L’aumento della benzina riuscirà a cambiare le abitudini degli italiani?

Tra gli accadimenti imprevisti di questo periodo, c'è stato anche l'aumento del caro benzina. Ogni giorno il prezzo del carburante aumenta sempre di più, superando abbondantemente i due euro al litro.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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L’aumento della benzina, in questo inizio di 2022, proprio non ci voleva. I prezzi del carburante sono arrivati alle stelle, destando non poche preoccupazioni tre le famiglie italiane che si ritrovano a dover fare i conti con un’ondata generale di rincari.

L’incremento dei costi di combustibili, maggiormente utilizzati per il trasporto, sta mettendo in ginocchio il nostro paese. Le tasche si svuotano per riempire il serbatoio delle auto. L’aumento della benzina e dei carburanti riuscirà a modificare le irremovibili abitudini degli italiani, in fatto di spostamenti?

L’aumento della benzina e le abitudini degli italiani

È una lunga storia d’amore quella che lega gli italiani alle automobili, complice la pigrizia, la sedentarietà o quell’amore patriottico per i motori ruggenti, è una relazione che ha affondato le sue radici nel 1893, quando a Chiasso venne consegnata la prima vettura. Gli italiani venerano l’auto ormai da decenni, non riescono ad immaginarsi senza. Infatti, secondo i dati diffusi dall’Agenzia europea di statistica, nel 2019 nel bel paese c’erano 663 auto ogni mille abitanti, contro le 482 della Francia.

Per di più, un’indagine finanziata dagli Istituti di ricerca Up Research e Norstat ha registrato che i cittadini dello stivale cambiano auto ogni 5 anni, per stare al passo con le esigenze del tempo e della città.

L’aumento della benzina nelle ultime settimane sta imponendo un regime di drastico cambiamento, in fatto di trasporti. Utilizzare l’auto è ormai diventata un’azione abitudinaria, robotizzata, resa involontaria e indelebile dagli stati emotivi-passionali dei centri di controllo del cervello.

Insomma, da qualsiasi prospettiva la si guardi, quella tra gli italiani e le automobili è una relazione indistruttibile, fatta di sacrifici, abitudini e legami indissolubili. La macchina rappresenta una certezza, un baluardo prezioso che tiene al sicuro da ogni nefandezza. Ma cosa succederebbe, se quella sicurezza cominciasse a vacillare con l’aumento della benzina?

Che cosa sono le abitudini e come ci tengono in pugno

Le abitudini sono delle ripetizioni comportamentali che generano, da parte del cervello, una sorta di comodo salotto, in cui il soggetto mette in atto un’azione, già riprodotta e sedimentata in precedenza, la cui procedura è riconosciuta dai centri di controllo dell’encefalo che ne autorizzano e ne approvano lo svolgimento.

Se provate a chiedere, a chi utilizza giornalmente una macchina, di raggiungere un certo luogo con mezzi alternativi, quali autobus, metro o bicicletta, vi guarderà con gli occhi impauriti e increduli di chi non riesce a staccarsi, neanche sotto tortura, dal suo amato oggetto motorio. Questo perché, il meccanismo automatico del prendere l’auto, è stato consolidato e sigillato dalle ricompense che ne abbiamo ricavato, come arrivare in un posto nel minor tempo possibile, evitando l’attesa o l’affollamento dei mezzi di trasporto o come giungere in un punto, malgrado il traffico, comodamente seduti nel proprio veicolo.

Provare a scardinare questa struttura richiede non poca abilità dal momento che i meccanismi che regolano le automazioni sono sempre alla ricerca di un modo per poter risparmiare energie. I comportamenti abitudinari di cui disponiamo, ci permettono, da un lato di compiere meno fatica, visto che la soluzione viene sempre tirata fuori dal bagaglio esperenziale di ogni soggetto, e dall’altro, creano una specie di campana di vetro che ci tutela dai “drammatici e spaventosi rischi” legati dall’attrito del cambiamento.

