La pandemia finirà nel 2022? Tutte le risposte

Con la variante Omicron si sta andando verso il passaggio da pandemia a endemia. Secondo gli esperti, il Covid diventerà una malattia molto vicina al raffreddore.

Melissa Matiddi
Melissa Matiddi
Esperta in comunicazione e digital marketing, studia lo yoga e le discipline orientali. Ama creare, leggere e viaggiare. Silenziosa ma rumorosa, è sempre pronta a varcare nuovi orizzonti.
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La pandemia finirà nel 2022?

Dopo quasi due anni di Covid, tra distanziamento, mascherine all’aperto al chiuso ed interminabili code per effettuare i tamponi, la pandemia potrebbe finalmente terminare nel 2022. A lanciare quest’ipotesi di speranza è la comunità scientifica americana convinta che “la fine dell’emergenza sanitaria potrebbe essere giunta a chiusura definitiva”.

Osservando l’andamento attuale nella curva dei contagi, si tratterebbe, di primo acchito, di una previsione fin troppo ottimistica. L’Europa si trova in questo momento in un clima di allarmismo generale, provocato dal timore per la nuova variante Omicron e per la sua quarta ondata.

Eppure, secondo il ragionamento degli studiosi ci sarebbero diversi fattori che lascerebbero sperare in un k.o. definitivo della pandemia.

La previsione degli scienziati americani

Secondo quanto riportato dalla CNBC, il Covid, nel corso del 2022, potrebbe perdere il suo carattere endemico grazie all’aumento delle persone vaccinate in tutto il mondo e all’arrivo, nei prossimi mesi, delle pillole antivirali Paxlovid targate Pfizer che registrerebbero un tasso di efficacia nel diminuire le ospedalizzazioni dell’89%.

Con il termine endemia si intende un virus che si diffonde nella popolazione in modo costante e duraturo, senza presentare particolari picchi di frequenza. Una classica malattia endemica è rappresentata dal raffreddore che circola maggiormente in ambienti chiusi e quando il clima diventa più rigido.

In sostanza, il virus, che dal 2019 ha messo in ginocchio il mondo l’intero, una volta diventato endemico, potrebbe causare tosse e febbre, come una banale influenza stagionale.

La variante Omicron rappresenterebbe in tal senso una svolta: l’obiettivo del virus, infatti, non è quello di uccidere chi lo ospita ma quello di replicarsi per vivere insieme all’organismo. Se questa nuova mutazione dovesse continuare a confermarsi come la più contagiosa, potrebbe presto diventare la dominante, facendo scomparire per sempre la Delta, considerata molto più mortale e pericolosa.

Quindi, se da un lato i vaccini e i farmaci a disposizione giocano una parte importante nel processo di rallentamento della circolazione del virus, dall’altro, il nostro comportamento riveste la funzione principale per lo svolgimento dell’endemizzazione.

Con molta probabilità, anche se la pandemia finirà nel 2022, continueremo a indossare le mascherine nei luoghi chiusi, ad igienizzare le mani con frequenza e a ricevere una dose booster in caso di nuove varianti ogni anno.

La nostra vita potrebbe presto riadattarsi ad un nuovo concetto di normalità. La maggior parte degli esperti però concorda sul fatto che il virus non potrà essere debellato completamente ma che l’emergenza sanitaria terminerà quando il Covid diventerà una semplice influenza stagionale. Certo è che il virus resterà pericoloso e mortale, ma grazie ai vaccini, la pandemia potrà presto confessare la sua totale resa.

Leggi anche: Omicron Italia, quattro contagi in Campania. Paziente zero: “I sintomi sono lievi grazie al vaccino”

Pandemia: perché sarà game over nel 2022?

Il politologo tedesco-americano Yascha Mounk ha ridefinito la fine della pandemia come fenomeno sociale. In un articolo intitolato “Omicron segna l’inizio della fine”, lo scienziato sottolinea come il cambiamento sociale messo in atto nei confronti del virus segni la battuta di arresto dello stesso.

A differenza dello scorso inverno, i soggetti, ora vaccinati, non sono più intimoriti dall’aumento dei casi, anzi sono maggiormente inclini a rispettare le regole e a seguire le misure di adattamento sociale. Al contrario gli individui, non vaccinati, continuano la loro battaglia d’opposizione rispetto all’esistenza del virus, all’efficacia e alla rispettabilità del vaccino.

Ad ogni modo, a detta dello scienziato, due fattori potrebbero influenzare la trasformazione della pandemia in endemia: biologico e sociale. Il primo, secondo cui la variante Omicron non sarebbe così pericolosa (per i vaccinati), anzi, l’esposizione a questa variante proteggerebbe i soggetti dal contagio di ceppi futuri. Il secondo, tramite cui l’esperienza, che ci ha formato nel 2019, quando ancora eravamo inesperti, e che ci ha guidato fino ad oggi, ci avrebbe reso più predisposti e più adattabili a tutti i rischi legati alla pandemia.

