Perché Giorgia Meloni non sta dalla parte delle donne

A queste elezioni politiche, le femministe non voteranno Giorgia Meloni. Le ideologie, di cui si fa portavoce la leader di FdI, remano contro i diritti e le libertà delle donne stesse.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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Giorgia Meloni non sta dalla parte delle donne. Iniziamo subito col dire che la leader di Fratelli d’Italia sta dalla parte dei suoi elettori, ovviamente quelli di destra, attenti alla forma e non alla sostanza.

La boss bionda è la protagonista indiscussa di queste elezioni politiche, dal momento che è l’unica donna a poter rivestire il ruolo di Premier del paese.

Essere donna però non coincide necessariamente con il patteggiamento dei diritti delle donne, anzi, nel caso della nostra Giorgia, essere una Meloni, collima con una contraddizione vivente: può una donna ostacolare la libertà di un’altra donna?

“Io sono Giorgia”: l’apologia di essere una donna di estrema destra

La Meloni ha sempre espresso il suo orgoglio ultra nazionale con slogan, riverenze e campagne elettorali in stile “Viva l’Italia. La stella nascente di FdI si ritrova ora tra i possibili nomi che, dopo le elezioni del 25 settembre, finiranno forse a Montecitorio.

Giorgia, dal canto suo, si riempie d’orgoglio quando le fanno notare che in 76 anni di storia repubblicana, nessuna donna ha mai rivestito il ruolo di Presidente del Consiglio.

Le donne restano ancora nell’angolo, nel dimenticatoio, basti notare che durante le assemblee nazionali o le interviste, le presenze femminili, oltre ad essere in quantità inferiore rispetto ai colleghi maschi, occupano pure, fisicamente parlando, i posti laterali delle sedute, lasciando agli uomini l’intero palco della scena politica italiana.

E fin qui, il claim “Io sono Giorgia” , di cui è stato fatto anche un remix, quasi ci solletica un certo senso di rivincita femminile, peccato però che la Meloni, madre, italiana e cristiana, cerca in tutti i modi di ostacolare chi non si rispecchia nelle parole di un estremismo, quello di destra, che non fa sconti a nessuno.

Meloni: la lotta contro l’aborto, la difesa della famiglia tradizionale e il disprezzo verso l’ideologia gender

C’è scritto Meloni, ma si legge regressismo, indietreggiamento, ammaraggio sulle idee radicali di una destra che non ha ancora capito che nel 2022 le donne parlano, si difendono e lottano insieme.

Anche se la presenza di Giorgia può indurci da un lato a pensare che stiamo avanzando anche a livello politico, dall’altro dobbiamo capire che le congetture mentali della numero uno di FdI non combaciano affatto con il lessico femminista fatto da libertà e diritti.

La soluzione proposta è optare per una famiglia tradizionalista, quindi al naturale, formata da uomo e donna, il pericolo per lo straniero e per l’islamizzazione, il terrore di dar spazio alle persone gender accusate di eliminare la figura naturale e devota della madre, il contrasto del diritto all’aborto per incentivare le nascite e per non dare alle donne troppo potere ed infine, la più preoccupante di tutte la diffusione del concetto di devianze.

Meloni e il conetto deviante di devianze

Quando sembrava che il peggio fosse arrivato, ecco che Giorgia scopre l’ultima carta: le devianze giovanili. Droga, bullismo, anoressia e obesità sarebbero dei comportamenti problematici da eliminare con lo sport perché non si adeguerebbero allo standard sociale imposto dalla società.

Come se essere drogati, anoressici, obesi e bulli fosse una scelta da estirpare con un po’ di sano movimento. Proprio come i piccoli Balilla, che crescevano a suon di attività fisica, la Meloni ha pensato bene di riproporci la favola del movimento che fa miracoli. L’abitudine di infilare lo sporco sotto al tappeto, anziché scovare o quantomeno cercare la causa del male, è un trend che in politica non tramonta mai.

A tal proposito, l’Europa verde di Piacenza ha dichiarato in un commento:

È necessaria una politica di prevenzione, non di tamponamento. Non possiamo porci il problema dell’anoressia quando muore un giovane, delle dipendenze quando troviamo al parco giovani collassati o delle baby gang dopo una rissa violenta.

La politica deve agire prima, creando una rete di resilienza alle diverse fragilità: attraverso servizi alla persona che lavorino sul territorio e sulla comunità, intercettando i giovani nei loro diversi luoghi di vita.

Sui territori ci sono progetti che funzionano e professionisti che lavorano bene. È ora che i politici si mettano in ascolto.

Perché le vere femministe non voteranno la Meloni

No, le donne femministe non voteranno la farmacologizzazione del pensiero umano e non subiranno la lobotomia ideologica tanto cara all’estrema destra.

Il femminismo non ha lottato per anni e anni, solo per vedere una donna come capo del governo. Il movimento in questione, nato più di due secoli fa, è stato sviluppato per ascoltare ed esercitare i diritti di un genere, quello femminile, che è da sempre stato ignorato e sottovalutato.

I femminismi della parità o della differenza sono stati costruiti proprio per difendere le categorie invisibili dalla mano deviata e vile di una politica guidata da soli paradigmi patriarcali.

Quello che le femministe sanno è che, ad oggi non esiste alcun partito libero dai dettami maschili di destra o di sinistra. Le donne che si candidano alle elezioni non fanno altro che indossare i pantaloni dei colleghi uomini e accettare, pur di avanzare con i voti, di calpestare i diritti delle loro sorelle.

Giorgia Meloni non combatte la disparità tra uomo e donna, la rappresenta e, questo, le ragazze femministe lo sanno benissimo, ecco perché non voteranno la boss di FdI.

Leggi anche: La Meloni pubblica il video dello stupro di Piacenza. É scontro con Letta: “Indecente”

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