Boris Pasternak e il “Dottor Živago”: perché Google gli dedica un doodle

Censurato per anni dalla sua stessa patria non smette di essere, dopo secoli, l'autore di uno dei più grandi capolavori della letteratura di tutti i tempi. Il Doodle Google oggi è per lui.

Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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Boris Pasternak, poeta e scrittore russo, nato proprio il 10 febbraio a Mosca, oggi avrebbe 131 anni.

Il noto autore de Il dottor Živago avrebbe portato a casa un Premio Nobel per la Letteratura nel 1958, se il Governo sovietico e le politiche del tempo non lo avessero costretto a rifiutarlo.

Chi è Boris Pasternak?

Chi è Boris Pasternak?

Boris Leonidovič Pasternak, figlio si Leonid, un pittore impressionista, e Rozalija Kaufman, una pianista, appartiene a una famiglia di intellettuali ebrei originari di Odessa, oggi in Ucraina. Tra le cerchia colta della famiglia compaiono grandi nomi del tempo: Lev Tolstòj, Rainer Maria Rilke e del musicista Skrjabin, per dirne alcuni.

Pasternak studia dapprima al conservatorio, ma poi decide di trasferirsi in Gemania, a Marburgo, per seguire le lezioni di filosofia dell’esponente del Neokantismo Hermann Cohen.

Dopo la laurea, si dedica all’insegnamento e inizia a frequentare i circoli e gruppi letterari del tempo.

Mentre le sue prime poesie, Il gemello fra le nuvole e Oltre le barriere, non trovano che indifferenza presso la critica, non ci vorrà molto tempo prima che il talento della sua penna venga scoperto e stimato. Nel 1934, infatti, l’intellettuale Bukarin, fucilato dopo qualche anno, designa proprio Boris Pasternak come il più grande poeta sovietico vivente.

Lo stesso, di nuovo in patria già dai tempi della Rivoluzione di ottobre, a differenza di moltissimi altri artisti e uomini colti che persero la vita durante le purghe, riuscirà a sopravvivere e distinguersi non solo per la poesia, ma ben presto anche per la prosa.

Malgrado l’ostilità della patria nei confronti della sua persona e delle sue opere, Boris Pasternak non vorrà mai lasciare l’Unione Sovietica, “farlo sarebbe come morire”, per sua stessa ammissione.

Lascerà all’umanità un cimelio culturale di valore inestimabile, ma abbandonerà per sempre il nostro pianeta nel 1960, all’aggravarsi del deterioramento fisico iniziato dopo aver dovuto rifiutare il Premio Nobel e al perpetrarsi delle pressioni dal parte del regime.

Le opere di Boris Pasternak

Cantando la natura, le stelle e la pioggia, Boris Pasternak si tiene lontano dalle questioni politiche sia in poesia che nelle opere di prosa, cui si dedica inizialmente con autobiografie e traduzioni di Shakespeare, Goethe e dei poeti georgiani.

Si tratta di tematiche che di fatto iniziano a emergere soltanto su Sui treni mattutini (1943) e Lo spazio terrestre (1945), quando lo Stato sovietico è in lotta contro le forze naziste, ma che non dimostrano né una vera e propria approvazione né repulsione nei confronti delle misure prese dal Governo dell’Unione Sovietica.

A guastare i rapporti con lo Stato sarà la sua più grande nonché acclamata opera è Il dottor Živago, non a caso ritenuto il suo più celebre capolavoro.

Scritto tra il 1946 e il 1956, ne venne inizialmente impedita la pubblicazione in quanto ritenuto avverso al regime. Tuttavia, Giangiacomo Feltrinelli, noncurante delle pressione esercitate dall’URSS e dal Partito Comunista Italiano, pubblicherà il romanzo per la prima volta proprio in Italia nel 1957.

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Il dottor Živago, il capolavoro di Boris Pasternak

Il dottor Živago, il capolavoro di Boris Pasternak.

Il primo e unico romanzo di Boris Pasternak narra la storia di un medico russo, il dottor Jurij Andreevic Zivago, e quella di Tonja Gromeko, destinata a diventare sua moglie.

Sullo sfondo della rivolta del 1905, il caos della Prima Guerra Mondiale e della Rivoluzione Russa, si narra di amori difficili, di incontri, separazioni e impossibili ricongiungimenti, si narra di senso di colpa, di solitudine dell’intellettuale e di un eroismo sovietico ben lontano da quello propagandato dal regime.

Per il suo spirito reazionario e rivoluzionario, l’opera venne censurata nella sua patria fino al 1988. Tuttavia, almeno all’estero, ottiene fin dagli inizi il successo che merita: non solo vale all’autore un premio Nobel, ma all’omonimo film che ne viene tratto nel 1965, con Omar Sharif, Julie Christie e Geraldine Chaplin e la regia di David Lean, consente di ‘portare a casa’ ben 5 premi Oscar.

Il Nobel per la Letteratura di Boris Pasternak

Il 10 dicembre del 1958, quando nella grande sala dei concerti di Stoccolma, si svolge la cerimonia della consegna del premio Nobel non manca nessuno, tranne Boris Leonidovič Pasternak.

Anders Österling, segretario dell’Accademia svedese, prende la parola e comunica ai presenti:

Loro maestà reali, signore e signori, il premio Nobel per la Letteratura quest’anno è stato assegnato allo scrittore sovietico Boris Pasternak, per il suo contributo significativo sia alla poesia contemporanea che alla grande tradizione della narrativa russa.

Come sapete, il premiato ha comunicato che non desidera ricevere il premio.

Questo rifiuto non comporta naturalmente nessuna modifica per quanto riguarda la validità della sua assegnazione. All’Accademia rimane soltanto da annotare con rammarico che l’assegnazione del premio non potrà avere luogo.

Questa era stata infatti la risposta dello scrittore dopo aver ricevuto la notizia e aver festeggiato con la moglie: “Immensamente grato, commosso orgoglioso, meravigliato, confuso. Pasternak”

Ma bollato come “traditore” e “pecora rognosa”, non solo dal Governo, ma anche dalla stampa sovietica del tempo, come spiegherà alla Commissione svedese, “per il significato che a questo premio è stato dato dalla società alla quale appartengo”, deciderà di rifiutare il riconoscimento.

Leggi anche: Chi sono “Gli indifferenti” di oggi

Dalla critica di allora alla stima protratta per secoli

Dalla critica di allora alla stima protratta per secoli per Boris Pasternak.

Non solo il regime sovietico, sono stati in molti in realtà a criticare l’assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura proprio a Boris Pasternak.

Italo Calvino, dando voce ad alcune maldicenze, dirà che il riconoscimento era stato assegnato «dobbiamo riconoscerlo, con evidenti intenzioni politiche».

Sarà la stessa Accademia a confutare queste imputazioni e, anzi, prenderle come pretesto per sottolineare ancora una volta la stima per il poeta e scrittore russo, già decantato per le sue poesie e infine elogiato per il suo unico e inimitabile romanzo.

E oggi il Doodle Gloogle è ancora per lui, per rammentare di un tratto singolare, quei versi e quelle righe destinate a continuare a vivere ed emozionare ben oltre le sincronie del tempo ed essere appassionanti per secoli.

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