Le rivelazioni di Giovanni Brusca mai ascoltate: “Cosa Nostra è una catena di morte”

In un video datato 5 anni fa, e che esce solo oggi, l'ex boss di Cosa Nostra, Giovanni Brusca, chiede scusa ai parenti delle vittime che ha ucciso e fatto uccidere.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Nuove rivelazioni di Giovanni Brusca. In una video intervista di 5 anni fa, pubblicata in esclusiva dal Corriere della Sera, Giovanni Brusca rilasciava delle dichiarazioni che sono rimaste inedite fino a oggi.

Le rivelazioni di Giovanna Brusca mai ascoltate

Le rivelazioni di Giovanna Brusca mai ascoltate

Quanto emerge dalle nuove dichiarazioni di Giovanni Busca nel video inedito diffuso dal Corriere della Sera fa pensare, quanto meno riguardo la convinzione del diretto interessato nell’esprimere un certo tipo di giudizi su quello che una volta era il suo mondo, Cosa Nostra:

Ho cercato di dare il mio contributo, il più possibile, e dare un minimo di spiegazione ai tanti che cercano verità e giustizia. Cosa Nostra è una catena di morte, una fabbrica di morte, né più né meno. Un’agonia continua.

La liberazione dell’ex boss di Cosa Nostra, scarcerato dopo 25 anni grazie a uno sconto di pena per aver collaborato con la giustizia, come previsto dalla legge sui pentiti, ha creato un polverone mediatico (c’è da scommettere che le nuove rivelazioni di Giovanni Brusca facciano lo stesso) tra coloro che si dicono amareggiati e delusi dallo stato e coloro che invece sostengono apertamente la legge sui pentiti, voluta dallo stesso Giovanni Falcone come arma fondamentale di contrasto alle mafie.

La scarcerazione di Brusca avviene in un periodo particolare, tra la riforma della giustizia, compito delicatissimo affidato alla ministra Marta Cartabia, e la discussione sempre più grande sul fatto se sia giusto abolire o meno l’ergastolo ostativo.

L’ex capomandamento di San Giuseppe Jato è stato colui che il 23 maggio 1992 ha premuto il tasto del telecomando che fece detonare i 500kg di tritolo della strage di Capaci in cui vennero uccisi il giudice Falcone, la sua compagna Francesca Morvillo e gli uomini della scorta: Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.

Qui riportiamo alcuni estratti del video riguardo le rivelazioni di Giovanni Brusca di 5 anni fa, pubblicate in esclusiva da ‘CorriereTv’:

Ho riflettuto e ho deciso di rilasciare questa intervista: non so dove mi porta, cosa succederà, spero solo di essere capito.

Ho deciso per fare i conti con me stesso, perché è arrivato il momento di metterci la faccia, anche se non posso per motivi di sicurezza, ma è nello spirito e nell’anima che è nata l’intenzione di farlo, di poter chiedere scusa, perdono, a tutti i familiari delle vittime, a cui ho creato tanto dolore e tanto dispiacere. 

Ho cercato di dare il mio contributo, il più possibile, e dare un minimo di spiegazione ai tanti che cercano verità e giustizia.

E chiedo scusa principalmente a mio figlio e a mia moglie, che per causa mia hanno sofferto e stanno pagando anche indirettamente quelle che sono state le mie scelte di vita: prima da mafioso, poi da collaboratore di giustizia, perché purtroppo nel nostro Paese chi collabora con la giustizia viene sempre denigrato, viene sempre disprezzato, quando invece credo che sia una scelta di vita importantissima, morale, giudiziaria ma soprattutto umana.

Perché consente di mettere fine a questo, Cosa nostra, che io chiamo una catena di morte, una fabbrica di morte, né più né meno. Un’agonia continua. 

Rivelazioni di Giovanni Brusca, Santino di Matteo: “Se lo incontro non so che succede”

Rivelazioni di Giovanni Brusca, Santino di Matteo: "Se lo incontro non so che succede"

Le rivelazioni di Giovanni Brusca faranno sicuramente discutere, ma all’indomani della scarcerazione di quest’ultimo parla anche Santino Di Matteo, pentito di Cosa Nostra.

Pentimento per il quale la mafia uccise il figlio di 13 anni Giuseppe Di Matteo, sciogliendolo nell’acido. Mandante ed esecutore di quell’atroce delitto fu proprio Giovanni Brusca:

Conosceva Giuseppe, mio figlio, fin da bambino. Ci giocava insieme con la PlayStation. Eppure l’ha fatto sciogliere nell’acido. E questo orrore si paga in vent’anni?

Io non posso piangere nemmeno su una tomba e lui lo immagino pronto a farsi una passeggiata.

Magari ad Altofonte O in un caffè davanti al Teatro Massimo di Palermo.

Mi auguro di non incontrarlo mai, come chiedo al Signore. Se dovesse succedere, non so che cosa potrebbe accadere.

La legge non può essere uguale per questa gente. Brusca non merita niente.

Oltre mio figlio, ha pure ucciso una ragazza incinta di 23 anni, Antonella Bonomo, dopo avere torturato il fidanzato.

Strangolata, senza motivo, senza che sapesse niente di affari e cosacce loro. Questa gente non fa parte dell’umanità.

Dopo la scarcerazione di Brusca, ha parlato anche la mamma del piccolo Giuseppe Di Matteo, brutalmente assassinato a San Giuseppe Jato l”11 gennaio del 1996 dopo essere stato tenuto prigioniero per 779 giorni, con l’intento di far desistere il padre dalla collaborazione con le forze dell’ordine:

Rispetto la sentenza ma non perdono.

Leggi anche: Comuni sciolti per mafia nel 2020: 52 le amministrazioni commissariate

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