Diffonde video contro il governo di Erdoğan: mandato di cattura per Sedat Peker

Sedat Peker, latitante turco, ha cominciato da qualche tempo ad attaccare il governo di Ankara tramite dei video sul web con dichiarazioni scioccanti. Per lui emesso un secondo mandato di cattura.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Mandato di cattura per Sedat Peker. La Turchia ha emesso un nuovo mandato di arresto per un boss criminale condannato dalle autorità turche, Peket era riuscito a fuggire all’estero un anno fa, da dove poi ha cominciato pubblicare video che affermano gravi crimini commessi dagli alleati del presidente Recep Tayyip Erdoğan.

Mandato di cattura per Sedat Peker: la Turchia lo rivuole a tutti i costi

Mandato di cattura per Sedat Peker: la Turchia lo rivuole a tutti i costi

L’ufficio del procuratore capo di Ankara ha emesso mercoledì scorso un mandato di cattura per Sedat Peker, il tutto mentre quest’ultimo si preparava a rilasciare l’ottavo di una serie di video su YouTube che hanno ricevuto milioni di visualizzazioni e scatenato l’ira del “sultano”, soprannome di Recep Tayyip Erdoğan presidente della Turchia.

Anadolu, l’agenzia di stampa turca, nonché manifesto della propaganda governativa, ha affermato che ora Sedat Peker è sospettato anche di coinvolgimento in un gruppo terroristico guidato da un predicatore musulmano con sede negli Stati Uniti, per la quale la Turchia lo incolperebbe addirittura del fallito colpo di stato contro Erdoğan nel 2016.

Le accuse pesantissime che Peker avrebbe cominciato a rivolgere dall’estero agli alleati di Erdoğan, tra gli “accusati” figura anche un ex primo ministro, alti funzionari e i loro parenti, vanno dalla corruzione e traffico di droga fino ad arrivare addirittura ad accuse stupro e agli omicidi.

I video si sono concentrati pesantemente sul ministro degli Interni, Süleyman Soylu, che Peker sostiene gli avesse offerto protezione, salvo poi fare marcia indietro scaricandolo e avvisandolo giusto del primo mandato di arresto, permettendogli così di fuggire all’estero.

Süleyman Soylu, è uno dei pretoriani più fidati di Erdoğan, un nazionalista convinto, considerato uno dei funzionari più popolari e potenti della Turchia.

Riguardo la latitanza di Sedat Peker, Erdoğan ha rilasciato dichiarazioni alla tv di stato:

Abbiamo schiacciato le organizzazioni criminali una per una per 19 anni. Seguiamo i membri delle bande criminali ovunque fuggano nel mondo.

Mandato di cattura per Sedat Peker: i video delle accuse

Mandato di cattura per Sedat Peker: i video delle accuse

Sedat Peker, 49 anni, nonostante il secondo mandato di arresto ha continuato a registrare i suoi video. La polizia inoltre, stando a quanto dice, avrebbe fatto irruzione nella sua casa in Turchia ad aprile e avrebbe maltrattato la sua famiglia.

Secondo lo stesso Peker, come affermato nei suoi video, ora vive negli Emirati Arabi Uniti. Nessuna delle accuse è stata ancora provata e le persone coinvolte si sono dichiarate innocenti. C’è da giurare che nessuna commissione o tribunale tenterà di verificare le accuse.

Però di certo i video sono circolati in rete, e lo scandalo politico che ne è scaturito arriva in un momento inopportuno per Erdoğan, che sta perdendo terreno nei sondaggi d’opinione a causa del deprezzamento della valuta e dell’inflazione dilagante nel paese.

Peker ha promesso 12 video di denuncia in totale, per adesso ne ha pubblicati solo 7 sufficienti per poter leggere un secondo “mandato di cattura per Sedat Peker”.

Sulle varie piattaforme online i video hanno collezionato oltre 30 milioni di visualizzazioni. Sedat Peker vs AKP (il partito Giustizia e Sviluppo al governo di Erdoğan) è diventato per breve tempo il programma televisivo più votato al mondo su Internet Movie Database fino a quando la voce non è stata rimossa lunedì.

Chi è Sedat Peker

Peker è salito alla notorietà negli anni ’90, durante lo scandalo emerso dei rapporti politica-mafia in Turchia , quando è stato rivelato e poi confermato che le agenzie di intelligence hanno collaborato con esponenti della malavita turca per compiere omicidi politici. Ha già scontato diverse pene detentive nella sua vita.

Al suo rilascio nel 2014 il mafioso sembrava si fosse ingraziato gli ambienti dell’AKP, ma è fuggito dal paese nel 2020 dopo che il ministero degli interni ha aperto una nuova indagine sulle sue reti e dice di essere attualmente a Dubai. La sua casa di Istanbul è stata perquisita dalle autorità ad aprile.

Nello sbandierare 20 anni di scheletri nell’armadio dell’AKP, Sedat Peker ha anche invitato i giovani del paese a sfidare lo status quo politico:

Miei preziosi fratelli, miei fratelli sotto i 40 anni.

Dovreste creare un nuovo mondo, un nuovo paese. Un paese ha bisogno dei suoi 84 milioni di persone per essere unito.

Ci sono giorni a venire che saranno preoccupanti. Ci faranno lottare tra di noi. Dobbiamo unirci.

L’ex malavitoso turco, ha dipinto un quadro di ampia collaborazione tra reti di criminalità organizzata e alti funzionari

Oltre a prendere di mira principalmente Süleyman Soylu, che Peker dice di aver protetto dalle fazioni rivali all’interno dell’AKP, Peker anche accusato il figlio di un ex primo ministro di contrabbando di cocaina dal Venezuela come parte di una rete di traffici che si estende dai casinò di Cipro fino ai porto controllati dal regime siriano

L’ex primo ministro ha detto che suo figlio è andato in Venezuela per donare mascherine e DPI (dispositivi di protezione individuale).

Leggi anche: Donne in piazza contro Erdogan: ecco perché la Turchia è uscita dalla Convenzione di Istanbul

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