Lauree triennali, quali sono quelle che fanno lavorare prima e guadagnare di più

Anche con le lauree triennali si può trovare lavoro: troppo spesso, viene considerata un traguardo di "serie B”, quando, in verità, anche questo titolo può dare le sue soddisfazioni.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Anche con le lauree triennali si può trovare lavoro. Troppo spesso, infatti, il diploma di laurea viene considerato un traguardo di “serie B”, quando, in verità, anche questo titolo può dare le sue soddisfazioni, permettendo a chi lo consegue di avere buone possibilità di trovare un’occupazione, in tempi neanche troppo prolungati.

Certo, molto dipende pure dal lavoro a cui si aspira. Nello specifico, a stilare una lista dei percorsi di laurea per i quali una magistrale non è così fondamentale è stato il professor Angelantonio Mastrillo, Segretario della Conferenza Nazionale Corsi di Laurea Professioni Sanitarie, che ha analizzato i numeri raccolti da Almalaurea e ha pubblicato la sua rielaborazione sul portale Skuola.net.

Lauree triennali, quali sono quelle più performanti?

Come anticipato, la laurea triennale può essere sufficiente per trovare lavoro. Tutto, però, dipende dal percorso che si sceglie. In questo senso, le Professioni Sanitarie sono una garanzia, così come le lauree brevi in ambito Giuridico o quelle che toccano l’area dell’Informatica e dell’Innovation Technology.

Per chi sceglie una delle 22 professioni sanitarie in cui ci si può formare in Italia, trovare lavoro sembra un gioco da ragazzi: stando ai dati, a un anno dal titolo, oltre 7 persone su 10 (il 73,4%) hanno già un’occupazione stabile e hanno scelto di non proseguire con la laurea di specializzazione biennale.

Se – tra tutte le Professioni Sanitarie – volessimo trovare quelle più “rassicuranti” in termini lavorativi, dovremmo certamente indicare l’Assistente Sanitario, il Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva, l’Igienista dentale, l’Infermiere, il Tecnico di radiologia, il Terapista occupazionale, le quali superano tutte un tasso di occupazione dell’80%.

Anche se – osservando le altre professioni sanitarie – è raro che si scenda sotto il 70%, cosa che accade per appena un paio di percorsi, quello del Tecnico fisio-cardiocircolatorio e del Dietista, che occupano poco più del 50% dei laureati triennali.

Come anticipato, ottime lauree triennali in termini lavorativi sono anche quelle dell’area della Giurisprudenza, ovvero i percorsi in Scienze giuridiche: a un anno dal titolo lavora oltre il 60% dei laureati. Anche se – va chiarito – ben il 14,6% decide di proseguire gli studi per provare ad avere una crescita professionale, mentre solo il 45,8% si è potuto accontentare della laurea breve.

Discorso simile per gli altri laureati triennali maggiormente occupabili, ovvero quelli in Informatica/Tecnologie IT ed Educazione/Formazione. Basti pensare che qui, a dodici mesi dal titolo, risulta occupato, rispettivamente, il 59,1% e il 58% delle persone.

Le lauree triennali con cui si lavora e guadagna meno

Ma – per tante lauree triennali che sfornano occupabili – ce ne sono altrettante che danno chance occupazionali molto basse. A sorpresa, il primato negativo va ai percorsi del settore scientifico: gli occupati a un anno dal titolo di I livello sono solamente il 24,9% del totale e oltre la metà (14,2%) continua a studiare mentre lavora.

Deludenti anche i dati delle lauree triennali in Psicologia: gli occupati dopo dodici mesi dalla discussione della tesi sono il 27,1% e appena il 7,5 lavora in via esclusiva, mentre la stragrande maggioranza (19,7%) studia e lavora.

Molto basso anche il rendimento dell’ambito letterario-umanistico e dell’area di Ingegneria Industriale e dell’Informazione: gli occupati dopo un anno dalla laurea triennale sono, rispettivamente, il 27,5% e il 27,3%, con una netta prevalenza di studenti-lavoratori rispetto ai lavoratori a tempo pieno. Questo non significa che si tratti di percorsi che non danno possibilità di lavoro, semplicemente – per questi settori – i cinque anni di studio sembrano ancora pressoché obbligatori.

Leggi anche: Record di famiglia, 3 gemelle laureate insieme: “Emozionante arrivare al 110 e lode”

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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