L’oppio è la ricchezza dei talebani: frutta 120 mld. Ecco come i narcos afghani hanno sconfitto l’Occidente

La produzione di oppio rappresenta la fonte di reddito più significativa per i talebani, che finanziano in questo modo le loro battaglie. L'Occidente è stato sconfitto anche, e soprattutto, nella guerra alla droga.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
spot_img

Talebani e oppio: una relazione indissolubile. Sono ormai impresse nella memoria di tutti le immagini dell’assalto dei cittadini afghani all’aereo statunitense in partenza da Kabul, con molti profughi che, per la disperazione, sono arrivati ad aggrapparsi al mezzo in partenza, salvo poi precipitare da centinaia di metri di altezza. Nonostante la svolta moderata annunciata ieri dai talebani in conferenza stampa, la pressione migratoria che si abatterà sull’Europa sarà enorme e di difficile gestione: nei corridoi diplomatici si prevede l’arrivo di circa 2 milioni di profughi nel vecchio continente e il Premier Mario Draghi è tornato a sottolineare quanto la coperazione internazionale è cruciale sia per evacuare i fragili dall’Afghanistan, sia per evitare crisi umanitarie o nuovi slanci terroristici.

Da parte loro, i talebani negano che questa fuga sia riconducibile alla loro presa di potere. Suhail Shaheen, portavoce talebano, ha dichiarato ieri a Sky News che gli afghani non fuggono da loro, ma che “le persone scappano dall’Afghanistan perché è un Paese povero”. Di fatto, la povertà in Afghanistan è una realtà oggettiva: nella classifica del PIL pro capite elaborata dal FMI, il Paese è 182esimo su 192, con 541 dollari l’anno a persona, una somma che si pone sotto la soglia di povertà estrema definita dalle Nazioni Unite. E la domanda sorge spontanea: come hanno fatto i talebani ad avere la meglio in una guerra così dispendiosa per l’intero Occidente? O meglio: dove hanno trovato i soldi per finanziarsi data la povertà dilagante in Afghanistan?

Afghanistan e oppio: le responsabilità statunitensi e la guerra sovietico-afghana

Quando si tratta di approfondire le disponibilità economiche dei talebani, bisogna necessariamente parlare di oppio: gli osservatori internazionali certificano l’Afghanistan come il produttore di oltre il 90% dell’oppio illegale al mondo. Oppio da cui, ovviamente, si ricavano eroina e altre sostanze stupefacenti. Negli anni ’70, la produzione di papavero da oppio si limitava al consumo locale, non rappresentando certamente il business che è oggi. Le cose, però, cambieranno nel 1979, anno di inizio della guerra sovietico-afghana, conflitto da inserire nell’ampio contesto della Guerra Fredda: a contrapporsi, infatti, erano le forze armate della Repubblica Democratica dell’Afghanistan (appoggiate dai Sovietici) e i vari raggruppamenti di guerriglieri afghani collettivamente noti come mujaheddin, sostenuti dagli Usa ai fini della loro lotta anti-comunista.

Nel 2009, Matthew Hoh, ex-capitano dei Marines (che poi si dimetterà), descriverà le logiche statunitensi che spinsero all’intervento anti-sovietico nel 1979 e il loro contributo all’economia della droga in Afghanistan in questo modo:

Le forze Nato proteggevano più o meno i campi di papavero e la produzione di papavero, sotto le spoglie della contro-insurrezione. La logica era ‘non vogliamo togliere i mezzi di sostentamento della gente’.

Ma in realtà quello che stavamo facendo a quel punto era proteggere la ricchezza dei nostri amici al potere in Afghanistan.

Le potenzialità economiche della coltivazione di oppio (che rendeva fino a 50 dollari a libra, molto più di qualsiasi altra coltivazione) verranno prima fiutate dai contadini, poi dai trafficanti di droga. Saranno questi ultimi a reclutare i mujahideen per difendere i campi. Col tempo, i soldati faranno dell’oppio la principale fonte di finanziamento per le loro battaglie e, con il passare degli anni, assumeranno il controllo totale del settore. Una vera e propria miniera d’oro, verrebbe da dire. Basti pensare che nel 2013 l’esportazione dei derivati dell’oppio fruttava tra 1,5 e 3 miliardi di dollari all’anno. E gli Stati Uniti erano al corrente di tutto.

La ricchezza dei talebani: “L’oppio è la fonte di reddito più significativa per loro”

La ricchezza dei talebani: "L'oppio è la fonte di reddito più significativa per loro"

Stando a un recente rapporto dell’UNODC, la produzione di oppio “rappresenta la fonte di reddito più significativa per i talebani”. Di certo, l’idea di interromperne la produzione, promessa fatta ieri in conferenza stampa dal portavoce talebano Mujahid, sembra piuttosto inverosimile: basti pensare che nel 2020 in Afghanistan l’area destinata alla coltivazione di oppio è passata da 163mila a 224mila ettari, cosa che certamente non suggerisce il tramonto di tale attività. Le Nazioni Unite, attraverso i governi centrali, hanno tentato di convertire le coltivazioni di oppio in prodotti agricoli alimentari, ma tutti i tentativi sono falliti miseramente: non sembra esistere un’alternativa altrettanto remunerativa.

