Covid-19, Italia chiusa fino a maggio: riaprono le scuole, ma i commercianti protestano

Le nuove misure del Governo: Italia chiusa fino a maggio, ma in zona rossa riaprono le scuole fino alla prima media. Proteste dei commercianti in tutta Italia.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Italia chiusa fino a maggio.

Il vertice di Draghi di venerdì scorso con i Ministri, organizzato per elaborare le linee del nuovo decreto, ha confermato la sospensione delle zone gialle fino al 30 aprile: fino a quella data l’Italia potrà tingersi solo di arancione e di rosso. La decisione è arrivata dopo il bollettino giornaliero di venerdì, ancora piuttosto severo: i casi di Covid-19 si attestavano attorno ai 24.000 e i morti erano 380.

Oggi entrano in vigore le nuove ordinanze del Ministro della Salute Roberto Speranza, che sanciscono l’ingresso in zona rossa di Calabria, Toscana e Val d’Aosta, da aggiungere alle sette Regioni già presenti in questa fascia. Domani il Lazio torna arancione.

I dati del monitoraggio dell’Iss hanno segnalato un miglioramento dell’Rt nazionale, che è passato dal valore di 1.16 a quello di 1.08, indicando una riduzione della trasmissibilità del virus, che rimane comunque in espansione poichè l’indice si mantiene sopra il valore di 1.

L’incontro di Draghi con i Ministri ha portato ad un’unica novità: quella della parziale riapertura delle scuole dopo Pasqua, un provvedimento prioritario per il Presidente del Consiglio.

Italia chiusa fino a maggio, ma 6 studenti su 10 tornano a scuola dopo Pasqua

Italia chiusa fino a maggio, ma 6 studenti su 10 tornano a scuola dopo Pasqua

L’orientamento emerso dalla cabina di regia in vista del Nuovo decreto Covid è quello di una conferma dello schema mantenuto fino ad oggi: niente zone gialle fino al 30 aprile.

Si conferma perciò la linea dura fino a maggio. È ribadito il blocco degli spostamenti tra Regioni, restano chiusi bar e ristoranti, a cui non è stata concessa l’apertura fino alle 18 (prevista in zona gialla), ma solo asporto e consegna a domicilio. Non riprendono la loro attività neanche cinema, teatri e palestre. La scadenza del decreto è stata fissata al 30 aprile, data in cui scade pure lo stato di emergenza.

L’unico allentamento concesso riguarderà le scuole che, attualmente chiuse nelle Regioni con maggiori restrizioni, dal 7 aprile potranno riaprire in zona rossa fino alla prima media. La riapertura riguarderà quindi le scuole dell’infanzia fino a quelle della prima classe di scuola secondaria di primo grado: tale manovra, secondo i calcoli di Orizzontescuola.it, riporterà in classe 6 studenti su 10, ovvero 5.3 milioni di ragazzi. In zona arancione, invece, è permessa la presenza fino alle scuole medie. Tuttavia in molti casi si andrà in ordine sparso: alcune Regioni rosse, come Val d’Aosta e Trentino, hanno anticipato le aperture, mentre altre in zona arancione hanno confermato la chiusura delle scuole.

I licei e gli istituti professionali adottano forme flessibili, in modo che almeno il 50% e al massimo il 75% degli studenti possa tornare alla didattica in presenza. Gli altri restano in Dad.

Leggi anche: Coronavirus, lunedì cambiano i colori delle Regioni: ecco chi passa in zona rossa, chi in arancione

Italia chiusa fino a maggio, le proteste dei negozianti: “Anche le imprese muoiono”

Italia chiusa fino a maggio, le proteste dei negozianti: "Anche le imprese muoiono"

Se il bollettino dei morti da Covid-19 è allarmante, lo è altrettanto quello delle attività che hanno abbassato definitivamente le saracinesche a causa delle chiusure. Solo nel Lazio, riporta il Messaggero, sono falliti 100 negozi al giorno nelle ultime due settimane. Si va verso una riapertura, ma molti commercianti non la potranno neanche vedere.

In tutta Italia sono partite aspre proteste nei confronti del nuovo prolungamento delle misure restrittive volute dal Governo Draghi.

