Lacrime d’Artista, il femminismo non convenzionale e intimo

Lacrime d'Artista, le artiste Mariaelena Masetti Zannini e Giulia Ranzanici spogliano l'arte da ogni menzogna.

Silvia Buffo
Silvia Buffo
Silvia Buffo, 1985, giornalista. Ha fondato e dirige Il Digitale. Formazione classica e filologica, un dottorato di ricerca in Letteratura italiana, sui legami tra scrittura e nuovi media. “La bellezza è promessa di felicità” è il suo motto, che ha delicatamente rubato a Stendhal.
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Conto alla rovescia per “Lacrime d’Artista”, un’esposizione-performance ideata da Giulia Regina Ranzanici/ReginaQueen e Mariaelena Masetti Zannini vedrà le due artiste, come in un incontro allo specchio, confrontarsi sul tema del femmineo, visto sotto la lente del loro immaginario.

Per più di cento giorni hanno autodocumentato i momenti più intimi, conservato letteralmente le loro lacrime. È da ognuna di queste che nasce l’opera centrale della mostra: la figura della donna oggi, contro ogni forma di violenza.

E per un lavoro così radicale non potevano che scegliere la propria città natia Brescia, che quest’anno è anche Capitale della cultura italiana. Portavoci di un contesto multietnico, lanciano un messaggio sfidante di inclusione: “L’arte è più forte del pregiudizio”. La sorellanza femminile, il desiderio di libertà e lo sguardo attento alla contemporaneità sono le colonne portanti della performance.

Un’opera al femminile per spogliare la Verità. L’intervista

lacrime d'artista

Diamo voce a Mariaelena Masetti Zannini

Come si può definire la vostra mostra performance? E perché avete scelto questo nome particolarissimo “Lacrime d’artista”?

Essere artiste risiede per noi il coraggio di trasportare tutta la propria vita, lacrime di gioia e dolore comprese, in una personale espressione creativa estraniando la superficie della tela. Con Giulia, e insieme a un altro artista straordinario, Andrea Morsero (In.Visible), che comporrà per l’occasione una vera e propria colonna sonora in live performance, approderemo in una immaginaria stanza di specchi. Si tratta per me di uno di quei momenti irrinunciabili della mia ricerca che amo definire “teatro verità”.

Da più di cento giorni io e Giulia ci siamo autoriprese piangendo con la telecamera del telefono, autodocumentando i nostri momenti più intimi e conservando le nostre lacrime in una di quelle che diventerà l’opera centrale della mostra.

Come definiresti questa mostra performance contro la violenza?

Come un viaggio metempsicotico, ispirato da un particolare aneddoto che ci riguarda nel profondo e che va evolvendosi, attraversando il mondo, in un colloquio senza filtri, in un riconoscimento ancestrale con donne che come noi hanno visto e subito intollerabili ingiustizie, violenze, abusi. Donne che hanno detto “basta” e che per una volta hanno sentito l’urgenza di raccontarsi in prima persona.

Tu e Giulia avete un rapporto speciale. Come vi siete conosciute?

Mi è capitato di incontrare anime che hanno letteralmente travolto il mio modo di pensare, e da qui la mia esigenza di raccontare, attraverso gli strumenti che ho acquisito negli anni, lavorando a teatro e collaborando in ambito performativo con artisti straordinari, la verità attraverso i veri protagonisti delle storie e non tramite il medium della finzione scenica.

Da lì in poi il mio viaggio dentro ai sentimenti si è come per magia spalancato al mondo e offerto la possibilità di interagire con anime come Giulia Ranzanici, in arte ReginaQueen, che pare esser stata per me un dono dal cielo. Giulia è un’artista bresciana straordinaria che seguo da moltissimi anni pur avendola conosciuta, ma mai in maniera approfondita, sin dall’infanzia.