L’Afghanistan produce 6.300 tonnellate di oppio all’anno, l’85% della quantità mondiale, nonché il 77% dell’eroina in circolo. Jonathan Goodhand, professore della SOAS University di Londra, ha affermato che “i talebani guidano il mercato globale dell’eroina, oltre ad alimentare il crescente problema della droga all’interno dell’Afghanistan e dei Paesi vicini”. Morfina, eroina, oppio: questa è la miniera d’oro dei talebani, la base economica che finanzia le loro battaglie e che ha messo sotto scacco gli Usa, sconfitti in quella che è, a tutti gli effetti, una guerra alla droga.

I talebani e l’oppio: un giro di affari da 120 miliardi

I talebani e l'oppio: un giro di affari da 120 miliardi l'anno

Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, mentre l’Occidente per 20 anni ha speso miliardi su miliardi per finanziare l’intervento in Afghanistan, il giro di affari legato all’oppio ha fatto guadagnare ai talebani l’enorme cifra di 120 miliardi, un business da 6,6 miliardi all’anno. I talebani sono i nuovi narcos e le loro mire si sono espanse: negli ultimi dieci anni hanno acquistato un ruolo di prestigio anche nel traffico di hashish e marijuana. Nel 2001 i talebani finsero di proibire la coltivazione di oppio e il timore è che oggi la promessa di mettere fine alle coltivazioni non sia che un’ulteriore bugia simile a quella di allora: l’enormità del business rende poco probabile uno scenario simile.

Basti pensare che l’eroina talebana rifornisce camorra, ‘ndrangheta, Cosa Nostra, cartelli russi, mafia americana e, in generale, tutte le organizzazioni di distribuzione negli Usa (a eccezione dei Messicani che cercano, a fatica, di rendersi autonomi). L’errore di valutazione statunitense è stato quello di non fare propria in Afghanistan la battaglia più importante, quella alla droga, che, di fatto, rende “immortali” i talebani e ha conseguenze dirette anche sui cittadini statunitensi. Ma gli Usa se ne lavano le mani: il generale Franks, primo a coordinare l’invasione in Afghanistan delle truppe di terra Usa, nel 2002 dichiarò come gli Stati Uniti non fossero “una task force antidroga” e come quella “non è la nostra missione”.

I narcos talebani: rapporti col Sudafrica e Hamas. L’esperto: “Useranno l’oppio per imporre la Sharia”

Il business talebano non finisce qui: attraverso la rotta Afghanistan-Pakistan Mombasa i talebani riforniscono in Sudafrica i cartelli di Johannesburg e, tra gli altri, vendono pure a Hamas, che, non a caso, si è complimentata coi talebani per aver ripreso il potere. Di fatto un’altra organizzazione che deve molti dei suoi finanziamenti ad hashish ed eroina. Dunque, bisogna credere ai talebani quando promettono di mettere fine alla coltivazione di oppio?

Un’eloquente risposta è arrivata da Andrea Margelletti, consigliere per le Politiche di Sicurezza e di Contrasto al Terrorismo del Ministro della Difesa che, ospite a Coffee Break su La7, ha detto: “Guadagni infinitamente di più a produrre l’oppio che lo zafferano, la realtà è che l’oppio è il pomone pulsante dell’economia di alcune regioni del nord-ovest dell’Afghanistan. La mia sensazione è che l’oppio potrebbe essere utilizzato dai talebani per costituire una base di pace sociale all’interno delle aree in cui i pashtun, etnia di cui i talebani fanno parte, non sono maggioritari: ti impongo regole strettissime come quelle della Sharia, ma contestualmente ti do la possibilità di vivere con l’oppio”. L’importanza strategica della coltivazione di oppio non sembra renderne possibile la fine, come promesso dai talebani. L’interrogativo è d’obbligo: quante altre (false) promesse non verranno mantenute?

Leggi anche: Talebani: “Stop a droga e terrorismo, tuteleremo le donne”. 2 milioni di profughi in arrivo in Europa

spot_img

Correlati

Mostrate due mummie aliene al Parlamento del Messico. Ma cosa c’è di vero?

Mummie aliene in Messico? Una rivelazione sorprendente che avrebbe dovuto sconvolgere il mondo. La...

Russia, gruppo Wagner scatena la guerra civile: “Mosca si prepara all’assedio”

La guerra tra Russia e Ucraina potrebbe essere vicina ad una svolta. Ieri il...

Trovati vivi 4 bambini nella giungla dopo 40 giorni: come hanno fatto a sopravvivere?

Quattro bambini dell'etnia huitoto, o meglio quattro fratelli, sono stati incredibilmente messi in salvo...
Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
spot_img