Alla fine degli anni ’90 alcuni ricercatori del Massachusetts Institute of Technology, studiarono i meccanismi neurologici alla base delle abitudini e riuscirono ad elaborare il concetto di ciclo abitudinario, chiamato appunto Habit Loop, che dimostrava quali fossero le principali componenti di un’abitudine:

  • Il segnale cioè uno stimolo interno o esterno che attiva l’automazione nel nostro cervello e che risponde a cinque costanti: il luogo, il tempo, lo stato emotivo, il gruppo sociale in cui ci troviamo e le azioni che abbiamo appena compiuto.
  • La routine, un comportamento robotizzato, generato per far fronte alla nuova situazione in cui ci troviamo che può essere fisica, mentale ed emotiva.
  • La gratificazione innescata da una reazione chimica successiva che prevede un rinforzo positivo che si traduce in piacere o evitamento di una situazione scomoda e sgradevole.

Queste tre componenti generano tacitamente un corto circuito infinito, di cui l’individuo non conosce neanche l’esistenza.

Perché è difficile cambiare le abitudini?

Liberarsi di un’abitudine può essere talvolta molto difficile, la struttura che regge l’intero assetto è rafforzata dalla ripetizione costante di una data azione per un lungo periodo di tempo. Quindi sbarazzarsi di un atteggiamento, consolidato e irrobustito nella nostra struttura mnemonica, può comportare per il cervello una grande fatica e un notevole dispendio di energie.

Quando mettiamo in campo una nuova azione, viene creata una connessione mentale tra la stessa e l’ambiente esterno, in cui la ripetizione non fa altro che saldare la sua impronta nella memoria, rendendo le altre risposte meno funzionali. In questo modo, di fronte ad una situazione esterna, simile a quella che abbiamo già vissuto in precedenza, il comportamento vincente dipenderà dal legame stimolo-risposta più forte. Questo processo dimostra quanto sia faticoso modificare un comportamento abitudinario.

Aumento della benzina: davanti agli italiani due possibili scenari

Per entrare nel vivo della questione, è necessario addentrarsi nei due possibili scenari che si configurano come: reazione e stallo.

Non è difficile immaginare a cosa si riferisca l’uno o l’altro, ad ogni modo per riflettere nelle dinamiche insite nel processo abitudinario, è necessario affrontare separatamente le due opzioni.

Nel caso della reazione, l’italiano (A), per far fronte all’aumento di benzina, ha messo in moto delle soluzioni per rompere lo schema nel quale è incastrato, ridisegnando le proprie esigenze e concentrandosi esclusivamente sulla connotazione positiva legata al concetto di cambiamento.

Invece, nel caso dello stallo, l’italiano (B), non essendo in grado di adattarsi e di opporsi alla situazione, ha preferito accettare passivamente l’aumento della benzina, deresponsabilizzandosi completamente di fronte l’evento. Il principio metaforico che più descrive questa immobilità e remissività è il concetto della rana bollita di Noam Chomsky.

Il filosofo americano per spiegare l’incapacità dell’essere umano di reagire a certi stimoli, ha dimostrato quanto il cambiamento anestetizzi e confonda le persone che, pur di non cambiare, preferiscono sottostare a certi eventi della società moderna.

Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.

Il principio sviluppato dal linguista ci ricorda, come in ogni situazione di stallo, sia fondamentale trovare la forza e la determinazione di “saltare” ovvero di modificare il contesto in cui ci troviamo, per spezzare la routine che ci lega a certi comportamenti.

Come modificare il meccanismo abitudinario

Le catene dell’abitudine possono e devono essere spezzate, non solo di fronte ad eventi problematici come la scomparsa di una persona cara o la perdita di un lavoro, ma anche davanti alle situazioni imprevedibili e non pianificabili che ci si pongono davanti, come l’invasione russa e l’aumento della benzina.

A pensarci bene, il cambiamento causa spesso una certa resistenza e ostilità, chi lo subisce, lo percepirà sempre in modo negativo. Quindi, cominciare a cambiare la connotazione della nostra immagine mentale, rispetto al mutamento, è il primo passo da compiere.

Associando e abbracciando positivamente la trasformazione in atto, riusciamo ad osservare con occhi nuovi la situazione.

In quest’ottica, l’aumento della benzina non deve spaventarci o paralizzarci, ma deve spronarci nel ricercare nuove alternative che magari possano farci scoprire degli aspetti di noi che non conoscevamo.

Leggi anche: Caro benzina, prezzi fino a 2,078 al litro: “Rischio concreto di scaffali vuoti”

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