Affascinata inizialmente dalla sua estetica e dalle sue incredibili opere decisi quasi due anni orsono di incontrarla. Poi ha iniziato a raccontarmi la sua storia, una storia di incomprensioni, abusi e dolori fisici insopportabili che la costringono a trascorrere la maggior parte della sua vita distesa sul divano, laddove crea e dipinge un mondo di solitudine, che paradossalmente lenisce le sue ferite.

Ho notato poi che nonostante la sua prolifica produzione non ha mai compiuto un suo autoritratto e da questa suggestione le ho proposto di realizzarlo,dal vivo, per la prima volta davanti ad un vasto pubblico,mettendoci ,come si suol dire,la faccia, e raccontare a tutti senza piu’ filtri e senza vergogna,la sua verita’, perche’un conto e’ far recitare ad un attrice dei racconti di vita,un conto e’ che la vita vada raccontata da chi realmente l’ha vissuta.

Giulia è stata fenomenale in quell’occasione per lo spettacolo “DentroMeOsi” e oggi tocca a me divenire portavoce del contenuto delle sue opere con la mostra “Lacrime d’artista”, dove ai suoi quadri aggiungero’ la parola.

Questi atti di liberazione, sempre protetti dal linguaggio artistico, non nego abbiano aiutata anche me, che spesso provata dall’ambiente dello spettacolo e delusa dalle classiche dinamiche presenti in questo contesto, mi han dato la possibilita’di continuare a credere in qualcosa di autentico e soprattutto in qualcosa che possa essere d’aiuto in qualche modo anche agli altri.

Quali sono i punti di forza della vostra arte?

È il teatro verità, un linguaggio che non ha la pretesa di paragonarsi a nulla di già inventato, di sovrapporsi ad altre forme d’arte, ma con l’unico obiettivo di colpire dritto al cuore una collettività nauseata dall’ipocrisia vigente.

E in questo modo di confrontarsi con l’arte vedo Giulia a me molto affine. Giulia, potrei definirla la sorella che non ho mai avuto e la compagna di viaggio preferita quando decido di partire per un’altra dimensione.

Parola a Giulia Ranzinici: “Siamo a un passo dalla consapevolezza della sacralità femminile”

Con Mariaelena è un sodalizio ormai che va avanti da moltissimo tempo. Come influisce la vostra amicizia sulla scena?

In realtà sono trascorsi poco più di due anni dal nostro primo appuntamento, ma pare un tempo infinito. Ci siamo incontrate per un caffè a Brescia, la nostra città natale, in quell’ora è accaduto qualcosa di straordinario. Tutto è nato da una profonda ammirazione artistica reciproca ma non ci eravamo mai frequentate prima, ricordo che quando la incontravo rimanevo sempre affascinata e incuriosita da quel viso luminoso contornato da capelli dorati e da quell’aura antica e onirica, sembrava uscisse da un dipinto, la sua estetica rappresentava perfettamente la sua interiorità e l’insieme di queste caratteristiche corrisponde al mio modo di dipingere le donne.

Durante quel caffè la percezione è stata di essere due anime affini con valori e ideali ben radicati. Entrambe colme di quel desiderio di sfuggire la realtà creando spazi paralleli fatti dei nostri mondi visionari spesso contraddistinti da una forte ironia. Dopo una settimana da quel primo incontro, la sua telefonata, nella quale esordiva con: “Dimmi di sì” ed ancor prima di conoscere le sue intenzioni, io, senza dubbio alcuno ho risposto “Sì!”.

La proposta è stata l’inizio di qualcosa che mi ha realmente cambiato l’esistenza. Venivo da un periodo molto difficile, direi una vita complicata con una malattia dolorosa che era stata fraintesa sin da quando ero bambina, scoperta solamente tre anni fa a causa dei fraintendimenti da parte dei medici e purtroppo anche dalle persone che mi stavano accanto.

É stato un grande regalo del destino, abbiamo lavorato per mesi unendo le nostre visioni, condividendo le passioni, vivendo insieme la nostra vita e questo progetto che abbiamo portato in scena il Gennaio scorso: “DentroMeOsi” (anagramma di Endometriosi la malattia di cui sono affetta, di cui una donna su dieci è affetta). Il teatro mi ha liberata, quella prima sera in scena tutto il dolore che implodeva in me è esploso in un flusso catartico volto alla rinascita.