La Campania, stando alle nuove ordinanze, è finita ancora in zona rossa e oggi a Napoli si sfidano i divieti tenendo le serrande alzate. Confcommercio annuncia ufficialmente la manifestazione di protesta contro i provvedimenti di Draghi, a cui aderiranno i negozianti dell’area vesuviana, stabiese e della penisola sorrentina. Sulle serrande degli esercizi commerciali del capoluogo campano e provincia è apparsa da ieri una locandina con scirtto:

Il futuro non si chiude. È passato un anno, non possiamo più aspettare.

Anche le imprese muoiono.

E Carla della Corte, presidente di Confcommercio Napoli, tuona:

Il Decreto Sostegni è stato insufficiente. La maggior parte delle aziende non è riuscita ad accedere ai ristori e chi l’ha fatto ha ottenuto cifre ridicole rispetto alle perdite di fatturato.

Inoltre, c’è la prospettiva di rimanere chiusi fino a maggio, che metterebbe a rischio fallimento la stragrande maggioranza delle attività commerciali.

La situazione non migliora in Puglia, che, secondo le nuove disposizioni, si trova in zona rossa rafforzata. Si sono fatti sentire i commercianti di Andria e Trani, che hanno affisso sulle vetrine un cartello di condanna allo Stato che riporta:

Abbandonati e uccisi dallo Stato.

E sotto questa frase, si leggono anche i mandanti dell’accusa: ristoratori, lavoratori dello spettacolo, della cultura, dello sport, del turismo, negozianti di calzature e abbigliamento. Gli esercenti si aspettavano un cambio di passo col nuovo governo, ma non è mai arrivato.

Proteste anche a Trento, zona rossa conclamata da due settimane, confermata anche dalle nuove ordinanze in vigore da oggi. Di fronte al prolungarsi della zona rossa, cinquanta negozianti del centro storico hanno deciso di scendere in strada e protestare. Il rimporvero va soprattutto alle modalità scelte per la chiusura, che hanno colpito negozi ritenuti non necessari e ne hanno lasciati aperti altri. Dice una negoziante:

L’anno scorso abbiamo chiuso tre mesi, ma erano chiusi tutti. Era l’inizio della pandemia e bisognava reagire.

Quest’anno è tutto diverso e sembra davvero che vengano premiati i furbi.

Per questo negozio ho fatto tanti sacrifici e adesso rischio il fallimento, non perchè abbia sbagliato qualcosa, ma perchè ci viene imposto. Non vogliamo la carità ma solo poter lavorare.

Proteste di questo tipo avvengono ovunque in Italia, tra rabbia e disperazione.

Italia chiusa fino a maggio, Salvini attacca Draghi: “Si riaprano le attività dal 7 aprile”

La decisione di sospendere le zone gialle fino al 30 aprile, con conseguente chiusura della maggior parte degli esercizi commerciali, non è piaciuta al leader della Lega Matteo Salvini che, pur facendo parte della maggioranza di Governo, ha scritto su Facebook:

È impensabile tenere chiusa l’Italia per tutto il mese di aprile.

Nel nome del buonsenso che lo contraddistingue, e soprattutto dei dati medici e scientifici, chiediamo al Presidente Draghi che dal 7 aprile, almeno nelle Regioni e nelle città con situazione sanitaria sotto controllo, si riaprano (ovviamente in sicurezza) le attività chiuse, a partire da ristoranti, teatri, palestre, cinema, bar, oratori, negozi.

E la risposta del Presidente del Consiglio Mario Draghi non si è fatta attendere ed è arrivata in conferenza stampa:

Le chiusure sono pensabili o impensabili solo in base ai dati che vediamo sui contagi.

Le misure hanno dimostrato nel corso di un anno e mezzo di non essere campate per aria. È desiderabile riaprire, la decisione se farlo o meno dipende dai dati.

Riprendendo le parole di Draghi, riaprire è sicuramente desiderabile, se non estremamente necessario per i nostri negozianti. Ma non per questo bisogna dimenticarsi dei morti di Covid-19, delle terapie intensive sature e dei rischi legati ad un’apertura prematura. La campagna vaccinale accelererà il processo, o almeno questo è l’intento.

Si richiede un ennesimo ultimo sforzo. La speranza è che, nel frattempo, gli italiani non abbiano esaurito tutte le loro risorse, umane e, soprattutto, economiche.

Leggi anche: Decreto Sostegni, perché imprese e partite Iva protestano contro Draghi

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