Nonostante lo tsunami di casi per la variante Omicron, considerata più contagiosa ma meno letale rispetto alla Delta, le persone, questa volta, hanno deciso di non rinunciare alla propria mondanità.

Rispetto alla variante Delta, si è registrato un atteggiamento di maggiore maturità e positività rispetto a tutti i cittadini che si stanno pian piano, mantenendo tutte le precauzioni del caso, riappropriando delle loro vite. Ora, possiamo concretamente sperare di tornare ad un tipo di normalità in cui il bisogno di attività sociali possa sovrastare la paura dei contagi.

La nuova normalità

Secondo uno studio dell’American Institute for Economich Research, i principali virus killer della storia hanno tutti subito un processo di endemizzazione: la poliomelite, la varicella, l’Hiv (endemico negli Stati Uniti), l’Ebola (endemica nella Repubblica Democratica del Congo) e la Malaria (endemica in Africa, Asia e America Latina).

Nel gennaio 2021 alcuni ricercatori dichiaravano che il Covid-19 sarebbe stato il quinto coronavirus umano a raggiungere uno stato endemico. Anche il Direttore esecutivo del Programma di emergenza sanitaria dell’Oms, Micheal Ryan aveva affermato che:

Questo virus potrebbe diventare un altro virus endemico nelle nostre comunità. E potrebbe non scomparire mai.

Il Sars-cov-2 comincia ad annaspare, è in difficoltà, cerca di essere ancora il protagonista ma sta già iniziando a perdere parte della sua forza. Quindi la pandemia finirà nel 2022? Tutti gli indizi ci portano a pensare che l’emergenza sanitaria stia per per concludere il suo percorso.

Come sostiene Guido Rasi, l’Ex direttore esecutivo dell’Ema “Non sappiamo dire quando la pandemia sarà endemizzata può succedere tra 5 mesi o 6 anni, la prospettiva non è necessariamente pessimistica ma la variante Omicron ci ricorda l’imprevedibilità della situazione”.

Il processo di normalità che inseguiamo ormai da due anni, si comincia approssimativamente a delineare. Complice la stanchezza e la diminuzione dei rischi oggettivi legati al virus, le persone stanno ridisegnando una nuova forma di normalità costituita dagli affetti, dalle attenzioni, dalla compagnia e da tutte quelle accortezze che abbiamo imparato nel corso di questi anni.

La trasformazione del concetto di normalità, stimolata anche dallo stress da covid, ha portato le persone a rimodulare le proprie vite. Al contrario di quanto accaduto nella primavera del 2020, quando abbiamo letteralmente messo in stand bye le nostre attività, oggi assistiamo ad una maggiore presa di consapevolezza dei nostri spazi e dei nostri affetti.

È pur vero che la variante africana è diversa dalle altre, ma la reazione rispetto alla fase iniziale della pandemia è stata acutizzata dal processo di rielaborazione di dati, esperienze, disposizioni e regole che ci hanno spinto a non stravolgere più le nostre vite a causa del virus.

L’evoluzione della pandemia

Gli scienziati Jennie Lavine, Rustom Antia (Dipartimento di Biologia dell’Emory University) e Ottar N. Bjornstad (Dipartimento di Biologia della Pennsylvania State University) hanno sviluppato un modello che studia il percorso che porterà il Covid-19 a diventare una malattia endemica che ne valuterà l’impatto sulla vaccinazione.

L’analisi pubblicata sulla rivista Science, ha riportato i dati immunologici ed epidemiologici di altri coronavirus emersi decenni fa e diventati oggi endemici.

Il Sars-CoV-2 è strutturalmente simile agli altri coronavirus endemici nella sua biologia di base, infatti mantiene inalterato il suo ciclo di replicazione e presenta il medesimo tropismo tissutale (infetta principalmente le cellule respiratorie).

L’evoluzione del passaggio da pandemico a endemico è associato ad uno spostamento nella distribuzione dell’età, rispetto a gruppi più giovani. Infatti l’infezione nei bambini è generalmente molto più lieve e le manifestazioni sintomatologiche sono molto simili a quelle causate dagli altri virus endemici in età pediatrica. Dagli studi effettuati, è emerso che una condizione fondamentale affinché il virus diventi endemico è che sia possibile sviluppare un’immunità nei bambini.

Gli anticorpi contro il Covid prodotti dopo una prima infezione diminuiscono velocemente, mostrando, in caso di reinfezione sintomi più leggeri dalle infezioni primarie. Inoltre, gli autori dello studio sostengono che la strategia migliore per accelerare il passaggio verso l’endemia sia la vaccinazione.

Leggi anche: Covid, stiamo davvero passando a una fase endemica e fino a quando durerà?

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