Abbiamo partecipato ad altre opere artistiche insieme e siamo state invitate in Parlamento durante la deposizione delle leggi a favore delle donne affette da endometriosi, lo spettacolo è stato patrocinato da Terziario Donna Confcommercio Roma con il quale prosegue la collaborazione a sostegno della battaglia contro la violenza sulle donne e che ci vedrà con il nostro contributo artistico al Tempio di Adriano.

Abbiamo tanti progetti ancora da realizzare, la nostra unione è sempre protagonista nei nostri progetti artistici e sociali, le nostre opere vogliono essere colme di messaggi forti che vorremmo sensibilizzassero il pubblico sui temi importanti per cui ci battiamo.

Lacrime d’Artista è un dialogo tra te e Mariaelena, come se foste davanti a uno specchio e contemporaneamente davanti al pubblico? Dove ci condurrà il vostro viaggio?

“Lacrime d’Artista” è un progetto ideato a consolidazione della nostra unione e di quella che ormai viviamo come missione, non a caso l’ultima data della mostra/performance cade il 25 Novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Sarà un grido alla libertà, un riscatto attraverso il processo artistico. È un dialogo tra noi ma è come se fosse un faccia a faccia tra tutte le donne, che porterà lo spettatore, libero nello spazio, all’immedesimazione profonda d’innanzi a quegli specchi carichi di giudizio, spesso mostri della nostra stessa autocritica.

Desideriamo rompere quel muro doloroso che entrambe affrontiamo dalla più tenera età, due donne fraintese, giudicate ed additate per la nostra diversità in quanto artiste.

Come viene vista la condizione della donna? E nel mondo dell’arte e del teatro?

Credo che siamo a un passo dalla consapevolezza, ma penso che nella nostra cultura, fortunatamente avvantaggiata rispetto ad altri paesi vicini, ci sia comunque ancora troppo lavoro da fare per ottenere una distruzione di quegli stereotipi che ci portiamo appresso da quella maledetta mela. La speranza è di vedere prima o poi il vero cambiamento. Le donne stanno protestando da decenni, ribellandosi per abbattere stereotipi e pregiudizi ma siamo ancora lontane dal raggiungimeto. Quello che manca è consapevolezza è la sacralità della figura femminile, fondamentale per la vita stessa.

Non comprendo come non si riesca ad amare le donne, non capisco nemmeno questo astio che spesso viviamo tra donne e con uomini incapaci di amare le donne. Per quanto riguarda il mondo dell’arte credo che le donne artiste possano trovare nel gesto creativo un posto sicuro, un rifugio, una liberazione ma anche qui, spesso, la cultura maschilista crea dei grossi svantaggi nel raggiungimento di traguardi concreti.

Solo nella mia piccola esperienza teatrale ho percepito la totale inesistenza di differenza tra uomo e donna, la sensibilità che regna nel cuore degli artisti con cui ho potuto collaborare è intrisa di amore e fratellanza, obiettivo dei valori che vorremmo rendere universali.

Per saperne di più su musica, regia, costumi

lacrime d'artista

“Lacrime d’Artista”, si terrà il 18-19 e 25 novembre 2023 a “Vulcano studio”, Brescia, in via Adige 3, alle ore 20.15. Il progetto nasce in stretta collaborazione con Andrea Morsero, in arte In.Visible, musicista, dj e performer piemontese, che accompagnerà questo concerto d’anime con le proprie composizioni musicali, a colonna sonora dell’installazione vivente in live performance. L’opera filmica realizzata per la mostra è a cura del filmaker e regista bresciano Enrico Ranzanici. La fotografie sono di Jessica Harris.

Leggi anche: Gruppo Terziario Donna contro la violenza di genere: “Solo con l’amore possiamo combatterla”

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