale, i cui tragici ricordi saranno decisivi nella successiva e definitiva scelta del pacifismo. Tra gli altri, le rovine di Nagasaki, “l’inferno in terra che mi rese all’istante pacifista per tutta la vita”.

Studierà alla Sorbona a Parigi per poi tornare negli USA e aprire la sua libreria, City Lights, il cui nome è tratto dall’omonimo film di Chaplin, a ragione della sua visione del poeta come di un “ometto chapliniano”.

Fondato nel 1953, nel suo ‘tempio’ di San Francisco, dietro a banchi di libri, la leggenda della Beat Generation potrà dedicarsi alle sue passioni, la lettura, la scrittura e l’arte, nonché circondarsi di alcuni dei più viziosi, spesso disperati ma talentuosi artisti del tempo.

Tra questi, Allen Ginsberg e il fascino suscitato dalla recita di ‘Howl’ che lo indurrà alla pubblicazione del poema, costeranno allo stesso Ferlinghetti un arresto e processo per pubblicazione oscena. La libertà di parola e di stampa varranno poi l’assoluzione.

All’orlo dei suoi 102 anni si conclude un’esistenza vigorosa, rigogliosa e veemente che oggi al mondo lascia il ricordo di un uomo straordinario e l’eredità di una penna incisiva e struggente.

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La Beat Generation di Lawrence Ferlinghetti

La Beat Generation di Lawrence Ferlinghetti.

Conosciamo la Beat Generation, quel movimento giovanile che in tutte le forme dell’arte ha trovato il modo di esprimere quelli che erano proprio i motori della sua ispirazione: il rifiuto delle norme imposte, le innovazioni nello stile, la sessualità alternativa, l’interesse per la religione orientale, un rifiuto del materialismo, e rappresentazioni esplicite e crude della condizione umana, la sperimentazione delle droghe.

Una generazione di dissoluti e sconvolti, ma che non poteva tacere e, nell’esprimere, seppur a suo modo, sdegno e dissenso, ha ispirato e continua a ispirare la gioventù.

Tra i grandi personaggi che ne hanno fatto la storia, Ginsberg, Kerouac, Burroughs, Corso, Welch, Kaufmann, solo per citarne alcuni, Lawrence era quello pettinato, con i capelli corti, quello che vestiva elegante e quello che la mattina andava a aprire la sua libreria nella Columbus Ave.

Quello che si ispirava a grandi penne del passato e che pur essendone editore, almeno dal punto di vista letterario, non si poteva troppo considerare parte del gruppo.

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Le opere di Lawrence Ferlinghetti

Dante, Flaubert, Samuel Beckett e naturalmente il Joyce di ‘Finnegans wake’ sono solo alcuni di coloro che indicato il sentiero alla sua penna.

Proclamato ammiratore dell’ideale anarchico, nella prosa si concede la stessa libertà che nella vita. Little Boy, una delle opere più note e riscrittura della più giovanile Her, è un’autobiografia in cui lo scrittore, tra sogni, riflessioni, ricordi, confessioni, citazioni, con pochissima punteggiatura, dà libero sfogo al flusso di pensieri.

Tra i suoi sforzi più celebrati c’è poi A Coney Island of the Mind, la raccolta di poesie pubblicata nel 1958, ritenuta da molti una delle più significative del Novecento e che con la sua irriverenza si scaglia contro la società americana del tempo nell’intento di rappresentare “senza censure le tragicomiche pagliacciate di quelle creature bipedi note col nome di esseri umani”.

Ma Lawrence Ferlinghetti è un artista a tuttotondo e il suo tratto è inconfondibile anche a colori, su quelle tele che hanno animato le tante mostre dedicategli, in Italia ma non solo.

“La sua identità speciale non morrà mai”

Lawrence Ferlinghetti, "La sua identità speciale non morrà mai".

In parte addolorata, ma lunga e passionale è stata la vita e instancabile e fervente quell’uomo. Non potrebbero essere meglio descritti se non con le parole con cui lo stesso scrittore conclude la sua opera autobiografica:

Little Boy, cresciuto da romantico contestatore, ha conservato la sua giovanile visione di una vita destinata a durare per sempre, immortale come lo è ogni giovane, convinto che la sua identità speciale non morrà mai.

Così si dice oggi addio a quell’eterno Peter Pan il cui spirito è destinato a sopravvivere, per citarlo di nuovo, “a dispetto dell’irrefrenabile destino dell’umanità tutta di cui gli scienziati predicono una rapida fine con la Sesta Estinzione della vita su questa terra.”

A sopravvivere nella ribellione dell’istinto giovanile, nel coraggio a opporsi e dire no, nel fascino di versi sublimi, critici e alacri.

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