La protesta dei giovani medici di spalle al Parlamento: “Servono investimenti”

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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Ieri pomeriggio 11 sigle associative tra studenti e specializzandi si sono riunite davanti a Montecitorio per chiedere un aumento dei posti nelle scuole di specializzazioni. Si tolgono i camici e danno le spalle al palazzo al Parlamento, a quel Governo che ormai da tempo non li rappresenta. Una protesta simbolica, dai toni pacati e condotta nel rispetto delle norme anti-Covid, ma che solleva una questione di primaria importanza per la categoria e per il Paese intero. L’imbuto formativo sta strozzando le carriere di quei giovani medici e aspiranti tali che si vedono negare un punto d’arrivo dopo anni di studi e formazione. E protestano:

Basta chiamarci eroi, servono investimenti. I medici vanno all’estero perché in Italia il percorso di formazione ci leva dignità.

Il sistema sanitario è una risorsa, non una spesa

L’emergenza coronavirus ha indicato la strada per una doverosa riforma del sistema sanitario tutto, ma sarà compito delle istituzioni percorrerla. Da anni l’imbuto formativo sta affliggendo la categoria dei medici. A oggi sono circa 6000 i giovani aspiranti senza prospettive di lavoro. Lavorare è un diritto, non un sogno, e questo diritto a loro è negato. Chiedono una riforma del percorso formativo post-laurea, tale da restituire dignità alla professione. Dicono nel corso della protesta:

Durante l’emergenza medici e infermieri sono stati definiti eroi dalla stampa e dai mass media, ma in sostanza sono stati trattati da martiri, più che da eroi. Mandati al fronte senza scudi e senza armi. E comunque oggi non riceviamo nessun tipo di gratificazione e investimento sul sistema sanitario, che continua a essere valutato con una spesa più che una risorsa.

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Cos’è l’imbuto formativo

Un camice grigio che va a finire in un imbuto vuole rappresentare la situazione che la categoria vive attualmente. I laureati in medicina non riescono a formarsi nelle scuole di specializzazione perché queste sono fortemente carenti rispetto al numero dei richiedenti. Per i non addetti ai lavori vale la pena di ricordare che la scuola di specializzazione è propedeutica nel percorso di formazione di un medico, non è qualcosa in più o di altro. I nostri giovani medici si laureano in Italia, ma poi devono andare all’estero a specializzarsi perché qui non ci sono i posti. E vengono accolti a braccia aperte ovunque, perché la formazione italiana è a un alto livello. Dicono durante la protesta:

È una battaglia per la dignità. Noi non chiediamo, ma pretendiamo, che il numero delle borse di specializzazione venga equiparato al numero dei laureati in medicina. Sul totale, il 52% dei laureati in medica nei paesi UE è italiano. Noi favoriamo la migrazione di qualità, perché questi professionisti, questa forza lavoro, che in quest’emergenza ha dimostrato il suo spessore, se ne va altrove, se ne va dove ha opportunità.

Leggi anche: Perché investire nel settore della medicina e chirurgia estetica: ce lo spiega Gianluca Profili di Elza Coculo

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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