È legittimo l’ergastolo ostativo per i delitti di mafia? Sarà il Parlamento a decidere

La questione dell'ergastolo ostativo, ossia del carcere a vita verso i condannati per delitti di mafia vincolato da una collaborazione con la giustizia è più complesso di quello che si pensi.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Per ergastolo ostativo si intende la pena del carcere a vita, per reati connessi alla criminalità organizzata, vincolata alla collaborazione con la giustizia da parte del condannato.

In questo contesto andrebbe a decadere la possibilità per questo soggetto di libertà condizionale per buona condotta e la collaborazione risulterebbe l’unica strada a disposizione per l’ergastolano di accedere alla restituzione della libertà. Pertanto va valutata la legittimità costituzionale di tale norma. La Corte Costituzionale, pur affermando che di per sé ciò non risulta incostituzionale ma potrebbe esserlo l’esclusività del mezzo usato, ha stabilito che spetterà al Parlamento prendere una posizione al riguardo.

Inoltre con la scarcerazione di Giovanni Brusca sono emerse anche delle critiche verso tale norma perché non è possibile che un criminale di questo calibro sia stato liberato dopo aver ucciso più di cento persone, come lui stesso ha ammesso.

Ergastolo ostativo, la posizione della Corte Costituzionale

ergastolo ostativo_corte costituzionale

La Corte Costituzionale con l’ordinanza dell’11 maggio 2021 è intervenuta sulla questione della legittimità costituzionale dell’ergastolo ostativo nei confronti del condannato per delitti di contesto mafioso. Ad essere sottoposto a verifica è la disciplina che non consente di concedere la libertà condizionale al condannato per delitti mafiosi che non collabori con la giustizia e abbia già compiuto 26 anni di carcere.

La decisione da prendere riguarderà solo l’ergastolo ostativo mentre l’ergastolo comune resta legittimo. La Corte Costituzionale ha rinviato la decisione all’udienza pubblica del 10 maggio 2022 e stabilito che sarà il Parlamento a trattare la questione della legittimità costituzionale.

A tal proposito si è espresso il costituzionalista Giovanni Guzzetta, Ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico all’università di Roma Tor Vergata, spiegando all’Adnkronos le motivazione che hanno spinto la Corte Costituzionale ad assumere tale posizione:

La Corte ha ritenuto che in ragione del principio di collaborazione istituzionale fosse opportuno offrire al legislatore la possibilità di disciplinare la materia, avendo il Parlamento un margine operativo più ampio di quanto non abbia il giudice costituzionale.

La sentenza abbandona un’idea di paternalismo criminale, per cui chi collabora è in buona fede e chi non collabora è sicuramente in malafede.

Con questa ordinanza si compie un ulteriore passo rispetto ad una precedente sentenza 253 del 2019 in cui si demoliva l’idea che per il solo fatto di non collaborare un condannato fosse sospettato di mantenere legami con associazioni criminali di appartenenza.

Questo non è più un dogma ma la Corte è consapevole del fatto che pur non essendolo la mancata collaborazione può avere una rilevanza. Questa è dunque una sentenza che rimuove l’ostacolo che impediva al giudice di valutare in concreto se la mancata collaborazione fosse motivata dal mancato ravvedimento, o da altre ragioni compatibili.

Non si tratta di scegliere tra dentro tutti e fuori tutti, ma di valutare in concreto e stabilire procedure legislative che possono differenziare la posizione dei condannati. La Corte ha ritenuto che in ragione di un principio di collaborazione istituzionale fosse opportuno offrire al Parlamento la possibilità di disciplinare la materia avendo il legislatore un margine operativo più ampio di quanto non abbia il giudice costituzionale.

Ciò perché la Corte cita già un dibattito parlamentare e delle proposte di legge ed in quanto questa problematica poi ha un effetto sulla situazione di altre tipologie di ergastolo che si troverebbero in una situazione di trattamento irragionevolmente indifferenziato.

Leggi anche: ‘Ndrangheta e traffico di rifiuti: la mafia calabrese continua ad avvelenare l’Italia

L’intricata questione dell’ergastolo ostativo

Sicuramente c’è qualcosa da rivedere nella norma che regola le pene dei condannati per delitti di mafia, anche se a realizzarla è stata proprio una vittima illustre come Giovanni Falcone.

A volte la collaborazione con la giustizia non è reale perché non si tratta di reale “pentimento” e di “pentiti”, come si è soliti chiamarli, non vi è nulla. Mentre possono esserci soggetti con maggior contrizione ma che per paura di ripercussione nei confronti della propria famiglia scelgono di rimanere in silenzio solo per proteggere i propri cari.

Il discorso è complesso e va valutato attentamente. Per questo il Parlamento avrà a disposizione un anno per pensarci.

Leggi anche: Comuni sciolti per mafia nel 2020: 52 le amministrazioni commissariate

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