La pasta secondo gli americani: dal metodo di cottura alla sua forma

La pasta secondo gli americani: dal metodo di cottura McGee alla nuova forma ideata da Dan Pashman. Gli USA rivedono e stravolgono completamente il modus operandi italiano.

Vittoria Lolli
Vittoria Lolli
In Brasile per i primi anni di vita, al sesto vola in Italia. Poliglotta, ora studia giornalismo, e nel mentre divora i libri dell’Oriana. Ottimista anche quando non c’è nulla per cui esserlo.
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La pasta secondo gli americani, un vero dilemma. Che gli Stati Uniti siano la patria del junk-food e che gli americani siano amanti degli snack veloci, purché unti e ben fritti, è risaputo. Come allo stesso modo è risaputo che l’Italia rispecchi invece l’arte del ben mangiare, del buon cibo, dell’alta cucina. Due estremi che si scontrano in diversi ambiti, ma in quello alimentare più di tutti.

L’enorme montagna di cibo spazzatura della tavola di Zio Sam aumenta ogni giorno di più, e con essa, forse, anche la voglia di rivoluzionare universi culinari che in nulla appartengono al Paese a stelle e strisce.

È il caso, ad esempio, del metodo McGee, che va a toccare l’intoccabile e a mettere in discussione il modus operandi di uno dei capisaldi più forti della cultura italiana: la cottura della pasta.

La pasta secondo gli americani: il metodo di cottura McGee

la pasta secondo gli americani

E mentre circa un migliaio di hamburger vengono divorati in un qualsiasi McDonald’s di New York nel tempo di lettura di questo articolo, altri americani si scervellano ogni giorno per trovare il suddetto metodo di cottura della pasta perfetto.

Tanto da coniare un modus operandi tutto nuovo: è il metodo di cottura McGee, pensato dagli americani per gli americani. Sì, perché nessun italiano si sognerebbe mai di cuocere la pasta come illustrato da Harold James McGee, statunitense avventuratosi nell’impervio mondo culinario italiano, che ha descritto quale sarebbe, in realtà, il metodo corretto di cottura della pasta.

Discostandosi completamente dal metodo italiano, l’alternativa McGee propone di cuocere la pasta non più con la classica pentola all’italiana, ma con una padella a fondo largo, da riempire con acqua fredda – in dose doppia rispetto alla quantità della pasta utilizzata – e un pizzico di sale.

E poi? Niente scolapasta a questo giro. Utilizzando una dose così ridotta di acqua, infatti, il metodo McGee afferma che a fine cottura l’acqua non sarà più presente nella padella, poiché verrà quasi totalmente assorbita dalla pasta. Qualora ne rimanesse un po’, verrà utilizzata per arricchire il condimento utilizzato, rendendolo più denso e cremoso.

Leggi anche: A New York c’è un ristorante dove cucinano le nonne: “Nei cibi c’è la loro saggezza”

Cinquanta sfumature di pasta, secondo gli americani

la pasta secondo gli americani

Come il titolo di un film di qualche anno fa, ma più bello: Cascatelli rispecchia le cinquanta sfumature di pasta, secondo gli americani. Perché un’altra delle rivoluzioni firmate USA, e sicuramente più positiva, è quella di un nuovo tipo di pasta dalla forma totalmente rivoluzionaria, i Cascatelli, appunto: riccioli dai cui lati, a 90 gradi, sporge una sorta di volant a balza.

Un’invenzione di Dan Pashman, creatore del famoso podcast statunitense The Sporkful, che ha speso gli ultimi 3 anni ad indagare sull’importanza della forma della pasta, per arrivare alla creazione dei Cascatelli, da lui definita la migliore per i suoi tre attributi chiave:

  • Sauceability (definita come la capacità della pasta di impregnarsi di sugo)
  • Formability (quanto facilmente la pasta può essere infilzata dalla forchetta)
  • Toothsinkability (quanto soddisfacente può essere morderla)

Un tipo di pasta nuovo, e senz’altro originale, partorito proprio dal Paese che la stessa pasta la condisce con il ketchup. Un colpo sicuramente troppo duro per l’orgoglio tricolore.

Leggi anche: Il caso Miscusi: i due millennial stanno reinventando la pasta italiana

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